European Chips Act, l'UE spera di insidiare l'Asia dei chip

L'European Chips Act prevede investimenti per 45 miliardi di dollari in campo tecnologico, per la produzione di chip in silicio.

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a cura di Francesco Daghini

L’Unione Europea ha varato l’European Chips Act, il piano da 45 miliardi di euro che permetterà all’Europa di emanciparsi rispetto ai grandi produttori asiatici di chip in silicio, e al contempo andando a ritagliarsi una fetta del mercato mondiale che potrebbe essere circa del 20%.

La pandemia da Covid-19 ha messo in mostra tutti gli aspetti più deboli di una produzione mondiale che negli ultimi decenni si è concentrata sempre di più verso i paesi asiatici: basta che loro smettano di produrre, anche solo per pochi giorni, per far sì che l’economia mondiale ne venga sconvolta – gli esempi sono stati diversi negli ultimi 2 anni. Grazie al European Chips Act, l’Unione Europea punta a trasformare l’Europa in uno dei leader di questo mercato, aumentando dal 9 al 20% la quota di mercato su scala mondiale.

L’approvazione non è ancora definitiva, perché resta da discutere del regolamento in Parlamento europeo per poi andare alle votazioni da parte di ogni singolo stato, ma se e quando il regolamento verrà approvato l’Europa riuscirà a farsi valere molto di più nei confronti dei giganti della produzione di chip. Ma quali sono, per l’appunto, questi giganti? Si concentrano tra Taiwan e la Corea, con buona presenza anche in Cina – dove più che altro si producono dispositivi elettronici – e in Giappone.

TSMC – Taiwan Semiconductor Manufacturing Company e Samsung sono i due più grandi colossi nell’ambito della produzione di chip, con TSMC che risulta particolarmente legata al mondo automobilistico perché leader nella produzione di chip sotto i 28nm, una tecnologia ormai già superata in tanti altri ambiti, come quello dei PC e degli smartphone dove i chip si sono ridotti a dimensioni inferiori ai 10nm. E’ questo uno dei motivi che fa rallentare la produzione: produrre chip di vecchia concezione è meno remunerativo per le fonderie, che preferiscono dare la priorità ai chip più moderni e costosi che frutteranno maggiori guadagni.

E in Europa, quindi, cosa andremo a produrre? E’ ancora presto per dirlo, ma il mercato dei semiconduttori ha un potenziale enorme e potrebbe superare i 1000 miliardi di valore entro il 2030, per cui questo è il momento per investire in nuove produzioni.