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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Mentre Microsoft, Universal Music e altri colossi dell'industria stretti intorno al Content Reference Forum (CRF) spingono per l'avvento di una piattaforma universale per la condivisione e la distribuzione dei contenuti digitali, Philips sta lavorando dietro alle quinte su di una tecnologia di digital rights management (DRM) che, per molti versi, sembra puntare allo stesso scopo.

Il colosso europeo dell'elettronica intende sfruttare la tecnologia di DRM sviluppata da Intertrust, una società di cui condivide la proprietà con Sony, per dar vita ad un sistema aperto per la protezione di video e musica che rimpiazzi l'attuale babele di "lucchetti" digitali proprietari.

I numerosi negozi di musica on-line nati su Internet nell'ultimo anno utilizzano, nella maggior parte dei casi, tecnologie anti-copia differenti: questo limita la possibilità degli utenti di riprodurre i brani acquistati attraverso un qualsiasi dispositivo o di condividerli, in modo legittimo, con altri utenti.

A tale problema il CRF ha risposto proponendo un'infrastruttura standard che si preoccupa di far interoperare, senza sostituirli, i vari formati multimediali e le varie tecnologie di DRM oggi esistenti: una sorta di traduttore universale capace di far dialogare fra loro utenti, servizi e reti P2P che parlano lingue diverse.

La soluzione di Philips non ha un respiro altrettanto ampio, e si limita a definire uno standard per le tecnologie di DRM. L'azienda definisce la propria piattaforma "aperta e interoperabile", tuttavia non è ancora chiaro se essa si porrà come un ponte fra i vari sistemi proprietari o, piuttosto, come un loro sostituto. Quel che è certo che le aziende che vorranno adottare questa tecnologia dovranno acquistare una licenza d'uso i cui termini sono stati definiti da Philips "ragionevoli".

Philips, che prevede di ultimare la propria soluzione di DRM fra circa sei mesi, sostiene di aver già ottenuto l'appoggio di un "ampio numero" di produttori e distributori.