Perché la Cina è diventata un problema per l'auto europea

Vendite in calo in tutti i segmenti, crisi d'identità e incapacità di seguire le tendenze di un mercato esuberante ma esigente.

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a cura di Tommaso Marcoli

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L'Europa dell'automobile vive momenti di tensione senza precedenti. L'Eldorado cinese, la fu terra promessa, dove la crescita del mercato sembrava inarrestabile, e la richiesta di motori tedeschi (soprattutto) e italiani altrettanto, dopo aver garantito per anni profitti e margini straordinari, interrompe la propria fame di automobili dal Vecchio Continente. E non perché gli automobilisti cinesi siano sazi, piuttosto hanno cambiato le loro abitudini, riscoprendo il gusto locale.

Negli ultimi cinque anni, il mercato automobilistico cinese ha visto un cambiamento sismico: le case europee, tradizionalmente sinonimo di qualità e prestigio, stanno perdendo terreno in favore di costruttori nazionali che, grazie a modelli elettrici all’avanguardia e a strategie di prezzo aggressive, guadagnano quote sempre più consistenti.

Un cambio di scenario imprevedibile che cancella le certezze acquisite in anni di penetrazione costante e - fino ad ora - mai ambigua. Ma una lezione la si può imparare: il prestigio, la consapevolezza del proprio valore, non basta. Il valore intrinseco del marchio non sempre è sufficiente a giustificarne un prezzo di acquisto a volte eccessivo, spesso impopolare. Paga l'innovazione, lo sviluppo, la novità e, soprattutto, l'accessibilità della tecnologia. Questo la Cina, e i cinesi, sembrano averlo compreso, e messo in pratica, in anticipo.

Evoluzione delle quote di mercato (2019–2024)

Nel 2019, le case straniere – in gran parte europee, giapponesi e americane – detenevano il 60,8 % del mercato delle auto private cinese. Entro la fine del 2024, questa quota è scesa al 34,8 %, secondo i dati della China Association of Automobile Manufacturers (CAAM). Parallelamente, la quota dei marchi nazionali è passata da poco più del 30 % nella prima metà del 2020 al 51,5 % di ottobre 2022; per l’intero 2024, la CAAM ha stimato che i brand cinesi rappresentino il 61 % delle vendite complessive. Questo slittamento riflette non solo la rapida crescita dei veicoli a nuova energia (NEV) domestici, ma anche la difficoltà dei produttori europei nel rilanciare modelli competitivi in termini di innovazione tecnologica e rapporto qualità-prezzo.

La crisi del segmento premium

Il segmento premium, storicamente dominato da tedesche come BMW, Mercedes-Benz e Audi, è stato colpito più duramente dalla concorrenza cinese. Marchi emergenti come NIO, Xpeng e Li Auto hanno conquistato consumatori attratti da dotazioni high-tech, interfacce avanzate e, soprattutto, prezzi più accessibili. Porsche, per esempio, ha visto in Cina un calo delle vendite del 42 % nel primo trimestre 2025 rispetto all’anno precedente, in parte dovuto al boom di pre-ordini per modelli come lo SU7 di Xiaomi, che ha raccolto 10.000 prenotazioni in sole due ore.

In termini di prezzo, il confronto è emblematico. La nuova BMW X3 assemblato in Cina parte da 349.900 ¥ (circa 48.000 $), mentre il modello elettrico compatto lanciato a fine 2024 in occasione del “NIO Day” ha un prezzo di ingresso di 148.800 ¥ (20.500 $), con una differenza di oltre 201.000 ¥, pari a circa il 57 % in meno. Questa forbice rende i marchi nazionali particolarmente appetibili per i consumatori orientati all’economia e alla tecnologia.

