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Smartphone a scuola, sì per gli studenti no per i docenti?

Smartphone in classe. Giusto? Sbagliato? Noi restiamo perplessi ma, comunque la si pensi, il ministero dovrebbe essere coerente: cambiare il regolamento della Carta del docente. Oggi il bonus non permette ai prof di acquistare gli smartphone.

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Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

Pubblicato il 13/09/2017 alle 11:55 - Aggiornato il 14/09/2017 alle 14:59

Gentile ministra Valeria Fedeli, ieri lei ha dichiarato, in un'intervista a La Repubblica, di essere favorevole all'utilizzo degli smartphone in classe da parte degli studenti: "È uno strumento - ha detto - che facilita l'apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata". E ha aggiunto: "se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico". Ebbene, la sua dichiarazione sembra per molti versi contraddittoria.

Nel suo saggio "Fondamenti di didattica" (Roma, Carocci, 2007), Giovanni Bonaiuti scrive che "il termine didattica affonda le sue origini nel greco didàskein, che sta ad indicare l'acquisizione della pratica dell'insegnamento e del mostrare". Si evince che lo strumento didattico debba servire al docente per comunicare "da uno a molti", insegnare e "mostrare". L'uso dello smartphone, per le peculiarità tecniche proprie del dispositivo in rete, presupporrebbe una comunicazione reticolare, da molti a molti.

Per farla breve, il docente dovrebbe essere in grado di "giocare ad armi pari", essere cioè dotato di smartphone (o tablet, etc.) di generazione tecnica compatibile con quella dei suoi allievi. Lei mi risponderà che oggi tutti hanno uno smartphone in tasca, figuriamoci i prof, e dunque qual è il problema?

Si tratta di coerenza. Il docente deve essere in grado di aggiornarsi, di avere a disposizione "strumenti didattici" sempre freschi, moderni, adeguati. È per questo che il Ministero per l'Istruzione ha introdotto la Carta del docente e il bonus annuale di 500 euro. Così i prof hanno un contributo per acquistare libri, partecipare a corsi di formazione, acquistare un tablet, eccetera.

E lo smartphone? Il ministero non lo considera uno "strumento didattico". Lo scrive proprio lei - gentile ministra - sul sito ufficiale del MIUR:

La Carta del Docente permette "di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali" (art. 1, comma 121, legge 107/2015). Di conseguenza, personal computer, computer portatili o notebook, computer palmari, e-book reader, tablet rientrano nella categoria degli strumenti informatici che sostengono la formazione continua dei docenti. Altri dispositivi elettronici che hanno come principale finalità le comunicazioni elettroniche, come ad esempio gli smartphone, non sono da considerarsi prevalentemente funzionali ai fini promossi dalla Carta del Docente, come non vi rientrano le componenti parziali dei dispositivi elettronici, come toner cartucce, stampanti, pennette USB, videocamere, fotocamere e videoproiettori.

Le nostre perplessità sono condivise dall'associazione professionale degli insegnanti Gilda:

Forse sarebbe opportuno che viale Trastevere facesse chiarezza su questo punto, visto che secondo la ministra il tema è insegnare ai ragazzi come si sta sul digitale con la gestione e responsabilità dei docenti e che, dunque, lo smartphone diventerebbe uno strumento didattico a pieno titolo.

Insomma, gentile ministra Fedele, se gli smartphone devono entrare a far parte del bagaglio didattico degli studenti, faccia in modo che gli insegnanti non sfigurino con vecchi catorci. Aggiorni il regolamento della Carta del docente, ormai anacronistico dopo la sua intervista, e permetta ai prof di usare il bonus anche per questi dispositivi. Grazie per l'attenzione, saluti cordiali.  

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