La stanza tropicale degli Azzurri

Grazie a un'intervista esclusiva con lo staff tecnico della Nazionale italiana di calcio, Tom's Hardware è in grado di svelare tutte le novità tecnologiche introdotte negli allenamenti.

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a cura di Dario D'Elia

Oggi i cardiofrequenzimetri, i localizzatori GPS e le foto-cellulle sono una dotazione in più, che però non sostituiscono l'uomo. "Sì, rispetto agli anni scorsi abbiamo fatto un salto di qualità, ma nel rispetto della continuità", prosegue lo staff. Il cosiddetto balzo in avanti hi-tech è stato deciso il giorno successivo alla sconfitta degli Europei. Ai tempi anche lo stesso c.t. Prandelli ammise che si era giunti in finale un po' scarichi fisicamente. Logistica, gestione recuperi e programmazione avrebbero dovuto migliorare.

Venturati (prep. atletico), Pin (Vice allenatore), Casellato (Assistente allenatore) e Viscidi (assistente allenatore)

Oggi le metodologie si sono evolute e considerate le condizioni proibitive del Mondiale del Brasile, con temperature sopra i 30° e livelli di umidità all'80%, nulla è stato lasciato al caso. Il giugno scorso durante la partita di Confederation Cup con il Giappone, a Recife, siamo usciti vincitori ma anche consci che il Mondiale sarebbe stato una sfida ambientale prima che tecnica o tattica.

La stanza "tropicale"

A Coverciano hanno pensato bene di convertire quella che era una piccola casupola di legno in stanza "tropicale". Con riscaldamento e umidificatore regolati sui climi di Manaus, Recife e Nadal – dove giocheremo il primo turno – i nostri Nazionali si sono allenati su bike e tapis roulant periodicamente con cicli da 20 minuti. Dopodiché sono stati oggetto di misurazioni di ogni tipo per valutarne affaticamento, disidratazione e altri parametri critici. Persino per la temperatura corporea interna è stato usato un dispositivo per le tempie, che normalmente serve ai chirurghi negli interventi più complessi.

La questione di fondo è che il corpo umano con temperature così alte è come se andasse in modalità "protezione": la priorità è la sopravvivenza quindi si perde lucidità. Invece si chiede all'atleta di mantenere le sue prestazioni (quasi) inalterate. E così grazie a questi test sono state individuate tecniche per alleggerire il peso della condizione ambientale. La più banale (le altre sono segrete) sarà quella di far affondare le mani in catini o sacchetti ghiacciati: pare che lo shock faccia abbassare velocemente di qualche grado la temperatura corporea.