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a cura di Alessandro Crea

Sarà a causa dei recenti incidenti, anche mortali, accaduti ad auto a guida autonoma ed eccessivamente enfatizzati dai media, ma secondo una recente ricerca dell'American Automobile Association, ben il 73% dei cittadini USA intervistati avrebbe paura di guidarne una. In Italia invece, da un sondaggio effettuato da EY, il 42,4% degli italiani interpellati sarebbe interessato ad utilizzarne una.

Come mai questa differenza di opinioni? La possibile risposta sta in un altro dato del sondaggio EY: il 58,9% pensa che la utilizzeremo in un futuro ancora lontano. Insomma si tratta di un problema di prospettiva: negli Stati Uniti le auto a guida autonoma sono già una realtà quotidiana, da noi invece è vissuta ancora come qualcosa di fantascientifico che intriga e incuriosisce ma che è sostanzialmente lontano nel tempo. Ciò attutisce di molto l'eco degli incidenti mortali, attualmente quasi sempre assenti nelle notizie dei media tradizionali a grande diffusione e non genera paure.

2018 waymo ipace 55
Una Jaguar della flotta Waymo

Dalla ricerca di AAA infatti risulta che ogni nuovi incidente scuote la fiducia dei consumatori in questo tipo di soluzione tecnologica, tanto che solo il 20% del campione sostiene di fidarsi di un'auto a guida autonoma, mentre il 63% sostiene addirittura che si sentirebbe meno sicuro come pedone o ciclista se per strada circolassero molte auto a guida autonoma. La paura comunque fortunatamente non intacca la fiducia nel progresso tecnologico e infatti il 55% degli intervistati desidererebbe avere a bordo della propria auto tecnologie di guida assistita. Insomma, tecnologia sì, l'importante è che l'uomo resti al volante, in tutti i sensi.

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Per quanto riguarda la percezione italiana invece, Paolo Lobetti Bodoni, Med Automotive & Transportation Leader di EY ha spiegato che "questi dati confermano come i nuovi servizi di mobilità abbiano ampi margini di sviluppo nel nostro Paese. Abituati alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie in tutti i campi, i consumatori italiani desiderano una mobilità integrata, innovativa, che risponda alla loro esigenza di semplicità, comodità e velocità nello spostamento. E soprattutto guardano alla qualità del tempo di viaggio e alla possibilità di fare altre cose mentre si spostano, come comunicare o acquistare. Sviluppare una mobilità moderna nel nostro Paese si può, partendo da priorità quali la collaborazione tra pubblico e privato, la definizione di nuove e più adatte forme di fiscalità, la creazione di un ecosistema della mobilità".

Uber Volvo XC90 driverless vehicle
Una Volvo XC90 di Uber

Al di là delle differenze percettive comunque il problema resta di comunicazione. L'essere umano difficilmente abdicherebbe al proprio ruolo in favore della tecnologia, verso cui è naturalmente portato alla diffidenza quanto più quest'ultima cerca di mimarci avvicinandosi alle nostre capacità.

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Per questo sarebbe importantissimo spiegare bene e per tempo alle future leve di guidatori, ma anche alle attuali, cosa si intende esattamente con sistemi di assistenza alla guida e la differenza con le soluzioni di guida autonoma integrale che arriveranno in futuro e come queste possano realmente offrire una maggior sicurezza, a prescindere dalla percezione che ne possiamo ricavare dal sentir parlare costantemente di incidenti. Questi ultimi infatti sono statisticamente irrilevanti rispetto a quelli che accadono ogni giorno sulle strade del mondo per colpa di automobilisti umani e anzi sono essi stessi spesso causati da errati comportamenti delle persone presenti nell'abitacolo.

La tecnologia migliorerà le nostre vite e le renderà più sicure, ma solo a patto che sia sufficientemente matura e che noi impariamo a utilizzarla nella maniera corretta.