Smartphone in classe, svolta nella scuola italiana

La Ministra Fedeli annuncia che, a breve, sarà consentito l'utilizzo degli smartphone a scuola. Una svolta storica per l'istruzione italiana, che però non può non essere accompagnata da un'attenta analisi legata ai rischi di questi dispositivi.

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a cura di Saverio Alloggio

Gli smartphone potranno presto essere usati nelle aule delle scuole italiane. Ad annunciarlo è la Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli, all'interno di un'intervista riportata nel numero odierno de La Repubblica. Si tratta di un provvedimento di portata storica, destinato a mutare profondamente il rapporto tra gli studenti e la didattica. Un cambiamento che merita un'attenta riflessione, inevitabilmente connessa ai rischi che questo dispositivi trascinano con sé.

"Da venerdì prossimo una commissione ministeriale s'insedierà per costruire le linee guida dell'utilizzo dello smartphone in aula. Entro breve tempo avrò le risposte e le passerò con una circolare agli istituti. Non si può continuare a separare il mondo degli studenti, quello fuori, dal mondo della scuola", questo quanto dichiarato dalla Ministra Fedeli.

Smartphone in classe
La Ministra Valeria Fedeli

Sarà dunque una commissione ministeriale a dover trovare la chiave di volta per integrare l'utilizzo dello smartphone nelle scuole. Un compito non semplice, tanto più che la linea tra un uso a scopo didattico da parte degli studenti e uno improprio legato ai soliti social network o alle app di messaggistica istantanea, sarà inevitabilmente molto sottile.

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"Lo smartphone è uno strumento che facilita l'apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s'imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico" ha precisato la Ministra Fedeli.

smartphone in classe

Per poter valutare quella che sarà l'implementazione degli smartphone nelle scuole italiane, occorrerà dunque attendere la circolare che deriverà dal lavoro della commissione ministeriale. Questo però non impedisce di poter operare un'analisi preventiva, basata su alcuni studi rilevanti e sull'esperienza dei Paesi esteri.

In tal senso, impossibile non citare una ricerca effettuata da Louis-Philippe Beland e Richard Murphy, in un lavoro pubblicato dal centro per le performance economiche della London School of Economics, di cui ha parlato anche una testata come il Guardian. Lo studio afferma che "nelle scuole in cui il telefonino è bandito, i voti sono più alti". Un fenomeno che sarebbe ancora più marcato per gli studenti con reddito o con voti più bassi.

Smartphone in classe

I ricercatori hanno esaminato le performance di 91 scuole superiori di quattro città inglesi, confrontando i registri degli esami e le politiche sui cellulari tra il 2001 e il 2013. In generale, i voti nelle classi in cui smartphone e gadget digitali erano banditi, miglioravano del 6,41% in media. Risultati paragonabili a una settimana in più di scuola.

Tecnologie in grado di compiere tante operazioni differenti hanno un effetto negativo sulla produttività degli studenti, sostengono i ricercatori. Non avere lo schermo costantemente sotto controllo, eliminare la possibilità di giocherellare sotto il banco, o anche solo la vibrazione del messaggio in arrivo, tutte privazioni che consentono di concentrarsi di più, con inevitabili benefici sui risultati scolastici.

Smartphone in classe

È bene comunque sottolineare come la ricerca non arrivi a sostenere che gli smartphone siano dannosi. Beland e Murphy sono convinti che possano essere un efficace aiuto allo studio, se regolamentati adeguatamente. Ciò non toglie però che in Paesi come la Gran Bretagna, dove oltre il 90% degli adolescenti possiede uno smartphone, il dibattito sulla questione sia estremamente acceso.

Una situazione praticamente opposta negli Stati Uniti, dove sta letteralmente spopolando Remind, un'app per smartphone Android e iOS che consente agli insegnanti di gestire il rapporto tra gli studenti e i genitori. È stata inventata dal 27enne Brett Kopf che, nel 2009, insieme a suo fratello maggiore, ha fondato una startup omonima nella città di San Francisco. 

smartphone in classe

1 milione di insegnanti e 17 milioni di genitori e studenti hanno già scaricato l'applicazione, disponibile gratuitamente. In Stati come il Texas, l'Alabama e la Georgia, tra il 40 e il 50% dei docenti utilizza Remind che, di recente, si è arricchita di nuove funzionalità. 

