L’Unione Europea ha varato l’European Chips Act, il piano da 45 miliardi di euro che permetterà all’Europa di emanciparsi rispetto ai grandi produttori asiatici di chip in silicio, e al contempo andando a ritagliarsi una fetta del mercato mondiale che potrebbe essere circa del 20%.
La pandemia da Covid-19 ha messo in mostra tutti gli aspetti più deboli di una produzione mondiale che negli ultimi decenni si è concentrata sempre di più verso i paesi asiatici: basta che loro smettano di produrre, anche solo per pochi giorni, per far sì che l’economia mondiale ne venga sconvolta – gli esempi sono stati diversi negli ultimi 2 anni. Grazie al European Chips Act, l’Unione Europea punta a trasformare l’Europa in uno dei leader di questo mercato, aumentando dal 9 al 20% la quota di mercato su scala mondiale.
L’approvazione non è ancora definitiva, perché resta da discutere del regolamento in Parlamento europeo per poi andare alle votazioni da parte di ogni singolo stato, ma se e quando il regolamento verrà approvato l’Europa riuscirà a farsi valere molto di più nei confronti dei giganti della produzione di chip. Ma quali sono, per l’appunto, questi giganti? Si concentrano tra Taiwan e la Corea, con buona presenza anche in Cina – dove più che altro si producono dispositivi elettronici – e in Giappone.
TSMC – Taiwan Semiconductor Manufacturing Company e Samsung sono i due più grandi colossi nell’ambito della produzione di chip, con TSMC che risulta particolarmente legata al mondo automobilistico perché leader nella produzione di chip sotto i 28nm, una tecnologia ormai già superata in tanti altri ambiti, come quello dei PC e degli smartphone dove i chip si sono ridotti a dimensioni inferiori ai 10nm. E’ questo uno dei motivi che fa rallentare la produzione: produrre chip di vecchia concezione è meno remunerativo per le fonderie, che preferiscono dare la priorità ai chip più moderni e costosi che frutteranno maggiori guadagni.
E in Europa, quindi, cosa andremo a produrre? E’ ancora presto per dirlo, ma il mercato dei semiconduttori ha un potenziale enorme e potrebbe superare i 1000 miliardi di valore entro il 2030, per cui questo è il momento per investire in nuove produzioni.