Nissan in crisi profonda: 11mila licenziamenti in arrivo

Nissan taglierà 11.000 dipendenti e chiuderà 7 stabilimenti entro il 2027, per un totale di 20.000 licenziamenti (15% della forza lavoro globale).

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a cura di Andrea Maiellano

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La crisi che sta travolgendo Nissan assume proporzioni sempre più drammatiche, con un piano di ristrutturazione che si fa più severo di mese in mese. Il colosso automobilistico giapponese ha annunciato l'intenzione di tagliare altri 11mila posti di lavoro, portando il totale dei licenziamenti a 20mila unità, pari al 15% della forza lavoro globale. L'azienda, che attualmente impiega circa 133mila persone in tutto il mondo, prevede inoltre la chiusura di sette stabilimenti produttivi sui diciassette attualmente operativi entro il 2027, segnando una delle più drastiche riorganizzazioni nella storia recente del settore automobilistico.

Dietro questa massiccia operazione di ridimensionamento si cela una crisi strutturale che affonda le radici ben prima delle recenti tensioni commerciali internazionali. Il declino di Nissan è iniziato anni fa, manifestandosi in un progressivo calo delle vendite nei suoi mercati di riferimento. Particolarmente preoccupante è la situazione in Cina e Stati Uniti, dove i produttori cinesi di automobili economiche hanno eroso significative quote di mercato all'azienda giapponese.

I risultati finanziari parlano chiaro: alla chiusura dell'anno fiscale a marzo, Nissan ha registrato perdite equivalenti a oltre 4 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi. Un tracollo impressionante se confrontato con i profitti di 2,6 miliardi di euro del periodo precedente, che già mostravano segnali di debolezza rispetto agli anni di maggior splendore dell'azienda.

I tagli al personale, originariamente quantificati in 9mila unità lo scorso novembre, si concentreranno principalmente nel settore produttivo, ma nessun dipartimento sembra essere al sicuro dalla mannaia della ristrutturazione. Il management ha indicato che la riduzione del personale interesserà trasversalmente tutte le divisioni aziendali.

Ad aggravare ulteriormente la situazione è giunto il recente fallimento del tentativo di fusione con Honda e Mitsubishi, altre due importanti case automobilistiche giapponesi. Il progetto, naufragato a febbraio, avrebbe potuto rappresentare una boccata d'ossigeno per Nissan, creando sinergie industriali e commerciali capaci di contrastare la crescente concorrenza internazionale.

La crisi attuale di Nissan non può essere compresa appieno senza considerare lo scandalo finanziario che nel 2018 portò all'arresto di Carlos Ghosn, all'epoca amministratore delegato dell'azienda. L'episodio, che culminò con la rocambolesca fuga di Ghosn in Libano, ha segnato profondamente la reputazione del marchio e la sua stabilità gestionale, contribuendo a minare la fiducia degli investitori.

Come se non bastasse, l'azienda deve ora affrontare anche le conseguenze delle politiche protezionistiche americane. I dazi imposti da Donald Trump sulle importazioni del settore automobilistico rappresentano un ulteriore ostacolo per un'azienda già in difficoltà. Questo fattore esterno, pur non essendo la causa principale della crisi, rischia di accelerare il declino di un colosso industriale che fino a pochi anni fa sembrava inattaccabile.

Con la chiusura di quasi metà dei suoi stabilimenti produttivi globali, Nissan sembra ora puntare su un modello di business più snello e concentrato. Resta da vedere se questa drastica cura dimagrante sarà sufficiente a risollevare le sorti dell'azienda in un mercato automobilistico sempre più competitivo e in rapida evoluzione, dove i produttori tradizionali faticano a tenere il passo con i nuovi attori del settore, specialmente quelli provenienti dalla Cina.

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Ai problemi citati vanno aggiunti anche quelli legati agli investimenti fatti per le auto elettriche e che tra l'altro sono tutt'ora molto costose.
Si afferma di tutto pur di farle apparire per quello che in realtà non sono.
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Ai problemi citati vanno aggiunti anche quelli legati agli investimenti fatti per le auto elettriche e che tra l'altro sono tutt'ora molto costose. Si afferma di tutto pur di farle apparire per quello che in realtà non sono.
Non credo, il problema sono auto obsolete, brutte e care, non puoi chiedere oltre 30k per una juke ibrida decentemente accessoriata, tra l'altro nissan è uno dei precursori dell'elettrica con la leaf che è in vendita da moltissimi anni, poi essendo brutta come quasi tutte le nissan non ha venduto, ma non è un problema dell'elettrico quello di nissan.
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