Nelle scorse settimane Tesla è balzata all'onore delle cronache per Autopilot, il sistema di guida assistita a bordo dei propri veicoli. Si presume che un suo funzionamento scorretto abbia causato alcuni incidenti.
C'è stata una levata di scudi contro l'azienda, la tecnologia e il conseguente avvio di diverse indagini per capire se Autopilot sia l'effettiva causa degli episodi - una persona in Florida ha perso la vita.
In un mondo che guarda alla guida autonoma come un modo per migliorare la vita delle persone, ridurre l'inquinamento e agevolare la mobilità, tanta attenzione non solo è giustificata, ma anche sacrosanta. Quando c'è in gioco la vita delle persone non si può prendere nulla alla leggera.
Questo interesse (con annesso scetticismo) rischia però di fare ombra ai possibili vantaggi, che sono innegabili. Un primo episodio "virtuoso" dell'uso di Autopilot arriva dal Missouri, dove il trentasettenne Joshua Neally è riuscito a recarsi nel più vicino ospedale dopo un improvviso malore proprio grazie al sistema di guida assistita a boro della sua Tesla Model X.
Neally era alla guida della sua auto quando, sulla via di casa dal lavoro, è stato colpito da un'embolia polmonare. Impossibilitato a guidare al meglio, ma comunque non del tutto incosciente, l'uomo ha permesso ad Autopilot di condurre il veicolo per oltre 30 chilometri di autostrada, arrivando così nei pressi di un ospedale: da lì l'uomo è stato in grado di terminare il tragitto.
Certo, Neally avrebbe potuto accostare e chiamare un'ambulanza piuttosto che affidarsi alla tecnologia, ma allo stesso modo avrebbe potuto scegliere di provare a continuare a guidare in condizioni non ottimali, causando un pericolo per lui e gli altri automobilisti.
Che abbia fatto o meno la scelta giusta, l'episodio apre uno scorcio sul futuro e fa emergere uno dei tanti vantaggi della guida autonoma, anche se mancano ancora alcuni anni affinché la tecnologia operi in modo perfetto sotto ogni condizione.
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