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Start-up

Agreen Biosolutions, la startup italiana che insegna alle culture ad autoproteggersi

L’olio ozonizzato è il principio su cui si basa il biostimolante creato dalla “agribiotech” per insegnare alle piante a proteggersi da parassiti e malattie

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a cura di Danilo Loda

Pubblicato il 16/04/2024 alle 12:45 - Aggiornato il 18/04/2024 alle 15:49

Né fertilizzante e nemmeno antiparassitario, ma un biostimolante che “incoraggia” le difese naturali delle piante contro funghi e altre condizioni ambientali avverse. Questo, in sintesi, è quanto produce la “agribiotech”, come piace definirsi, l’italiana Agreen Biosolutions.

A spiegarci come e perché nasce Agreen Biosolutions, una delle partecipanti alla manifestazione Primo Innovare di Area Science Park, è Enrico Montanaro, co-fondatore e CEO dell’azienda. Da studenti fuori sede a Milano Montanaro, insieme al suo amico Victor Rosa (attuale CTO) entrano per la prima volta “in contatto” con il concetto di olio ozonizzato, sostanza “naturale attiva”, normalmente utilizzata nel campo della cosmesi e in ambito medicale.

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Da un piccolo taglio sul dito del co-fondatore, e dalla rapidissima guarigione dello stesso, nasce la curiosità verso questa sostanza, che ha portato i due amici friulani a studiarla e a capire come fosse anche efficace contro i funghi. Da qui l’idea di utilizzarla in agricoltura, dove i patogeni di origine fungina sono il problema più grande.

“Dopo questa “scoperta” abbiamo fatto un po’ di esplorazioni,” spiega Montanaro, “e abbiamo visto che in effetti l'Italia era l'unico Paese dove già questo olio ozonizzato era utilizzato in ambito agricolo, ma in volumi molto ridotti Questo perché era un prodotto molto di nicchia, e veniva realizzato dalle stesse aziende che lo usano a livello cosmetico, ma ovviamente con degli oli più poveri di ozono. Ci siamo resi conto però che il suo costo era molto alto, circa 40 euro al litro, che, per uso agricolo, ha un prezzo esagerato e quindi fuori mercato

 

Il primo step: rendere l’olio ozonizzato meno costoso per utilizzarlo in agricoltura (e non solo)

Da qui l’idea di esportarlo al di fuori dell’Italia e renderlo anche appetibile a livello di costo. E qui entra in gioco il terzo socio fondatore, Ivan Giunta (terzo fondatore), che è uno dei pochissimi produttori di olio ozonizzato in Italia, ma per uso cosmetico.

“Abbiamo parlato con Ivan, e con lui abbiamo appreso come si produce questo olio ozonizzato”, spiega ancora Montanaro. “Abbiamo anche capito perché è complicato produrlo in quantità e scale rilevanti a un prezzo abbordabile”.

A questo ci hanno pensano Victor e Ivan che hanno lavorato per l'upscaling e il miglioramento delle condizioni di reazione tra ozono e olio. Infatti l’olio ozonizzato si produce in modo molto semplice, senza solventi chimici o altre addizioni. I due riescono a migliorare questo processo di reazione contenendo i costi, che ora sono paragonabili agli altri standard di mercato come ad esempio ii fungicidi

Agreen Biosolutions si vuole aprire all’Europa

Dopo tre anni di test andati sempre a buon fine fatti in diversi settori, tra cui nel vitivinicolo, ma anche con alberi da frutta e ortaggi, la agribiotech ha già un primo cliente italiano, ma l’obiettivo è di farsi conoscere in tutta Europa. L’azienda ha già iniziato l’iter per registrare l’olio ozonizzato come "sostanza per il biocontrollo", quindi, un domani anche come biopesticida contro i funghi.

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“Puntiamo a entrare nel mercato europeo nel 2025” - spiega Montanaro - “mentre come fungicida stiamo parlando con aziende internazionali per avviare un co-sviluppo. Riuscire a registrare la sostanza come principio attivo fungicida è il nostro obiettivo ultimo perché diventeremmo veramente appetibili, soprattutto ad aziende agrochimiche di dimensioni notevoli. Questo perché la registrazione di una sostanza biologica come fungicida, piuttosto che insetticida erbicida, ha molto valore visto che ci sono poche sostanze naturali che hanno un'efficacia come quella dei prodotti chimici”.

Attualmente Agreen Biosolutions ha un piccolo impianto produttivo, ma non in grado di produrre su larga scala. L’obiettivo è chiaramente averne uno ad hoc entro l’anno prossimo, per aumentare il piccolo fatturato odierno. Ma per fare questo servono investimenti. “Siamo in un acceleratore di Verona con Cassa Depositi e Prestiti più un acceleratore/investitore spagnolo” chiosa Montano.

“Al momento stiamo lavorando con loro, che sono i nostri primi investitori. Finché non sono arrivati avevamo avuto dei Grant e altri finanziamenti. Stiamo programmando il prossimo round, che è un Seed round, che prevediamo di lanciare il prossimo autunno. Per allora avremo individuato anche il partner per lo sviluppo della sostanza fungicida, saremo più presenti in Italia e avremo ottenuto anche la certificazione europea”.

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