Anche il vertice della piramide, dominato da modelli come la Mercedes-Benz Classe S e la BMW Serie 7, non è immune alla pressione dei nuovi entranti. NIO, con la sua berlina ET9 presentata a dicembre 2024, propone un pacchetto di tecnologia integrata e autonomia elevata a partire da 788.000 ¥ (circa 102 mila euro). La nuova Mercedes-Benz Classe S 2025, lanciato in Cina a febbraio, parte invece da 962.600 ¥ (circa 124 mila euro), segnando una differenza di 174.600 ¥ (circa 18 %) a vantaggio del costruttore cinese . Sebbene in valore assoluto il gap sia meno pronunciato rispetto al segmento premium, nel lusso l’appeal di un’offerta tecnologica in grado di soddisfare i gusti evoluti del mercato cinese si traduce in un vantaggio competitivo significativo.

Le origini della crisi

Più fattori concorrono all’indebolimento delle case europee in Cina. Innanzitutto, la rapida transizione verso i NEV ha favorito produttori locali, che hanno potuto sviluppare piattaforme ex novo senza l’onere di convertire impianti storici di modelli a combustione interna. Inoltre, le aspettative dei consumatori sono cambiate: le nuove generazioni privilegiano dotazioni software avanzate, connessioni cloud e design innovativo rispetto al semplice status symbol del marchio estero. Da ultimo, le tensioni sui costi – tra tariffe internazionali e pressione sui fornitori – hanno compresso i margini dei produttori europei, costretti a rincorrere i prezzi contenuti dei concorrenti locali.

Per invertire la rotta, molte case europee stanno adottando strategie di “China for China”: Volkswagen ha annunciato il lancio di cinque nuovi modelli basati su una piattaforma specifica, progettata per ridurre i costi di produzione del 40 % nei segmenti più piccoli, e punterà a integrare sistemi di guida assistita sviluppati internamente con la joint venture Carizon. Anche Audi e Mercedes-Benz stanno allungando i telai delle loro varianti “long” e introducendo versioni ibride plug-in, nel tentativo di riprendere quota. Resta da vedere se questi interventi saranno sufficienti a contrastare un ecosistema locale che continua a innovare con rapidità e a offrire un mix di prezzo e tecnologia percepito come sempre più vantaggioso dai consumatori cinesi.

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10 Commenti

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La cina è vicina, e ci si è messa alle spalle. Ahi!
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Quindi il problema delle case europee non è la normativa europea del bando delle ICE al 2035, ma il loro R&D che non è stato all'altezza del mercato.
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e non dimentichiamo i prezzi alzati oscenamente durante il covid, qui non abbiamo alternative e il mercato è crollato (-21% immatricolazioni), lì hanno alternative economiche e giustamente le scelgono.
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Perché hanno prezzi più accessibili di quelle europee… cioè una citycar (segmento A) come la Panda sta a 15.000€… chi ha bisogno di una utilitaria (segmento B ) non va a spendere meno di 20.000€… ma chi li ha tutti sti soldi da buttare in una automobile se lo stipendio medio della maggioranza della popolazione sta tra i 1.200€ e i 1.300€…!?!
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È giusto così...in occidente comandano le lobby che hanno frenato la transizione verso l'elettrico ,in cina lo stato ha puntato in modo deciso sulla transizione ecologica e tecnologica che ha portato i suoi frutti. Ora siamo indietro 20 anni
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Le logiche di scelta di un consumatore europeo ovvero a cui noi siamo abituati credo non siano le stesse di un consumatore cinese.
Noi abbiamo una formazione scolastica orientata al libero pensiero che influenza il nostro comportamento come consumatore.
In oriente hanno influenze differenti che molto probabilmente rendono i consumatori più inditizzabili
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Quindi il problema delle case europee non è la normativa europea del bando delle ICE al 2035, ma il loro R&D che non è stato all'altezza del mercato.
Esatto! Ma negli ultimi 2 anni i media hanno concentrato la loro narrativa contro gli investimenti sull'elettrico mentre la realtà è che la Cina sull'elettrico ci ha investito e creduto al punto da rendere fuori mercato le nostre stufetta su ruote... I produttori europei hanno preferito mettere la testa sotto la sabbia, puntare tutto sul termico, ridurre la produzione e alzare i margini in questi 5 anni, lanciandosi di fatto a tutta velocità sul binario morto che ora è giunto al termine. Complimenti!
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Il problema ( vecchio di decenni) è che si cerca sempre la soluzione più economica e semplice da implementare.
Quando si rende necessario un cambiamento si opta per quello che comunque rende di più sul momento, anche se poi sul lungo termine si rivela non il migliore.
Quando siamo passati dalle auto con benzina al piombo e spinterogeno, alle auto con marmitta catalitica e accensione elettronica, vi erano sul tavolo diverse scelte possibili.
ma tutte le case hanno optato per riciclare al massimo tutto quello che già avevano, praticamente tutti i modelli in commercio nei primi anni erano vecchi modelli riadattati.
Consumavano di più e erogavano minor potenza a parità di cilindrata, ci sono voluti anni prima che potessero raggiungere e poi superare le prestazioni delle loro sorelle anziane, se vi fosse stata una dirigenza in grado di vedere oltre il giorno successivo...
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È giusto così...in occidente comandano le lobby che hanno frenato la transizione verso l'elettrico ,in cina lo stato ha puntato in modo deciso sulla transizione ecologica e tecnologica che ha portato i suoi frutti. Ora siamo indietro 20 anni
rotfl, certo, sono proprio le lobby che hanno imposto il "entro il 2030/2035" niente più auto a combustione, non la ce, noooooo
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Le logiche di scelta di un consumatore europeo ovvero a cui noi siamo abituati credo non siano le stesse di un consumatore cinese. Noi abbiamo una formazione scolastica orientata al libero pensiero che influenza il nostro comportamento come consumatore. In oriente hanno influenze differenti che molto probabilmente rendono i consumatori più inditizzabili
Sono due società profondamente diverse.................all'apparenza.
Globalizzazione e consumismo stanno, anzi hanno già rese identiche tutte le società, ovunque, senza esclusione.
L'unica differenza sta nel chi può permettersi un bene e chi no, tra il morto di fame con le pezze al culo, quello medio ed il benestante.
Queste tre tipologie di persone le trovi dappertutto e dappertutto sono influenzabili nella stessa misura.

