Wi-Fi libero, scordiamocelo. Chi conta non lo vuole

L'abrogazione dell'articolo 7 del decreto Pisanu, che limita la diffusione del Wi-Fi, è legata al destino di un disegno di Legge depositato in Senato. Il Parlamento dovrà esprimersi al riguardo, ma in verità sarebbe bastato un mini-decreto.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Il Wi-Fi libero come negli altri paesi forse resterà un miraggio per l'Italia. L'abrogazione dell'articolo 7 del decreto Pisanu, che prevede una serie di restrizioni di cui abbiamo già ampiamente parlato, è un tema caldo che divide opinione pubblica, politica e forze inquirenti.

Maroni ha suggerito una soluzione

L'ultimo capitolo della vicenda, o quelle che tutti presumevano tale, indicava in Maroni il salvatore della patria. Il ministro dell'Interno all'inizio di novembre infatti aveva promesso che dal prossimo gennaio non sarebbe stato più richiesto alcun documento per accedere ai servizi Wi-Fi pubblici (la PA non c'entra nulla, NdR).

La parola è stata mantenuta e il 13 dicembre a tutti gli effetti è stato presentato in Senato un disegno di Legge specifico (N°2494). Persino il partito pirata è stato colto in contropiede: aveva già iniziato a lustrare le trombe, quando mestamente ha dovuto riconoscere la coerenza del ministro.

Il problema, come chirurgicamente ha sottolineato il giornalista de La Repubblica Zambardino, è che "sarebbe bastato un decreto di una riga" invece che un disegno di legge che richiederà il coinvolgimento di Camera e Senato. Per di più in questo momento delicato della politica italiana sarà difficile trovare un accordo in tempi stretti.

Insomma, quello che sarebbe dovuto essere un provvedimento di emergenza (il decreto Pisanu segue l'11 settembre) si è trasformato in una tegola d'acciaio inamovibile. Maroni forse ha fatto quel che poteva oppure le condizioni dello scenario politico sono cambiate. Resta il fatto che numerosi deputati e senatori, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e gli apparati di Polizia sono contrari.