Plastica negli oceani: un ragazzo trova la soluzione

Uno studente 19enne trova una soluzione semplice ma efficace per raccogliere la plastica dagli oceani e limitare l'inquinamento. Adesso sta raccogliendo i fondi per metterlo in pratica.

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a cura di Elena Re Garbagnati

La plastica abbonda negli oceani, causando gravi danni all'ambiente e alla fauna marina. La possibile soluzione l'ha trovata Boyan Slat, un ragazzo olandese di 19 anni, che ha presentato una relazione di 528 pagine avallata da un centinaio di esperti, e ha avviato una campagna di crowdfunding per trovare i soldi per avviare il progetto. Gli servono 2 milioni di dollari e dal 3 giugno, quando è iniziata la raccolta fondi, ha già racimolato circa 740 mila dollari, a 82 giorni dal termine.

Boyan è uno studente d'ingegneria aeronautica che all'età di 16 anni ha iniziato a fare immersioni e ha visto "più sacchetti di plastica che pesci nell'Oceano", e si è chiesto perché non ci fosse una soluzione per fare pulizia. In effetti qualche abbozzo di soluzione c'era, ma decisamente poco efficace: navi che avvistano gli oggetti inquinanti e li raccolgono.

Raccolta di plastica

Boyan si è chiesto "perché muoversi per gli oceani, se gli oceani già si muovono?". Ecco quindi l'idea: invece di sprecare tempo e denaro per andare a cercare la plastica, si può semplicemente aspettare che la plastica venga da noi. Ha quindi progettato una serie di barriere galleggianti a una profondità non superiore ai tre metri, capaci di intrappolare la plastica trasportata dalle correnti, e che successivamente può essere raccolta da apposite piattaforme galleggianti.

Boyan Slat

Sarebbe più economico, più efficace e poco invasivo, dato che le correnti oceaniche e la fauna potrebbero continuare a muoversi sotto alle barriere: un particolare importante, perché la plastica galleggia e usare delle reti ancorate al fondo sarebbe inutile e soprattutto deleterio per gli animali, che rischierebbero di rimanervi intrappolati. Per questo si parla di installazioni simili a quelle che si usano per circoscrivere il petrolio quando si verificano incidenti in mare.

L'idea è risultata talmente interessante che nel documento pubblicato c'è un vero e proprio studio di fattibilità (PDF) in cui sono descritti tutti i dettagli comprese le implicazioni legali, i costi, l'impatto ambientale e le potenziali insidie. Secondo le stime degli esperti il tasso di raccolta di plastica con questa tecnica ammonterebbe a 65 metri cubi al giorno, e la raccolta potrebbe essere effettuata ogni 45 giorni tramite navi attrezzate. Le spese navali sarebbero poi ammortizzate riciclando la plastica a terra.

L'unico inconveniente è che non verrebbero catturate le piccole parti in plastica ma solo quelle grandi: considerato che al momento "navigano" in mare milioni di tonnellate di rifiuti plastici, potremmo porci il problema quando il grosso sarà stato raccolto.