Avatar di Alessandro Crea

a cura di Alessandro Crea

Il 2018 potrebbe essere un anno cruciale, anzi fatale, per i motori diesel, soprattutto in Europa. È di queste ore la notizia che Toyota ha deciso, abbastanza a sorpresa, di bruciare i tempi e smettere di vendere auto diesel in Europa già nel corso di quest'anno.

Nei prossimi mesi dunque modelli come la Auris perderanno le motorizzazioni di questo tipo e manterranno solo le versioni a benzina o ibride. Il diesel resterà comunque ancora un'opzione disponibile per i veicoli commerciali e la Toyota Land Cruiser SUV, ma si tratta comunque di una decisione drastica, che ha colto l'intero mercato in contropiede. In realtà Toyota aveva già comunicato questa sua decisione a inizio anno, ma l'annuncio aveva un taglio molto più generico e meno circostanziato di questo.

interna

Stando a quanto dichiarato dai portavoce del brand nipponico, la decisione sarebbe dettata da considerazioni pragmatiche: a quanto pare infatti i consumatori europei acquisterebbero soprattutto Toyota ibride, che costituirebbero il 41% delle vendite, mentre i modelli diesel si attesterebbero a meno del 10%. I dati spiegano forse la decisione strategica di Toyota, ma ovviamente non possono dare conto di una situazione generalizzata. Perché dunque tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018 si sono susseguiti annunci di questo tipo da parte un po' di tutti i produttori?

Limiti stringenti e costi elevati

Il primo motivo, valido per tutti, è anch'esso di tipo pragmatico: tecnologicamente l'evoluzione dei motori diesel è arriva al suo apice. Presto ci saranno nuove e ancora più stringenti direttive sulle emissioni di particolato per questi motori e, a detta di studiosi e aziende, rientrare nei parametri sarebbe ancora possibile, ma con costi elevati di ricerca e sviluppo, che andrebbero a ripercuotersi inevitabilmente sul costo finale di automobili che già da qualche anno sono protagoniste di un calo di vendite. Il gioco non varrebbe la candela dunque.

La sentenza spartiacque

Anche la spiegazione tecnico-economica però non dice tutta la verità. I nuovi parametri non sono dietro l'angolo e, se è vero che diversi colossi del settore come Volvo e FCA hanno annunciato di voler abbandonare questo tipo di motorizzazioni, fino a ieri le tempistiche indicate erano ben diverse.  Volvo si riferiva al 2019, ma solo per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi motori diesel, mentre la comemrcializzazione dovrebbe definitivamente finire nel 2023, mentre il gruppo FIAT Chrysler addirittura al 2022.

inquinamento scarico emissioni adobestock 116382308

La differenza, nel far precipitare la situazione, potrebbe averla fatta invece la storica sentenza di Lipsia. Come ricorderete forse, la scorsa estate la città di Stoccarda, sede di importanti aziende automobilistiche come Mercedes e Porsche, aveva annunciato l'intenzione di voler vietare la circolazione delle auto diesel - Euro 5 comprese - nel centro della città, come misura per contenere l'inquinamento.

Leggi anche: Blocchi ai diesel Euro 4 ed Euro 5 anche in Germania

Diversi Land, spaventati dalle vittorie ottenute dalle associazioni ambientaliste a seguito dei ricorsi e preoccupati della possibilità che tali divieti si estendessero in altre città, erano ricorsi al Tribunale amministrativo federale di Lipsia, una sorta di Consiglio di Stato. Quest'ultimo però a sorpresa ha confermato le sentenze precedenti, specificando che ogni municipalità tedesca ha il diritto di vietare la circolazione di auto diesel sul proprio territorio, anche Euro 4 ed Euro 5, superando così di fatto la normativa federale che prevedeva possibili restrizioni solo per le auto fino ad Euro 3.

Molte altre città, tedesche e non solo, potrebbero ora decidere di vietare la circolazione di questo tipo di veicoli, assestando forse la mazzata definitiva a un mercato già esanime e facendo crescere ulteriormente la domanda per soluzioni elettriche o ibride.

Intanto in Italia...

Il nostro Paese fa parzialmente eccezione per quanto riguarda i diesel. Da noi infatti le vendite sono ancora buone per diverse ragioni: anzitutto siamo tra le nazioni mondiali in cui la benzina costa di più in assoluto, poi fino a ieri il Governo ha avuto un approccio di neutralità tecnologica, come dimostrano anche gli scarsi incentivi per auto elettriche, ibride, a metano o GPL.

auto elettrica

Qualcosa però sta cambiando anche da noi: recentemente infatti ha fatto scalpore la decisione della sindaca di Roma di proibire la circolazione di tutti i veicoli diesel privati nel centro storico a partire dal 2024. Una decisione tutta da confermare ovviamente visto che il mandato della sindaca finirebbe tre anni prima di quella data, ma che potrebbe comunque funzionare da stimolo per altre città.

Ma ibride ed elettriche inquinano davvero meno?

Si tratta di un tema tutt'ora poco chiaro e molto dibattuto. È famosa infatti la recente presa di posizione dell'AD di FCA, Sergio Marchionne, secondo cui le auto elettriche non risolverebbero il problema dell'inquinamento se prima non si sarà in grado di produrre energia da fonti rinnovabili in modo più efficiente e diffuso. Idea peraltro appoggiata anche da alcuni studiosi secondo cui in realtà le auto elettriche non farebbero che spostare l'inquinamento dai grandi centri al resto dell'ambiente.

Leggi anche: L'auto elettrica inquina? Per l'Università di Bruxelles no

Altre ricerche, che hanno preso in considerazione l'intero ciclo produttivo di un'automobile a combustibile fossile e di una elettrica, hanno invece dimostrato che questa inquinerebbe comunque meno anche nel peggiore degli scenari possibili, in cui cioè si usassero prevalentemente fonti non rinnovabili, anche se ovviamente il beneficio sarebbe assai ridotto. A pesare sull'impatto ambientale comunque sarebbero soprattutto le batterie, vero tallone d'Achille delle auto elettriche, non solo per l'autonomia che sono in grado di offrire e per i lunghi tempi di ricarica.

auto elettrica

A prescindere da tutto comunque è chiaro che ci troviamo ormai dinanzi a un cambiamento epocale e che l'avvento delle auto elettriche - che solo pochi anni fa sembrava fantascienza - è invece ormai alle porte. Ci vorranno anni ovviamente prima che si affermino definitivamente, perché alcune tecnologie sono ancora acerbe o insoddisfacenti e perché manca una rete capillare di ricarica, ma la strada sembra ormai definitivamente segnata.