Toyota taglia la produzione per carenza di materiali

La crisi dei chip colpisce duramente la casa nipponica, che blocca gran parte delle fabbriche.

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a cura di Alessandro Martini

Toyota, il primo costruttore di auto al mondo (appena davanti a Volkswagen come vendite) ha annunciato che taglierà entro settembre oltre il 40% della produzione. Causa mancanza di componentistica, e conseguenze della pandemia da Coronavirus, si passa dai 900.000 esemplari previsti a poco più della metà. Finora, la casa nipponica aveva "tamponato" l'emorragia di chip grazie alle ampie scorte predisposte negli anni passati, che però si stanno avvicinando all'esaurimento.

Benché non siano previsti licenziamenti, almeno per ora, gran parte delle fabbriche situate in giro per il pianeta fermeranno le operazioni. Tra queste, lo stabilimento turco da cui esce il celebre SUV ibrido C-HR, oppure gli impianti a stelle e strisce che producono gran parte dei modelli pià amati dagli americani. Con alcune eccezioni, tipo il modello Tundra che continuerà a essere assemblato per sostenere la sempre ampia richiesta di pick-up (da parte del pubblico americano).

Nonostante le cattive notizie e gli imprevisti legati al Covid, portavoci Toyota hanno fatto sapere ad Autocar che gli obiettivi per l'anno prossimo non cambiano. Si parla di oltre 9 milioni di vetture prodotte entro la fine dell'anno fiscale 2022 (marzo), ma non è chiaro da dove arriveranno le auto non assemblate nei prossimi mesi. La casa nipponica sostiene di essere in continuo contatto con i fornitori per risolvere i problemi legati all'assenza di materiali, ma intanto non c'è alcuna soluzione in vista.

Sono infatti numerose (leggasi: praticamente tutte) le case automobilistiche colpite duramente dalla crisi dei chip che hanno dovuto adeguarsi limitando la produzione. Alcune, come Volkswagen, stanno provando a fare a meno della tecnologia almeno in via temporanea, eliminando caratteristiche non proprio fondamentali da alcuni modelli. Ma nel caso di Toyota non sembra una strada percorribile e lo dimostra il fatto che la casa giapponese ha scelto di fermare le proprie fabbriche.

Considerando la transizione energetica, i nuovi regolamenti sulle emissioni e questi problemi di natura tecnologica, il settore automotive si trova in quella che potremmo definire "la tempesta perfetta". Chi ne uscirà meglio sarà forse il marchio che, più di tutti, indicherà la strada da seguire nei prossimi anni (per l'intero mercato).