Nel panorama automotive globale, la sfida dei costruttori emergenti assume contorni sempre più definiti, con Xiaomi che rappresenta un caso emblematico di diversificazione industriale. Il colosso cinese dell'elettronica (se volete il nuovo 14 Ultra è già disponibile), entrato da poco nel settore automobilistico, sta affrontando la fase più critica di ogni nuovo business: quella degli investimenti iniziali e delle inevitabili perdite operative che precedono il consolidamento. Nonostante numeri di vendita promettenti per la berlina elettrica SU7 e l'imminente arrivo del SUV YU7, il primo trimestre 2025 ha evidenziato come la strada verso la redditività richieda ancora pazienza e capitali.
I risultati finanziari parlano chiaro: con un fatturato complessivo di 18,6 miliardi di yuan (circa 2,28 miliardi di euro) nel comparto auto, Xiaomi ha registrato una perdita operativa di 500 milioni di yuan, equivalenti a 61,26 milioni di euro. Traducendo questi numeri in termini più concreti, ogni vettura consegnata ha comportato un passivo di circa 800 euro. Il dato, tuttavia, va contestualizzato in una strategia industriale di più ampio respiro. La divisione automobilistica di Xiaomi ha raggiunto un profitto lordo del 23,2% nel trimestre, dimostrando che il modello di business ha fondamenta solide. Le perdite attuali sono principalmente legate agli ingenti investimenti in infrastrutture produttive, tecnologie e all'espansione della capacità manifatturiera.
Con 258.000 unità della berlina SU7 già consegnate, Xiaomi sta lavorando all'ampliamento della propria fabbrica per incrementare ulteriormente la produzione. Questa mossa rappresenta un chiaro segnale della fiducia dell'azienda nelle prospettive di crescita del mercato dei veicoli elettrici, nonostante le sfide economiche immediate.
Lu Weibing, presidente del gruppo Xiaomi, ha offerto una visione pragmatica della situazione: "All'inizio ogni azienda deve affrontare delle perdite per avviare le attività. Servono fabbriche, macchinari, tecnologie". Un'affermazione che inquadra perfettamente l'attuale fase di sviluppo dell'azienda nel settore automotive, dove gli investimenti iniziali sono particolarmente onerosi.
Il miglioramento rispetto all'anno precedente è già tangibile: nel 2024, la divisione auto aveva accumulato perdite per 6,2 miliardi di yuan (760 milioni di euro), un dato che rende i 61 milioni di euro del primo trimestre 2025 un segnale incoraggiante di progressiva stabilizzazione.
L'ottimismo del management non è infondato. Secondo le previsioni di Weibing, il punto di pareggio potrebbe essere raggiunto già nel secondo trimestre dell'anno in corso. Le consegne della berlina SU7, unite all'imminente debutto del SUV YU7 previsto per l'estate, dovrebbero generare volumi sufficienti a invertire la tendenza, portando la divisione automotive a generare i primi profitti entro la fine del 2025.
La strategia di Xiaomi segue un percorso già battuto da altri costruttori: prima stabilire una presenza significativa sul mercato attraverso prodotti competitivi, poi raggiungere economie di scala sufficienti a rendere profittevole l'intera operazione. In questo contesto, la diversificazione del portafoglio con l'introduzione del SUV YU7 rappresenta un passaggio cruciale per intercettare segmenti di mercato differenti e aumentare i volumi complessivi.
Non va dimenticato che Xiaomi può contare su un vantaggio significativo rispetto ad altri costruttori emergenti: la solidità finanziaria derivante dal suo core business nell'elettronica di consumo. Questa base economica consente all'azienda di sostenere gli investimenti necessari nella fase di avvio della produzione automobilistica, un lusso che non tutti i nuovi player possono permettersi.
Se le previsioni del management si riveleranno accurate, Xiaomi potrebbe rappresentare uno dei casi più rapidi di transizione dalla fase di investimento a quella di redditività nel settore automotive moderno, dimostrando l'efficacia di un approccio industriale che unisce l'esperienza tecnologica alla produzione di veicoli elettrici avanzati.