Io su Marte, voi sulla Terra: saremo sempre insieme

Intervista a Simone Mari, il ragazzo 25enne italiano che si è candidato per la missione Mars One perché ama talmente tanto la Terra da voler portare un po' di umanità su un altro Pianeta.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Come saluterai le persone che ti sono care? Con la consapevolezza che non li rivedrai mai più? È un po' come dire addio per l'ultima volta a una persona che sta morendo.

"È proprio la terza domanda della candidatura, ed è quella con cui più di tutte sono rimasto più immobile davanti allo schermo. Nel momento in cui soprattutto sei legato in modo particolare a una persona o come nel mio caso vivi accanto a una persona senza disagio a cui vuoi stare vicino la cosa si complica. Magari uno scapolo single è noncurante di questo può essere facile, per una persona che come me si ritiene completa con un'altra non è facile. Sicuramente ci penso. Quello che direi, come ho detto nel video, non c'è da avere paura se non ci vediamo più in questa nostra apparizione fisica. Io ho una mia visione spirituale che mi guida e mi supporta in tutto e quindi sono sicuro che è un addio temporaneo, che è un arrivederci in realtà. Quindi li saluterei senza dire addio, gli direi vivete la vostra vita al massimo come io ho cercato di fare con la mia e ci rivedremo dall'altra parte e poi vedremo. Saremo sempre insieme comunque".

Simone Mari

"Io a riguardo ho tratto grande forza dai libri che mio padre mi ha presentato, Conversazione con Dio di Neale Donald Walsch, e lì c'è esattamente questo concetto spiegato bene. Del temporaneo addio che a noi sembra eterno e quindi non ci sarebbe quel dolore profondo che ti fa pensare di aver preso per sempre i cari. Sarebbe veramente un arrivederci, un augurio alla loro realizzazione e di usare me stesso come esempio della realizzazione nonostante i rischi. Un arrivederci sincero".

A risentirci più che altro Simone. Se le selezioni ti premieranno prendiamo appuntamento fin d'ora per chiamarti di nuovo e sentire cos'avrai da dirci. Non solo per giornalismo, ma perché non capita tutti i giorni di intervistare giovani così.