Guida autonoma, non basta la vista, ora si pensa all'udito

Waymo sta testando sulla propria flotta di minivan a guida autonoma soluzioni in grado di dotarli del senso dell'udito. Servirà soprattutto per prendere le giuste decisioni al sopraggiungere di ambulanze, pompieri e polizia.

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a cura di Alessandro Crea

Le auto a guida autonoma, per essere davvero affidabili, non dovranno soltanto poter "vedere" l'ambiente circostante, ma dovranno anche essere in grado di ascoltare i suoi provenienti da esso. Su questo sta lavorando ad esempio Waymo, nell'ambito dell'accordo con FCA per realizzare il primo minivan autonomo acquistabile negli Stati Uniti, il Chrysler Pacifica.

Il presupposto è semplice. Negli anni le auto a guida autonoma si sono dotate di "occhi" - telecamere per vedere tutto ciò che c'è attorno, radar per comprenderne il posizionamento spaziale e almeno un Lidar per la mappatura 3D dell'ambiente - ma gli esseri umani, per guidare efficacemente, si affidano anche all'udito. Magari ci facciamo meno caso, ma per poter valutare anche qualitativamente il traffico che ci attornia in auto l'udito è fondamentale ed è quello che hanno pensato anche i tecnici di Waymo.

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Nel traffico non è solo importante valutare cosa stanno facendo le altre auto e i pedoni, ma anche che tipo di automobile sta sopraggiungendo o stiamo per incrociare, soprattutto nel caso in cui si tratti di mezzi di emergenza, come ambulanze, pompieri e forze di polizia. Dopo aver dotato la propria flotta di microfoni avanzatissimi dunque Waymo ha portato avanti una lunga sperimentazione nell'aerea di Phoenix, Arizona, sia di giorno che di notte, per raccogliere dati sull'interazione tra la propria flotta e i mezzi in questione.

In futuro quindi i minivan saranno in grado ad esempio di accostarsi a destra se un camion dei pompieri sta sopraggiungendo da dietro, oppure di fermarsi a un incrocio anche avendo il verde, se sta arrivando un'ambulanza.

In futuro inoltre sarà necessario sviluppare altre capacità, ad esempio quella comunicativa. Con i gesti del nostro corpo spesso comunichiamo intenzioni e reazioni ad altri guidatori e ai pedoni, tutte cose che le auto a guida autonoma non possono fare, ancora. Per questo ci sono i sistemi di comunicazione radio V2V (Veichle to Veichle) e V2I (Veichle to Infrastructure), che consentiranno alle auto di dialogare tra di loro e con gli altri dispositivi delle smart city, come ad esempio i semafori, scambiandosi informazioni preziose sulle caratteristiche del traffico e sui comportamenti dei pedoni e degli altri guidatori, sia umani che automatici.

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Rendere le auto simili all'uomo ma anche migliori sarà difficile. Il fatto di poter controllare facilmente un veicolo ad alta velocità con pochi input la dice lunga sulla potenza del nostro cervello, ma l'errore umano è anche causa del 90% degli 1,25 milioni di incidenti registrati ogni anno a livello mondiale. I computer hanno il potenziale per fare molto meglio degli esseri umani in questo settore, ma prima bisognerà vincere la nostra innata diffidenza per tutto ciò che non è umano.


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Siamo proprio sicuri che le auto a guida autonoma saranno migliori di noi? E se si comportassero invece come il misterioso camion di Duel di Steven Spielberg?