Cosa mi porterei su Marte

Intervista a Simone Mari, il ragazzo 25enne italiano che si è candidato per la missione Mars One perché ama talmente tanto la Terra da voler portare un po' di umanità su un altro Pianeta.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Si parla infatti si sette anni di addestramento. Su Marte bisognerà arrivarci, costruirsi le abitazioni, vivere sotto terra, affrontare le radiazioni solari e altro. Una prospettiva che mette un po' di ansia.

"Sono aspetti che molti non conoscono. Il fatto stesso dell'addestramento è sconosciuto anche a molti che si sono candidati, e che si immaginano di essere semplicemente caricati su un vettore e 'buona fortuna'. Quando ho scoperto che c'era questa missione, la prima cosa che ho pensato è che fosse uno scherzo. Mi aspettavo che avvenisse qualcosa del genere ma almeno fra vent'anni, poi ho capito che era vero e mi sono chiesto se mi ero perso qualcosa. Se ho fatto la candidatura vuol dire che sarei pronto a partire. Ma viste le probabilità di essere scelto nell'alto numero dei candidati seguirò la vicenda con interesse da un punto di vista pionieristico: voglio vedere che succede, ancora prima di partire, come portano avanti la costruzione delle abitazioni, i viaggi logistici che intendono fare prima di portare gli equipaggi umani".

La tua famiglia come ha preso questa idea?

"I miei genitori un po' se l'aspettavamo perché quando sono a casa se non sto facendo altro guardo i documentari sullo Spazio. Mio papà all'inizio era incredulo, nonostante io abbia fatto concorsi militari per l'aereonautica e faccia il pilota di elicotteri. Non pensava che avrei potuto anche solo pensare che volessi imbarcarmi in un'impresa simile. Mia mamma crede che l'espansione umana nello spazio entro qualche secolo prima o poi avverrà, e mi ha detto che se voglio tentare di essere un protagonista di questo processo faccio bene a provare. Però sapendo che ci sono altri 199.999 candidati che cercheranno di fare lo stesso. (Come a dire: ti lascio fare sperando che il calcolo delle probabilità ti escluda! N.d.R.).

Ho notato comunque molto interesse da parte di tutti, misto a dubbi e a una certa perplessità. Gli amici mi prendono in giro dicendomi che sono lo Shepard di Mass Effect, scherzandoci su".

Tre cose che ti porteresti su Marte, e tre che non ti porteresti mai.

"Non potrei sicuramente il mio amatissimo gatto, per non far soffrire gli altri viaggiatori con i suoi miagolii continui. Sarà dura abbandonarlo. In realtà non vorrei portare molte cose, perché credo che questo passo di lasciare della Terra  per chiunque lo farà sarà un abbandono dei più profondi e letterali che possano esistere. Si stacca, si parte, si diventa un uomo dello Spazio e quindi sarebbe giusto non portarsi dietro niente della vita sulla Terra.

Però qualcosa mi vorrei portare dietro di questo bellissimo asteroide azzurro che abbiamo. Mi porterei il mio computer portatile, che mi è costato tanti sacrifici. Poi il cappellino che mi ha dato il primo pilota con cui ho volato su un elicottero, che mi ha detto che ho le qualità per fare questo lavoro. Mi ha regalato il suo cappellino portafortuna con cui ha fatto l'addestramento e quindi ha un grande significato per me. Significa credere in quello che puoi fare e fare un lavoro che non è per tutti, assumendosi delle responsabilità e dei rischi. Per la terza opzione lascio una possibilità aperta da qui al 2023".