Il settore automobilistico cinese si trova sull'orlo di una crisi sistemica, dove guerre dei prezzi selvagge e pratiche commerciali aggressive minacciano l'intera filiera produttiva. Negli ultimi mesi, associazioni di categoria, ministeri governativi e singoli costruttori hanno lanciato allarmi sempre più preoccupati riguardo a un sistema che sembra aver imboccato una spirale distruttiva. La riduzione sconsiderata dei listini, insieme a politiche commerciali insostenibili, sta erodendo margini di profitto e mettendo in ginocchio numerosi concessionari, con effetti potenzialmente devastanti per l'intero ecosistema automobilistico cinese.
Il Ministero dell'Industria e dell'Informazione Tecnologica (Miit) non ha usato mezzi termini definendo la situazione attuale come un segno distintivo di concorrenza dannosa. "Le guerre dei prezzi non hanno vincitori", ha dichiarato un alto funzionario ministeriale, evidenziando come queste pratiche minino la qualità dei prodotti e compromettano lo sviluppo sostenibile dell'intero settore. L'intervento governativo non è casuale: rappresenta una risposta diretta all'appello lanciato dalla Caam (Associazione cinese dei produttori di automobili), che ha esortato i suoi membri a evitare "caotiche guerre sui prezzi" per favorire invece una competizione leale.
La Camera di commercio dei concessionari cinesi ha aggiunto la propria voce al coro di preoccupazioni, denunciando come i costruttori stiano inondando i rivenditori con volumi di veicoli impossibili da smaltire sul mercato. Questa pressione, combinata con cicli di pagamento eccessivamente lunghi, ha già portato alla chiusura di numerosi punti vendita, inclusi una ventina di concessionari BYD nella provincia dello Shandong.
Al centro della tempesta si trova proprio BYD, il colosso di Shenzhen, accusato dai concorrenti di aver innescato una guerra dei prezzi insostenibile. Le tensioni hanno raggiunto livelli critici quando Wei Jianjun, presidente di Great Wall Motor, ha paragonato esplicitamente BYD a Evergrande, il gigante immobiliare protagonista del più grande fallimento nella storia economica cinese. Il riferimento all'elevato indebitamento di BYD e ai potenziali rischi sistemici ha trovato eco nelle dichiarazioni di Zhu Huarong, presidente di Changan, che ha sottolineato i pericoli per l'intero settore.
La reazione di BYD non si è fatta attendere. Li Yunfei, responsabile delle relazioni pubbliche dell'azienda, ha categoricamente respinto ogni paragone con Evergrande, definendo "sbalorditive" le affermazioni di Wei e non escludendo azioni legali. Questa risposta riaccende uno scontro che ha radici profonde: nel 2023, Great Wall Motor aveva già denunciato BYD per presunte violazioni degli standard emissivi di alcuni modelli ibridi (servirà una wallbox), mentre BYD aveva invitato l'industria automobilistica cinese a unirsi per "demolire le vecchie leggende" come Great Wall.
Dietro queste tensioni si nasconde una realtà industriale caratterizzata da sovracapacità produttiva e margini in continuo calo. La Caam ha evidenziato come la competizione spietata stia erodendo significativamente gli utili aziendali, con potenziali "effetti a catena" che rischiano di interrompere le normali attività commerciali e innescare rischi sistemici lungo tutta la filiera delle forniture.
Le autorità cinesi sembrano determinate a intervenire per ristabilire un equilibrio. Il Miit ha promesso iniziative specifiche per frenare la concorrenza aggressiva e favorire un mercato "equo e ordinato", invitando i costruttori a concentrarsi su innovazione tecnologica e gestionale per ridurre i costi e migliorare la qualità dei prodotti, piuttosto che ricorrere a tagli selvaggi dei prezzi.
La domanda che rimane senza risposta è se questi appelli saranno sufficienti a invertire una tendenza che appare ormai radicata. Come ha amaramente osservato Wang Yuanli, ex direttore tecnico di Great Wall, già nel 2023: "Se parliamo solo di stare insieme, ma teniamo l'amarezza nel cuore, sarebbe meglio combattere prima". Da allora, purtroppo, lo scontro è solo peggiorato, trascinando l'intero settore automobilistico cinese in una crisi dalla quale potrebbe essere difficile riemergere senza profonde trasformazioni strutturali.