Musica in ripresa grazie al digitale, altro che pirateria

Il rapporto annuale dell'IFPI svela che l'industria musicale è in lenta ripresa grazie al digitale, in crescita in 17 Paesi fra cui l'Italia. Secondo IFPI e case discografiche è merito della lotta alla pirateria e al P2P, e se venissero approvate in tutti gli Stati leggi come la SOPA la situazione sarebbe ancora migliore.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Frena il calo dell'industria musicale grazie ai formati digitali, in crescita del 19% rispetto allo scorso anno. Stando ai dati diffusi dall'IFPI (Federazione Internazionale dell'Industria Fonografica), sia i brani singoli sia gli album scaricabili da Internet (legalmente) hanno creato nell'ultimo anno un giro d'affari globale di 5,23 miliardi di dollari, con una crescita pari all'8% rispetto ai 4,84 miliardi di dollari del 2010. 

Il digitale rappresenta il 31% delle entrate globali del settore della musica, rispetto al 29% del 2010. Di pari passo crescono anche i ricavi, che sono saliti del 4,9% a livello globale, a 905 milioni di dollari - rispetto agli 862 milioni di dollari del 2010. 

Il digitale sta tenendo a galla l'industria musicale

Lo studio dell'IFPI conferma altresì che le vendite della musica in formato fisico sono crollate dell'8,7% a livello globale, passando da un valore commerciale di 11,1 miliardi di dollari nel 2010 a 10,2 miliardi di dollari nel 2011. Nel complesso quindi le entrate commerciali generate dall'industria mondiale registrate nel 2011 sono scese solo del 3% - a 16,6 miliardi - il risultato meno negativo dal 2004 ad oggi.

Gli Stati Uniti sono saldamente al primo posto con 4,37 miliardi di dollari, seguiti dal Giappone e dalla Germania. L'Italia arriva in coda a Paesi come Francia, Canada, Brasile e Paesi Bassi, con un fatturato di 240 milioni di euro. Nel complesso i Paesi in cui si è registrato un incremento nelle vendite di musica digitale sono stati 17, grazie a partner come iTunes, Phapsody e altri.

Il rapporto include anche dati interessanti relativi alla lotta contro la pirateria. Secondo l'IFPI, infatti, i buoni risultati nella vendita dei contenuti digitali sono anche frutto della "tempestiva prevenzione contro la violazione del copyright e dell'efficacia della normativa contro la pirateria".

In particolare l'IFPI loda il successo della legge Hadopi in Francia, grazie alla quale i livelli di pirateria sono diminuiti del 26%, con circa 2 milioni di utenti P2P che hanno interrotto l'uso dei servizi senza licenza. La diretta conseguenza sembra essere un aumento medio del 22,5 percento delle vendite di singoli da iTunes e di oltre il 25% per quelle degli album digitali completi. Allo stesso modo l'IFPI loda il blocco di The Pirate Bay in Belgio, Italia, Danimarca, Austria e Finlandia, che "ha avuto un profondo effetto sulle vendite di musica nei rispettivi mercati".

Secondo le fonti ufficiali è tutto merito della lotta alla pirateria

Secondo i dati di comScore in Belgio il download di contenuti illegali da The Pirate Bay è diminuito dell'84% tra agosto e novembre 2011, mentre in Italia, dov'è stato bloccato anche l'accesso di BTjunkie, si è registrato un calo del 74%. Moore ha anche commentato la polemica SOPA/PIPA negli Stati Uniti: "quello che è chiaro è che gli Stati Uniti mantengono il loro impegno alla lotta contro la pirateria. Quando si assumono questo tipo di iniziative [si] ha sempre resistenza, ma se vi guardate intorno nelle nazioni in cui ci sono iniziative simili (vedi Corea del Sud) si vede il mercato migliorare".

Moore è infine tornato alla carica contro l'operato dei motori di ricerca come Google, che "dovrebbero fare di più nella lotta contro la pirateria", favorendo i siti legali di musica nei risultati delle ricerche. Insomma, se si censurassero i link non graditi alle major e gli stati approvassero normative restrittive come la SOPA il mondo sarebbe migliore. Ma per chi?

Intanto in Italia la situazione è sempre movimentata dopo l'audizione di Corrado Calabrò al Senato, che ha rimandato al Governo le decisioni sul documento anti-pirateria. Qualche giorno fa l'ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) aveva definito "farsesco" il comportamento del Garante delle Comunicazioni, perché "la pirateria potrà così continuare indisturbata a distruggere l'industria cinematografica, come ha già fatto con l'industria musicale indipendente". 

Agorà Digitale fa notare in un comunicato che i dati IFPI contraddicono questa tesi, per questo augura ad ANICA che “la pirateria riesca a distruggere l'industria cinematografica proprio come ha fatto con l'industria musicale”.