L’Unione Europea verso l'eliminazione dei combustibili fossili

L'UE si prepara a spingere per una "eliminazione globale" dei combustibili fossili alla COP28, secondo una bozza di documento

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La COP28 vedrà i Paesi Europei prendere posizione per avviare l’eliminazione dei combustibili fossili. Una posizione forte che traspare da una bozza di documento circolata in questi giorni, e che fa eco all’impegno preso già in occasione della COP27. Prevedibilmente i paesi che producono petrolio e gas sono contrari.

La COP 28 è una conferenza internazionale dove i rappresentanti di quasi 200 paesi si incontrano per parlare di crisi climatica e possibili soluzioni. Quest’anno si terrà a Dubai e ci sono già state accese polemiche per la nomina del presidente, che quest’anno è il CEO di una compagnia petrolifera saudita. E sì, effettivamente che un petroliere presieda una conferenza internazionale sul clima sembra un po’ una barzelletta.

Tuttavia i paesi membri dell’Unione sembrano determinati: "il passaggio a un'economia neutrale dal punto di vista climatico richiederà l'eliminazione globale dei combustibili fossili e un picco nel loro consumo già nel breve termine", si legge in una bozza della posizione negoziale dell'UE, come riporta Euronews. “Picco nel breve termine” significa arrivare a un momento in cui il consumo è al massimo storico, e da lì la tendenza dovrebbe essere verso il basso; potrebbe essere un fenomeno già iniziato in Cina.

L’analisi della bozza, tuttavia, lascia intendere che i paesi UE non si sono ancora accordati sulla possibilità di includere o meno gli e-fuel: vale a dire carburanti sintetizzati a partire da CO2 estratta dall’atmosfera, e che permetterebbero di avere comunque emissioni totali pari a zero - la stessa Porsche ha deciso di investire su questo filone.

La versione finale del documento dovrebbe essere pronta entro ottobre 2023, e rappresentare una sintesi delle posizioni dei vari paesi membri. Nella sua forma attuale, il messaggio è che il settore energetico dovrebbe essere in gran parte libero dai combustibili fossili "ben prima del 2050", perché sono già disponibili fonti energetiche economicamente vantaggiose e prive di CO2.

In verità “economicamente vantaggiose” è un parametro difficile da stabilire in modo assoluto: la produzione di energia a emissioni zero di regola è più costosa rispetto ai combustibili fossili, e spesso prevede anche un maggiore consumo di suolo. In genere a mancare è il giusto mix di sviluppo tecnologico, politiche specifiche e creazione di mercato.

Tuttavia il costo dei fossili non include i costi ambientali, che diventano un’esternalità: vale a dire che il costo per l’inquinamento (riscaldamento globale, danni per la salute dei cittadini, etc.), non ricade sulle società energetiche, ma finisce invece per essere distribuito su tutta la comunità, sui governi e sulle amministrazioni locali.

Anche la cattura della CO2 ha un costo molto alto, ma è un costo che in teoria potremmo far pagare alle società petrolifere e a quelle energetiche; anche se poi loro non farebbero che aumentare il prezzo finale, esternalizzando nuovamente il costo ambientale.

Prevedibilmente i paesi produttori di petrolio e di gas sono contrari all’idea di uno stop ai fossili, e hanno a loro sostegno ragionamenti non del tutto partigiani; quando affermano che il mondo “non è pronto” a questo passaggio, probabilmente hanno ragione.

Ma nessuno, a ben guardare, sta dicendo di farlo domani mattina; alcuni stanno insistendo per iniziare a fare qualcosa.

Per il ministro del clima degli Emirati Arabi Uniti la cattura della CO2 sarebbe una soluzione preferibile: continueremmo a bruciare combustibili fossili, ma con sistemi per rimuovere la CO2 dall’ambiente.

Nessuno dei paesi produttori si è tuttavia fatto avanti per pagare il conto di tale estrazione di CO2.

Immagine di copertina: valentyn640