Olanda e Germania hanno il 50% delle colonnine d'Europa

La rete di ricarica in Europa cresce, ma il 50% delle colonnine sono in Olanda o in Germania: c'è bisogno di più omogeneità.

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a cura di Francesco Daghini

Il dato appare evidente dopo l'ultimo studio effettuato da Acea, l'associazione europea dei costruttori di automobili: in Europa la distribuzione delle colonnine di ricarica per auto elettriche è tutt'altro che omogenea, e vede due stati - Olanda e Germania - che che insieme occupano meno del 10% del territorio avere a disposizione il 50% delle colonnine esistenti.

In Germania si trovano 60.000 punti di ricarica ad oggi, mentre in Olanda si è arrivati a 90.000; le restanti colonnine si suddividono negli altri paesi dell'Unione Europea, con alcune zone che restano ancora poco toccate dalla rivoluzione elettrica. Tra i paesi meno coinvolti troviamo Cipro, che anche per motivi di spazio ha soltanto 57 punti di ricarica, seguito da Malta con 98 punti di ricarica, dalla Lituania con 207, dall'Estonia con 385 e infine dalla Lettonia con 420 colonnine di ricarica per auto elettriche.

Per contro, nella parte alta della classifica si trovano, dopo Olanda e Germania, la Francia con poco più di 37.000 punti di ricarica, seguita dalla Svezia con 25,197 e dall'Italia, con 23,543 colonnine.

Negli ultimi anni la crescita di tutta la rete di colonnine in Europa è stata evidente, facendo segnare un +180% negli ultimi 5 anni: tutto questo però non basta, non solo perché la diffusione è sbilanciata su 2 paesi, ma anche perché il ritmo di crescita non è adeguato a raggiungere gli obiettivi posti dal piano 'Fit for 55' promosso dall'Unione Europea - in 8 anni sarà necessario ampliare la rete di 22 volte rispetto a quella odierna (toccando quota 6,8 milioni di punti di ricarica), e senza un importante lavoro di coordinazione tra le istituzioni, le società che producono colonnine di ricarica (come ABB E-Mobility, che siamo andati a visitare qualche giorno fa nella nuovissima sede in Toscana) e le aziende che gestiscono l'energia elettrica sarà praticamente impossibile rispettare i ritmi di crescita imposti dalla classe politica del Vecchio Continente.

Intervistato sull'argomento, il direttore generale di Acea Eric-Mark Huitema ha detto:

“Mentre alcuni Paesi stanno andando avanti in termini di implementazione dell’infrastruttura, la maggior parte degli Stati è ancora in forte ritardo. Ci sono grandi disparità. Il regolamento sulle infrastrutture dei combustibili alternativi DAFI proposto dalla Commissione europea lo scorso anno è pensato per aiutare la transizione, ma deve essere potenziato in modo da consentire una diffusione consistente delle colonnine su tutto il territorio europeo”.