Il destino di Maserati torna al centro del dibattito industriale italiano: il colosso automobilistico cinese Dongfeng avrebbe manifestato un concreto interesse per rilevare il marchio del Tridente, secondo indiscrezioni rilanciate dalla testata specializzata spagnola La Tribuna de Automoción. Una notizia che ha immediatamente acceso i riflettori su uno dei simboli più prestigiosi del Made in Italy automotive, innescando reazioni a catena tra mondo economico e istituzioni.
La risposta ufficiale di Stellantis non si è fatta attendere. Il gruppo guidato da Antonio Filosa ha categoricamente smentito l'esistenza di qualsiasi trattativa in corso, ribadendo che Maserati continua a rappresentare una componente essenziale del proprio portfolio di marchi. Tuttavia, la tempistica delle voci di corridoio appare tutt'altro che casuale: arrivano infatti in una fase critica per Stellantis, alle prese con risultati finanziari deludenti e con la necessità di ridefinire il posizionamento strategico dei propri brand.
La situazione del marchio modenese si presenta infatti complessa. Nonostante i recenti lanci di prodotto come il SUV Grecale e la nuova versione della GranCabrio, i volumi di vendita non raggiungono le aspettative e la casa del Tridente fatica a ritagliarsi uno spazio distintivo all'interno dell'affollato portafoglio di Stellantis. L'elettrificazione della gamma richiede investimenti massicci, mentre il mercato del lusso automobilistico si fa sempre più competitivo.
Sul fronte politico, l'eventualità di un'acquisizione cinese non può lasciare indifferenti le istituzioni italiane. Il precedente della vicenda Alfa Romeo Milano – ribattezzata "Junior" dopo le proteste sulla produzione in Polonia – dimostra quanto Roma sia sensibile alla questione della tutela dei marchi storici e della produzione nazionale. Fonti governative confermano che i ministeri competenti starebbero già valutando l'impatto occupazionale e tecnologico di un'eventuale operazione, preparandosi a utilizzare gli strumenti normativi disponibili per preservare gli interessi strategici del Paese.
Tuttavia, c'è uno scenario più verosimile rispetto alla cessione totale. Dongfeng potrebbe entrare nel capitale di Maserati con una quota minoritaria, oppure strutturare una partnership industriale focalizzata sulla tecnologia elettrica. Questo modello consentirebbe al marchio italiano di accedere a risorse finanziarie e competenze nell'ambito dell'elettrificazione, mantenendo però il controllo gestionale e produttivo in Italia.
Non sarebbe la prima volta che due aziende automobilistiche mettono in atto una collaborazione di questo tipo: la joint venture tra Mercedes-Benz e il gruppo cinese Geely per Smart, così come l'alleanza tra Bugatti, Porsche e la croata Rimac, dimostrano come sia possibile conciliare l'esigenza di investimenti con la salvaguardia dell'identità di marca. In questi casi, la condivisione di tecnologie e piattaforme non ha compromesso il DNA dei marchi coinvolti.
Per Maserati, l'apertura a capitali esterni potrebbe rappresentare una soluzione per affrontare le sfide della transizione energetica senza gravare eccessivamente sul bilancio di Stellantis. Il gruppo italo-franco-americano sta infatti concentrando ingenti risorse su altri marchi del portafoglio, in particolare Jeep e Peugeot, e potrebbe vedere di buon occhio un partner industriale disposto a condividere gli oneri dello sviluppo elettrico del Tridente.
Mentre le smentite ufficiali si susseguono e Dongfeng mantiene il massimo riserbo, l'attenzione mediatica e istituzionale testimonia la rilevanza strategica della vicenda. Il marchio modenese non è semplicemente un costruttore automobilistico: rappresenta un pezzo di storia industriale italiana, un simbolo di eccellenza riconosciuto globalmente. La sua eventuale cessione a capitali stranieri solleverebbe questioni che vanno ben oltre la semplice logica di mercato.