Telegram, battuta d’arresto per il token della sua criptovaluta

La SEC, l'autorità statunitense che vigila sui titoli di borsa, ha imposto lo stop alle vendite dei token di gram, la criptovaluta di Telegram. Per la SEC infatti essi sono a tutti gli effetti dei titoli, ma Telegram li ha venduti senza rispettare le regole del settore.

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a cura di Alessandro Crea

Battuta d'arresto per gram, la criptovaluta di Telegram. La SEC ((Securities and Exchange Commission), l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori, ha infatti imposto lo stop alle vendite dei token, presentando un'ordinanza restrittiva contro Telegram e il TON (Telegram Open Network). Da quanto si evince dal documento ufficiale infatti Telegram avrebbe venduto illecitamente i token, non avendoli registrati come titoli, e non avendo comunicato anche i relativi rischi agli investitori. Per la SEC infatti essi sono a tutti gli effetti dei titoli azionari, che andrebbero quindi registrati per legge prima di essere venduti.

"La nostra azione di emergenza di oggi ha lo scopo di impedire a Telegram di inondare i mercati statunitensi con token digitali che riteniamo siano stati venduti illegalmente", ha dichiarato Stephanie Avakian, Co-Director della Division of Enforcement della SEC. "Crediamo che Telegram non abbia fornito agli investitori informazioni relative alle operazioni commerciali, alle condizioni finanziarie, ai fattori di rischio e alla gestione di Gram e delle attività di business".

E pensare che appena dieci giorni fa tutto sembrava filare a gonfie vele per Telegram e gram, avendo incassato l'OK proprio da parte della SEC su TON, la blockchain su cui avrebbe dovuto viaggiare la criptovaluta. ‎"Abbiamo più volte affermato che non si possono evitare le leggi federali sui titoli semplicemente etichettando un prodotto come criptovaluta o token digitale", ha infatti spiegato Steven Peikin, co-direttore della Divisione enforcement della SEC. "Telegram cerca di ottenere i benefici di un'offerta pubblica senza rispettare le responsabilità di divulgazione consolidate, volte a proteggere gli investitori".‎

Per Telegram si tratta di un problema assai grave, perché com'è noto, se entro il prossimo 31 ottobre non avrà venduto il primo batch di token sarà costretta a restituire agli investitori 1,7 miliardi di dollari. Nel frattempo anche per libra, la criptovaluta di Facebook le cose si stanno mettendo molto male, visto che dal progetto si sono sfilati ufficialmente colossi come VISA, Mastercard e eBay, tra l'altro socio fondatore con Facebook stessa.