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Alex Zanardi contro gli automobilisti malati di smartphone

ACI e Polizia confermano in uno studio che distrarsi al volanti con lo smartphone è come guidare per centinaia di metri bendati. E Alex Zanardi dice che sono questi irresponsabili i veri diversamente abili.

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Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Pubblicato il 26/09/2016 alle 09:31

"Diversamente abile è molto di più chi crede di poter abbinare alla guida gesti assolutamente scorretti come l'uso del telefonino", dice Alex Zanardi, riferendosi all'ultimo studio di ACI e Polizia. 

"Se domani dovesse arrivare una tecnologia che permetta di recuperare quella parte della coscienza che si è addormentata, questo probabilmente aiuterebbe molto'', aggiunge il pluricampione delle paraolimpiadi di Rio.

Già, perché in Italia tre incidenti stradali su quattro sono dovuti a disattenzione e nella maggior parte dei casi il primo imputato è lo smartphone.

zanardi
Alex Zanardi

Consultare SMS, accedere a Facebook, scattare selfie, selezionare un brano su Spotity e altre attività sono davvero una roulette russa mentre si guida. È come guidare bendati.

E allora anche la guida autonoma potrebbe essere considerata una grande opportunità "non tanto per chi è diversamente abile, ma soprattutto per chi, pur essedo perfettamente in salute si comporta in modo irresponsabile".

aci

Un esempio? Controllare il proprio profilo Facebook tra e una cosa e l'altra può richiedere 14 secondi. In città a 40 km/h è come guidare 155 metri con una benda sugli occhi. In autostrada o su una strada alta percorrenza a 100 km/h i metri diventano 389.

Di fronte al peso dei numeri c'è poco da commentare. Nel 2015 in Italia ci sono stati 173.892 incidenti (+1%) e il 75% dovuti a distrazione. "Non è un fenomeno limitato al nostro paese in Italia non facciamo né meglio né peggio che in altri Paesi europei. Di sicuro è indispensabile però mobilitarsi per arginare il fenomeno", ha raccontato Enrico Pagliari dell'area professionale tecnica dell'Aci a La Repubblica.

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Secondo l'ACI tre incidenti su quattro sarebbe causati dagli smartphone. "Un tempo era la sintonizzazione della stazione radio adesso è tutta la gamma delle attività di chi è sempre connesso. Mentre si guida si mandano sms, si controlla la posta, si fanno selfie e si chatta sui social network. Ognuna di queste attività equivale a guidare alla cieca, come fossimo bendati, per almeno 10 secondi. In quel lasso di tempo, a 40 chilometri all'ora, si percorrono almeno 110 metri, in cui può succedere di tutto", ha aggiunto Pagliari.

In effetti si toglie lo sguardo dalla strada, almeno una mano dal volante, spesso si rallenta e magari si cambia direzione senza accorgersene. Santo Puccia, primo dirigente della Polizia, sostiene che sia necessario aumentare i controlli, "adeguare le sanzioni alla pericolosità della condotta" ma anche far cambiare mentalità.

"Così come esiste una modalità aereo i telefoni dovrebbero avere una modalità guida, per cui a ogni messaggio o chiamata si avvia la risposta automatica 'sto guidando'. In ogni caso anche gli esempi europei ci dimostrano che le campagne terroristiche non hanno effetto, serve un lavoro di informazione capillare", spiega Puccia.

Ecco spiegata la decisione di puntare su campagne di sensibilizzazione sui social network anche con gli hashrag #guardalastrada e #mollastostelefono. "Insieme all'Anas abbiamo avviato un'iniziativa diffusa su web, social network e radio con lo slogan 'Se non rispondi non muore nessuno', prosegue il dirigente. "Quando guidi #guidaebasta". L'intento è di parlare in modo diretto agli automobilisti per renderli consapevoli del pericolo di distrarsi".

E per i recidivi, magari la condanna a poter usare solo auto autonome.

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