Inizialmente il software è stato concepito a sostegno dei disturbi dell'apprendimento scolastico come la dislessia. Oggi gli insegnanti, attraverso Remind, possono mantenere una comunicazione in tempo reale con genitori e alunni, informando e aggiornando sui compiti da svolgere a casa e sulle scadenze di interrogazioni e orari di ricevimento.

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Di contro, i genitori possono controllare se propri figli sono stati diligenti in classe ed, eventualmente, la loro assenza ingiustificata. Attraverso Remind è inoltre possibile inviare, anche programmandoli, documenti, foto e messaggi di testo. Senza dimenticare ovviamente la funzionalità di avviso legata alle cattive condizioni del tempo.

Nell'ultima versione è stata introdotta la funzione di messaggistica vocale e alcune opzioni di risposta a icone (stella, punto interrogativo ecc.) per il ricevente, in modo da avere un feedback immediato e aumentare il coinvolgimento della classe. 

smartphone in classe
smartphone in classe

L'obiettivo degli sviluppatori di Remind è estremamente ambizioso. I Kopf mirano a connettere ogni studente, insegnante e genitore su scala globale, al fine di migliorare l'attività didattica. Non a caso, nei prossimi mesi, è prevista l'introduzione nell'app di nuove funzionalità pensate appositamente per lo studio.

Del resto, negli Stati Uniti l'uso della tecnologia come ausilio all'attività didattica è pratica diffusa ormai da anni. In alcuni Stati, ad esempio, grazie a una partnership con Microsoft, le scuole sono state equipaggiate con il visore HoloLens, per il quale esistono degli applicativi in grado di aiutare studenti autistici e con particolari problemi di apprendimento.

smartphone in classe

Senza dimenticare l'ampia disponibilità di app di natura didattica su Play Store e App Store. Tra le tante si possono menzionare Edmodo, che integra funzionalità di gestione della didattica tipici dei Learning Management System (LMS), o Schoology, chiamato il Facebook degli insegnanti, e Google Apps for education, che include la piattaforma Google Classroom.  Solo per citare alcuni esempi.

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In Italia la rivoluzione informatica dell'istruzione è sempre andata a rilento. Qualche anno fa è stato avviato il progetto Scuola Digitale, che prevedeva l'introduzione dei tablet a supporto dell'attività didattica, con tutta una serie di app pensate per coadiuvare lo studio degli studenti. Su 8.519 istituti scolastici, solo 38 hanno aderito all'iniziativa.

Smartphone in classe

Non è semplice avere la certezza che strumenti come smartphone e tablet possano effettivamente migliorare l'attività didattica delle scuole. Del resto, i rischi connessi a questi strumenti stanno letteralmente popolando i TG negli ultimi anni. Molti gli episodi di cyberbullismo, con i social network che spesso diventano la piazza virtuale dove schernire il più debole.

Di contro, il fatto che i dispositivi mobili possano aiutare nello studio e nella didattica è un dato oggettivo. Essendo nato nel 1990, io ho vissuto a pieno l'esplosione di questo fenomeno. Ho completato il liceo scientifico nel 2009, quando gli smartphone non avevano ancora investito in pieno l'Italia e l'utilizzo del web, seppur già avviato, non presentava le dimensioni odierne.

smartphone in classe

Ricordo dunque molto bene la vita "analogica" di quegli anni, quando fare una ricerca non era così immediato come farla attraverso lo smartphone, e spesso bisognava attendere di avere a disposizione un PC e un collegamento a internet. Senza sottovalutare la possibilità di avere un filo diretto, contemporaneo, con gli insegnanti e gli altri componenti della classe. All'epoca si faceva un largo utilizzo di MSN, che però non integrava strumenti didattici ed era comunque vincolato ai computer.

Insomma, non è difficile comprendere come smartphone e tablet portino con sé aspetti positivi e negativi. Chiudere gli occhi davanti a questo imperante fenomeno tecnologico equivarrebbe comunque a infilare la testa sotto la sabbia. L'uso deve però essere regolamentato in maniera rigida e, soprattutto, l'implementazione nelle scuole non può essere svincolata da un'attenta analisi operata di concerto tra istituzioni, insegnanti, genitori e studenti.


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Il Galaxy Tab S3, grazie alla presenza della S-Pen e di un digitalizzatore apposito posizionato sotto lo schermo, può essere il tablet ideale da utilizzare nell'ambito degli studi.