Quanto alla "formazione scolastica che orienta al libero pensiero", sei fuoristrada, del tutto.
Negli ultimi 5 anni, non solo in ambito scolastico e quindi in scuole ed università, ma anche in altri ambienti di lavoro, il libero pensiero è stato ostracizzato, anzi dire che è stato ostracizzato è dire poco.

Come in oriente, così in occidente, ovunque le persone sono manipolabili, possono essere facilmente indotte a pensare quello che le lobby vogliono.
E quale è il modo migliore per farlo? Cominciare a influenzare un individuo fin da bambini.
Si sa che assorbono come spugne, fanno loro modi di fare e di pensare, su tutto quello che vedono e ascoltano.
Da adulti poi, se avranno dei figli, questi figli come saranno secondo te? Vivranno senza essere condizionati a pensare e fare in uno specifico modo?

Una persona libera non fa gli interessi della "società".
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Bravo Tommaso, bell'articolo, che evita di scadere nella semplificazione "i marchi europei non vendono perchè il governo Cinese impone le NEV", oppure "i marchi europei non vendono perchè il governo cinese da incentivi ai produttori locali". C'è un aspetto chiave del mercato che hai messo in evidenza, che non è ovvio: mettendo da parte la lotta dei prezzi, c'è gente in cina che è disposta a spendere 100k euro per un'auto. Non lo fa per andare dal punto A al punto B, lo fa perchè vuole status symbol / sportività / lusso, ecc... Non smette di comprare Classe S per comprare un'auto che costa la metà e gli da le stesse cose a parità di prezzo... quel cliente continua ad avere 100k per un'auto, e li spenderà: ma oggi compra Nio ET9, perchè la percepisce (a torto o ragione) come un prodotto superiore a Classe S. In Cina molte auto occidentali vengono chiamate "l'auto del nonno"... ed è un pensiero che si sta diffondendo velocemente soprattutto nella fascia di età più giovane - i cinesi più vecchi sono ancora legati a "l'auto straniera è meglio"... ma presto quei cinesi vecchi non compreranno più auto, e verranno sostituiti da quelli che ora sono cinesi giovani.
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