Rai in chiaro su Sky per un anno? Comunque vada noi abbiamo già pagato

Proposta Rai per tentare di risolvere la lunga vertenza con la piattaforma satellitare: per un anno tutta la programmazione gratis e in chiaro su Sky e poi canone da stabilire. Tutto a causa del clamoroso autogol del servizio pubblico nel 2009.

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a cura di Pino Bruno

Sky versus Rai. Ricordate la vicenda dei soldi (tanti soldi!) respinti al mittente dalla Rai? C'è un nuovo capitolo di questa assurda vicenda. Ne parla oggi La Repubblica in edicola. Il servizio pubblico ha finalmente chinato la testa e proposto una tregua a Sky, per evitare il prosieguo di una causa civile da più di 100 milioni di euro di risarcimento. Tutta la programmazione Rai in chiaro per un anno su Sky a titolo gratuito, comprese le partite della nazionale. Negli anni successivi la piattaforma satellitare dovrà invece pagare un canone per continuare a trasmettere il bouquet Rai. Il servizio pubblico ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma è stato obbligato dall'AGCOM a fare una proposta. Sky accetterà, oppure andrà dritta per la strada giudiziaria intrapresa, sicura di vincere senza sborsare nulla?

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Cosa è successo e perché

Era il 2009 quando la Rai governata da Mauro Masi rifiutò 350 milioni di euro (in sette anni) offerti da Sky per trasmettere i programmi della tv pubblica sulla piattaforma satellitare. Sado-Masi, così il direttore generale Rai fu per questo ribattezzato da Dagospia. Erano gli anni in cui Berlusconi guerreggiava con Murdoch e con una Sky in rapida ascesa, tanto da creare la piattaforma satellitare TivuSat che coinvolgeva Rai, Mediaset, La7 e altre emittenti minori. Da allora è stato un susseguirsi di atti giudiziari fino al 2013, quando il Consiglio di Stato ha sancito l'autogol della Rai.

La contestata cessione gratuita dei programmi agli utenti da parte della concessionaria del servizio pubblico, lungi dal realizzare un ingiustificato vantaggio competitivo in favore di SKY Italia srl, in realtà costituisce un semplice e sicuro strumento per garantire l’effettiva universalità del servizio pubblico radiotelevisivo agli stessi utenti RAI, in regola con il pagamento del canone, anche quando si avvalgono di altre piattaforme distributive (Consiglio di Stato, N. 04336/2013).  

Fin qui il Consiglio di Stato, poi c'è stata la delibera AGCOM dell'11 marzo scorso, quindi il tentativo della Rai di chiudere con un accordo per evitare la causa civile di risarcimento. In attesa della contromossa di Sky resta l'amarezza per la discutibile gestione del denaro pubblico da parte del direttore generale e del consiglio di amministrazione in carica nel 2009.

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Ok, è giusto, ma perché a Viale Mazzini nessuno paga mai per gli errori commessi?

Ove mai Sky andasse in giudizio civile e vincesse, perché mai dovremmo pagare noi cittadini per quella scelta grossolana? In tal caso la Corte dei Conti interverrà per chiederne conto ai responsabili?