Vita su Marte: i rover del futuro la cercheranno sotto terra

Secondo nuove teorie le tracce di vita dovranno essere cercate nel sottosuolo marziano, con i trapani dei rover del futuro. Intanto si riparla di metano su Marte: e se fosse emanato dal rover?

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a cura di Elena Re Garbagnati

Marte è un pianeta talmente grande che astrobiologi alla ricerca di segni di vita devono restringere i parametri della ricerca agli ambienti più favorevoli all'abitabilità. Per fare passi avanti potrebbe essere necessario aspettare i rover del futuro.

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Curiosity

Gli scienziati reputano che ci sarebbero maggiori probabilità di trovare segni di vita negli ambienti in cui c'è "ruggine verde", ossia un minerale di ferro parzialmente ossidato. Ricordiamo che il ferro completamente ossidato diventa rosso aranciato - simile al colore della regolite che caratterizza l'ambiente marziano. Il verde appare quando l'ossidazione è incompleta, e secondo lo scienziato planetario Laurie Barge del Jet Propulsion Laboratory della NASA "dal punto di vista della scienza ambientale, la ruggine verde è in grado di assorbire e concentrare le sostanze nutrienti".

Barge è l'autore di una relazione che è stata presentata in occasione dell'American Geophysical Union's Joint Assembly di maggio 2015. Sulla Terra la ruggine verde si forma in ambienti come sedimenti umidi non ossigenati e tubi di acciaio che corrodono in acqua di mare.

Su Marte ci sono due problemi. Il primo è che la superficie marziana è fortemente ossidata quindi bisogna scavare. Il secondo è che sulla Terra la ruggine verde prodotta nel laboratorio di Barge si ossida rapidamente quando esposta all'aria, e la sua composizione cambia nel giro di un'ora. Però la mancanza di ossigeno su Marte rallenta questo processo. Gli scienziati reputano probabile che si possa trovare la ruggine verde sotto alla superficie ossidata. Insomma non c'è alternativa: bisognerà scavare, con strumenti più avanzati di quelli in dotazione a Curiosity.

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Secondo Barge bisognerà impiegare la spettroscopia Raman, i cui strumenti (realizzati in collaborazione con l'istituto SETI) saranno a bordo sia del rover ExoMars dell'ESA (che dovrebbe essere lanciato nel 2018) sia di quello Mars 2020 della NASA. Una volta individuato il sito sarà necessario trapanare la superficie, con lo strumento che sarà a bordo dell'InSight lander della NASA, che verrà spedito su Marte nel 2016.

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InSight lander

Nell'attesa gli scienziati approfondiranno le ricerche sulle condizioni che favoriscono la formazione di ruggine verde e su come possa favorire la vita. Intanto Curiosity ha scalato una collina dove si trovano due tipi distinti di roccia e gli scienziati sono di nuovo alle prese con le rivelazioni di metano.

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Una questione vecchia di cinquant'anni, quando la sonda Mariner 7 rilevò la presenza di gas vicino al polo sud di Marte. Sembrava un errore di rilevamento, ma nel 2003 e nel 2004 telescopi sulla Terra e sui veicoli spaziali in orbita riaccesero il mistero rilevando grandi nubi di metano nell'atmosfera di Marte. Segnali confortanti per la ricerca della vita, perché la maggior parte del metano della Terra proviene da organismi viventi. Le nubi tuttavia scomparvero misteriosamente alcuni anni più tardi.

Tutti contavano su Curiosity, ma i campionamenti che ha fatto per sei volte fra ottobre 2012 e giugno 2013 non rilevarono nulla. La questione sembrava chiusa, ma pochi mesi dopo Curiosity rilevò metano in quattro misurazioni effettuate nell'arco di due mesi.

Il dibattito è ancora aperto e adesso ha preso posizione anche Kevin Zahnle, un ricercatore dell'Ames Researcher Center della NASA, secondo cui il metano proverrebbe dal rover stesso. Curiosity infatti integra una camera con una piccola quantità d'aria terrestre che gli serve da campione per la calibrazione, e che contiene metano ad una concentrazione 1.000 volte superiore a quella presumibilmente rilevata nell'atmosfera di Marte.

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I responsabili del rover liquidano quest'ipotesi come impossibile. Secondo Chris Webster, un ricercatore del Jet Propulsion Laboratory della NASA e autore del recente studio sul metano su Marte, l'idea di Zahnle non regge perché "bisogna guardare la quantità di metano, non la concentrazione […] La concentrazione di metano sul rover può sembrare elevata, ma l'importo effettivo è molto piccolo perché la camera è molto piccola. Per produrre la quantità che abbiamo rilevato nell'atmosfera di Marte ci sarebbe bisogno di una bombola di metano che sfiata dal rover. E noi semplicemente non l'abbiamo".

L'unica certezza che ci sembra di cogliere davanti a tutte queste notizie è che nonostante l'impegno, di Marte sappiamo ancora molto poco.