I grandi provider non saranno mai poliziotti

Un piccolo provider Internet del Nord Italia comunica ai clienti che annullerà i contratti se non saranno interrotte le attività pirata online. Dietro a questa mossa, la pressione delle Major di Hollywood.

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a cura di Dario D'Elia

In una conversazione con un consulente legale che collabora con grandi provider nazionali abbiamo avuto conferma dell'anomalia di questa procedura. Normalmente vengono accolte solo comunicazioni ufficiali via PEC o raccomandata dove si possa identificare con sicurezza l'autorevolezza del mittente. In secondo luogo i riferimenti normativi sono il vecchio Decreto Urbani e il nuovo regolamento Antipirateria dell'AGCOM.

consulente legale

Il Decreto permette ai detentori di copyright di segnalare irregolarità ai provider, ma questi ultimi non hanno nessun obbligo d'azione. Di solito si cautelano informando a loro volta l'autorità giudiziaria e l'AGCOM, lasciando a loro l'iniziativa.

Il Garante delle Comunicazioni ha una sua procedura che prevede l'apertura di un'istruttoria per le verifiche del caso, ma normalmente ha a che fare con l'attività pirata di siti o piattaforme Web, non singoli utenti. I provider quindi agiscono su indicazioni del Garante o per ordine dei giudici, che possono emettere provvedimenti di oscuramento di specifici domini.

Il consulente legale ci ha assicurato che in base alla sua esperienza sul campo i provider nazionali non hanno mai agito da poliziotti e mai lo faranno, a meno che non intervenga una modifica della legge in materia. Probabilmente i piccoli provider sono più vulnerabili alle presunte minacce degli intermediari che curano gli interessi dei detentori di copyright. È pur vero che mai nessuno è stato coinvolto in cause legali di pirateria per connivenza con l'attività dei propri clienti, ma il timore rimane.

provider

Per quanto riguarda l'attività di "spionaggio" svolta da alcune società specializzate nello scovare i pirati è probabile che le maglie legislative del mondo anglosassone siano più larghe. E spesso gli specialisti hanno sede proprio in queste realtà, che consentono una maggiore libertà d'azione in campo di investigazione digitale privata. In Italia questo non sarebbe possibile.

L'ultimo dettaglio riguarda i contratti dei provider. È possibile che una piccola società possa inserire qualche voce riguardante attività online non tollerate, come appunto il traffico pirata, e che quindi l'annullamento del contratto diventi plausibile. Ma sembra davvero un'eccezione alle pratiche più diffuse. Ad ogni modo non risolve il nodo della violazione della privacy attuata nei confronti del cliente da terzi.