Protesi robotizzate a controllo mentale, nasce il cyborg

I recenti progressi nel campo delle protesi sono incredibili, e includono braccia robotiche ad altissima precisione che il paziente può controllare con il solo pensiero.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Negli ultimi due giorni siamo stati testimoni degli incredibili progressi che hanno fatto le protesi a controllo mentale, nello specifico braccia robotiche a sostituzione di arti amputati, che il paziente può controllare con il solo pensiero. Un controllo talmente valido da giocare a sasso, carta e forbice.

All'Università John Hopkins stanno lavorando insieme alla DARPA, e recentemente hanno "fatto la Storia", per dirla con i termini del comunicato ufficiale, dando a un paziente non una ma ben due braccia artificiali. Il paziente, senza braccia da 40 anni, ha potuto controllare entrambi gli arti con il pensiero dopo un breve addestramento.

Protesi robotizzate a controllo mentale

Prima ci è voluta un'operazione chirurgica per "riassegnare i nervi che una volta controllavano il braccio e la mano", spiega il chirurgo traumatologo Albert Chi. Sostanzialmente i nervi vengono collegati all'interfaccia della macchina. La coppia di braccia artificiali si "aggancia" al corpo tramite un corpetto rigido su misura, che serve appunto per sostenere il peso degli arti robotici e a garantire la connessone neurale. 

Dopodiché il paziente deve solo abituarsi al nuovo arto artificiale, allenandosi anche durante il recupero post operatorio, grazie un sistema di realtà virtuale (VIE, Virtual Integration Enviroment) che permette di fare esperimenti a basso costo.

Les Baugh, il paziente con due braccia amputate, si è visto proiettato "in un nuovo mondo" nel quale poteva prendere oggetti, manipolarli. Una sensazione inebriante che possiamo solo immaginare, e la stessa che deve aver provato un'altra paziente, la 55enne Jan Scheuermann.

Les Baugh protesi robotizzate a controllo mentale

A differenza di Baugh, il problema di Scheuermann non è di origine traumatica. La donna è infatti affetta da una malattia neurodegenerativa che l'ha resa tetraplegica. È entrata in un programma sperimentale nel 2012, e nei giorni scorsi ha avuto modo di testare un nuovo sistema prostetico a controllo mentale.

Nel caso di Jan Scheuermann abbiamo dei piccoli elettrodi impiantati in un punto nella corteccia motoria sinistra, che controlla i movimenti della mano e del braccio destro. Gli elettrodi sono collegati a un computer, che a sua volta controlla un braccio meccanico. Ebbene, Jan è riuscita a controllarlo alla perfezione, riuscendo persino a usarlo per mangiare, muovere le dita in modo indipendente, pizzicare, manipolare oggetti anche piuttosto piccoli.

Questi progetti sono nati in seno alla DARPA, in origine pensando a soldati che hanno subito amputazioni, ma oggi ci dicono che per chi ha sofferto problemi come Les Baugh o Jan Scheuermann presto sarà possibile un futuro diverso. Per queste persone potrebbe esserci una vita più ordinaria, con meno ostacoli da superare ogni giorno.

Queste protesi ad altissima tecnologia oggi sono molto costose, ma se c'è una costante nell'evoluzione tecnologica è la linea esponenziale con cui le novità diventano via via meno costose e più alla portata di tutti. Già oggi c'è chi lavora a protesi stampate in 3D a basso costo, e fra una ventina d'anni – forse meno - protesi come quelle viste oggi potrebbero essere all'ordine del giorno.

Ci sono ovviamente alcuni rischi da prendere in considerazione, e sembra proprio che abbia ragione Miguel Nicolelis, quando afferma che non dobbiamo preoccuparci per l'intelligenza artificiale, perché alla lunga diventeremo tutti Borg. I rischi andranno affrontati, certo, ma non possiamo lasciarci sfuggire un'occasione come questa.