Una fotocamera che vede ovunque come gli occhi delle api

Ricercatori di due diverse università si sono uniti per realizzare una fotocamera che funziona come gli occhi di mosche e altri insetti, con un angolo di visione pari a 180 gradi.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Gli occhi degli insetti hanno ispirato una videocamera digitale composta di 180 piccole lenti, capace di vedere in diverse direzioni. Realizzata dai ricercatori dell'Università dell'Illinois e dalla Northwestern, questa soluzione ha una forma semisferica e vanta un angolo di visione di circa centottanta gradi.

Il salto di qualità è piuttosto evidente se si pensa che una fotocamera o videocamera standard può contare su una sola lente, mentre la vista umana su due occhi. In entrambi i casi c'è una relativa piattezza, che ci permette di vedere bene in una sola direzione. Insetti come mosche o api invece ci vedono piuttosto bene anche ai lati e dietro, come ben sa chi ha provato a prenderne una a mani nude.

Videocamere costruite su questo modello potrebbero trovare applicazione tanto nella videosorveglianza quanto in medicina (per esempio nelle endoscopie), e sarebbe anche possibile unirne due per creare una sfera capace di vedere tutto ciò che la circonda.

"In un certo senso, abbiamo molti piccoli occhi in uno più grande", spiega Yonggang Huang (Northwestern University). "Ogni piccolo occhio, composto da una microlente e un fotorecettore, è un sistema separato, ma prendendoli tutti insieme la fotocamera può creare un'immagine molto nitida con un solo scatto di quasi 180 gradi".

Ancora una volta quindi la natura ispira tecnologie avanzate e innovative: diversi insetti sono infatti piuttosto simili al sistema creato dagli scienziati: molti occhi, ognuno dei quali dà il proprio contributo a un sistema visivo che, nonostante questa novità, è ancora impossibile da replicare. Per avvicinarsi a ciò di cui sono capaci gli artropodi i ricercatori hanno sviluppato nuovi sensori, con l'obiettivo di eliminare deformazioni e altri difetti dovuti alla natura delle immagini create. 

Ogni lente infatti crea una diversa immagine dell'oggetto e dell'area ripresa, e i ricercatori hanno dovuto realizzare un sistema per elaborare le sovrapposizioni ed ottenere un'immagine finale "pulita". L'articolo dettagliato su questa ricerca è pubblicato da Nature, e accessibile in abbonamento (209 euro l'anno, 51 numeri), come singolo articolo PDF (30 euro), a noleggio per 3,99 dollari (48 ore, senza stampa) o come contenuto online a 8,99 dollari.