Predator e Reaper: boom di incidenti per guasto tecnico

Nel 2015 venti Predator e Reaper della US Air Force hanno avuto incidenti a causa di un problema tecnico ormai noto a tutti.

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a cura di Dario D'Elia

Il 2015 è stato un anno difficile per i droni militari della US Air Force: 20 Predator e Reaper si sono schiantati al suolo (senza danni per le persone) a causa di un problema tecnico che non si riesce a risolvere. A questo punto ci sarebbe da domandarsi se anche i velivoli della nostra Aeronautica Militare, come quelli di Francia, Olanda, Spagna e Regno Unito, siano a rischio. L'Italia nello specifico dispone di sette Predator MQ-1 e sei Reaper MQ-9 (sebbene privi di armamento).

drone a terra
Incidente di un drone

Il dato ufficiale statunitense è stato estrapolato dall'ultimo rapporto dell'Air Force Safety Center e ulteriori informazioni sono il frutto dell'indagine del noto quotidiano. Ebbene, si tratta di uno degli anni peggiori per il Pentagono, anche se dal 2001 i droni militari sono stati coinvolti in più di 400 incidenti di varia natura.

Certamente non sta aiutando la riduzione del budget e l'incremento delle missioni, con dirette conseguenze sulle ore di volo. Resta il fatto che 10 Reaper e 10 Predator distrutti o pesantemente danneggiati nel 2015 rappresentano un tasso di criticità due volte superiore rispetto al 2014. E se si considera che ogni drone costa più di 10 milioni di dollari c'è da preoccuparsi.

dati dal 2001
Dati dal 2001

Le forze militari e i tecnici hanno scoperto che c'è un difetto nello starter-alternatore, ma anche un'analisi accurata dei componenti non ha portato a una soluzione adeguata. Il fornitore Skurka Aerospace ci sta lavorando da tempo senza risultati a quanto pare.

Un starter-alternatore
Starter-alternatore

Dopodiché se si manifesta un'avaria i droni possono affidarsi a una batteria di scorta che però ha il difetto di consentire un'autonomia limitata. Insomma, anche in caso di problemi spesso non c'è margine per far ritorno alla base. A quel punto i piloti cercando di invididuare zone disabitate per un tentativo di atterragio.

"Stiamo analizzando da vicino la questione per determinare quale sia il problema", disse nel 2014 il Tenente Generale Robert P. Otto, capo dei programmi di intelligence e sorveglianza della US Air. Da allora non si è saputo più nulla.