La mobilità sostenibile italiana cambia marcia con il rilancio del PNRR annunciato dal Governo il 19 maggio scorso. Durante la riunione della Cabina di regia presieduta dal Ministro Tommaso Foti, è emersa una svolta significativa nelle politiche di incentivo automobilistico: quasi 600 milioni di euro saranno destinati esclusivamente ai veicoli elettrici (approfittatene per una wallbox), abbandonando il precedente approccio che includeva anche modelli a più alte emissioni. Questa decisione segna un punto di non ritorno nella strategia italiana per la decarbonizzazione dei trasporti, pur arrivando in un momento in cui il mercato nazionale delle vetture a batteria fatica ancora a decollare rispetto agli altri paesi europei.
La nuova direzione degli incentivi prevede la sostituzione di 39.000 veicoli tradizionali con altrettanti elettrici entro giugno 2026, un obiettivo ambizioso che riflette l'intenzione dell'esecutivo di accelerare una transizione finora troppo lenta. A differenza dei bonus precedenti, che coprivano veicoli con emissioni fino a 135 g/km di CO2, i nuovi contributi saranno riservati ai modelli a zero o bassissime emissioni, in linea con le pressanti richieste europee di una mobilità più pulita.
Resta ancora da definire l'impianto operativo delle misure - dagli importi specifici ai requisiti ISEE, dalle regole per la rottamazione al possibile tetto massimo del prezzo d'acquisto - dettagli che verranno finalizzati dopo il passaggio parlamentare e l'approvazione della Commissione europea. Nel 2024, ricordiamo, gli incentivi coprivano vetture elettriche fino a 42.700 euro IVA inclusa, un limite che potrebbe spingere i costruttori a rivedere al ribasso alcuni listini per rientrare nella fascia agevolata.
Il contesto in cui si inserisce questa decisione è quello di un'Italia ancora indietro nell'adozione della mobilità elettrica. I numeri parlano chiaro: nel primo quadrimestre del 2025, le auto a batteria hanno rappresentato appena il 5,07% delle immatricolazioni totali nel nostro paese. Un dato in crescita rispetto al 2,76% dello stesso periodo dell'anno precedente, ma ancora drammaticamente distante dalla media europea e soprattutto dai principali mercati continentali.
Mentre Regno Unito, Francia e Germania registrano quote di mercato elettrico rispettivamente del 20,7%, 18,2% e 17%, l'Italia si colloca in fondo alla classifica, superando di poco la Spagna che si attesta al 6,9%. Un ritardo strutturale che penalizza non solo gli obiettivi ambientali del paese, ma rischia anche di compromettere la competitività dell'industria automobilistica nazionale nel medio periodo.
Il 2025 potrebbe tuttavia segnare un punto di svolta grazie all'arrivo di numerosi nuovi modelli elettrici a prezzi più accessibili. Dalle citycar come Dacia Spring e Citroen e-C3 alle compatte come la Renault 5 E-Tech Electric, fino ai crossover di marchi cinesi come BYD, MG e Leapmotor, l'offerta si sta ampliando verso fasce di prezzo più abbordabili, con alcuni modelli già diventati best seller nei rispettivi segmenti. In questo scenario, un sostegno pubblico mirato potrebbe finalmente fare la differenza.
La storia degli incentivi auto in Italia è stata finora caratterizzata da discontinuità e incertezze. Modifiche improvvise, fondi esauriti in poche ore, lunghi periodi di vuoto normativo e criteri talvolta troppo rigidi hanno creato un clima di instabilità che ha disorientato sia i consumatori che i costruttori. Questo approccio "a singhiozzo" ha contribuito a rallentare lo sviluppo di un mercato che avrebbe invece bisogno di regole chiare e di una visione strategica di lungo periodo.
Mentre altri paesi europei hanno implementato politiche coerenti e strumenti efficaci, spesso inseriti in strategie ambientali e industriali di ampio respiro, l'Italia ha proceduto per tentativi, senza una direzione univoca. L'opportunità offerta dal PNRR potrebbe rappresentare un punto di svolta decisivo: la sfida è trasformare quello che rischia di essere l'ennesimo incentivo temporaneo in una vera politica industriale credibile e duratura.
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