Quant'è probabile che ci cada un satellite in testa?

L'Agenzia spaziale tedesca sta conducendo dei test nella galleria del vento per capire cosa succede esattamente quando un satellite in disuso rientra in atmosfera.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Cosa succede esattamente quando un satellite in disuso rientra in atmosfera? Lo sta studiando nei minimi dettagli Sebastian Willems dell'agenzia spaziale tedesca (DLR) usando la galleria del vento presente nella sede di Colonia. "Non è roba da matti" assicura, e l'esperimento non è nemmeno così pazzo perché "ci sono un sacco di satelliti in orbita e che prima o poi verranno giù. Probabilmente andranno in pezzi, la questione per noi è: qual è la probabilità di un impatto?"

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Credito: Getty Images

Ecco perché, oltre a cercare di limitare la quantità di spazzatura spaziale, è meglio vederci chiaro su tutto quello che potrebbe succedere quando i satelliti rientreranno nell'atmosfera terrestre. In altre parole, sezioni di satelliti morti potrebbero sopravvivere al rientro e colpire qualcosa o, peggio, qualcuno?

La galleria del vento a disposizione di Willems assomiglia a un gigantesco aspirapolvere, è in grado di produrre correnti d'aria fino a 11 volte la velocità del suono, e in genere viene usata per testare l'aerodinamica degli aeromobili supersonici e ipersonici in fase di progettazione.

Invece Willem sta "buttando" oggetti nel flusso d'aria - a circa 3000 chilometri all'ora, più di due volte la velocità del suono - per simulare il rientro atmosferico. "Vogliamo vedere come cadono in volo libero attraverso il flusso d'aria" spiega. La prova dura 0,2 secondi, durante i quali si collezionano foto e misurazioni. I dati degli esperimenti saranno poi dati in pasto a modelli informatici che li useranno per migliorare le previsioni di caduta dei satelliti sulla Terra.

I circa 500.000 detriti spaziali in orbita attorno al nostro Pianeta vanno da minuscoli frammenti di metallo a interi satelliti delle dimensioni di un autobus. Poiché la quantità di detriti in orbita cresce, le probabilità che un pezzo di spazzatura spaziale colpisca altri satelliti o un equipaggio di veicoli spaziali aumenta. "Abbiamo visto rientrare nell'atmosfera oggetti spediti in orbita fin dall'inizio dell'era spaziale. In genere un oggetto di grandi dimensioni rientra nell'atmosfera terrestre ogni tre-quattro giorni, quindi sta diventando un problema persistente da gestire."

Quello che viene da chiedersi è come mai non accada spesso che oggetti più o meno grandi cadano nei nostri giardini o sui tetti delle nostre case. Nella maggior parte dei casi la risposta è che i responsabili delle missioni pianificano il rientro dei propri satelliti in disuso, utilizzando il carburante rimanente per spingerli su traiettorie controllate che li facciano cadere su aree remote del mare.

La preoccupazione quindi riguarda i rientri non pianificati, come quello della navicella cargo russa Progress M-27M partita il 28 aprile dal cosmodromo di Baikonur e quasi da subito fuori controllo.

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Tenuto conto che il 70% della Terra è coperto dagli oceani e che ci sono grandi aree ancora scarsamente popolate, le probabilità di essere colpiti da un detrito spaziale sono molto piccole, ma è comunque un dato importante con cui bisogna iniziare a fare i conti. Anche perché con l'aumento esponenziale dei lanci di satelliti, nei prossimi decenni arriverà in orbita un numero sempre crescente di veicoli spaziali. E come dicono gli esperti, tutto quello che mandiamo su prima o poi torna giù. Il risultato è che resterà improbabile essere colpiti da un veicolo spaziale, ma il numero di oggetti che cadrà dal cielo aumenterà.

Ecco il perché degli esperimenti della DLR, i cui dati verranno usati per stimare meglio i rischi ed effettuare un monitoraggio più preciso.