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L'IA rende necessario assumere più ingegneri non meno

Atlassian prevede di aumentare il numero di ingegneri nei prossimi cinque anni per rispondere alla crescente domanda tecnologica, annuncia il CEO.

Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 14/10/2025 alle 11:10
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Ricordate la campagna "Stop hiring humans" di Artisan per assumere chatbot al posto di personale, anche qualificato? C'è chi, negli Usa, la pensa in maniera decisamente opposta. Secondo Mike Cannon-Brookes, cofondatore e amministratore delegato di Atlassian, i posti di lavoro per gli ingegneri informatici non sono destinati a scomparire. Al contrario, l'azienda australiano-americana prevede di espandere significativamente il proprio organico tecnico nei prossimi anni. Una visione che va controcorrente rispetto ai timori diffusi nel settore tecnologico.

Durante un'intervista rilasciata al podcast "20VC", il CEO ha spiegato la sua prospettiva ottimistica sul futuro dell'ingegneria del software. Secondo Cannon-Brookes, tra cinque anni Atlassian avrà più ingegneri rispetto ad oggi, nonostante gli strumenti di intelligenza artificiale renderanno sicuramente i professionisti più efficienti. La ragione è semplice: la creazione di tecnologia non è limitata dalla capacità produttiva, ma dalla domanda continua di nuove soluzioni e applicazioni.

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Il fenomeno del vibe coding – termine che indica lo sviluppo di software assistito dall'intelligenza artificiale – sta permettendo anche a professionisti di altri settori, come marketing e finanza, di creare applicazioni e siti web senza competenze tecniche approfondite. Tuttavia, questo non riduce minimamente il carico di lavoro dei "tecnologi principali", come li definisce Cannon-Brookes. Le idee per nuove tecnologie continueranno a emergere, che siano brillanti o meno efficaci, e serviranno comunque ingegneri qualificati per trasformarle in realtà.

I numeri sembrano confermare questa strategia espansiva. Secondo i documenti regolatori, Atlassian – società nota soprattutto per Jira, il popolare software di gestione progetti e tracciamento delle attività – contava a giugno 13.813 dipendenti a tempo pieno, circa il 14% in più rispetto all'anno precedente. L'azienda fondata nel 2002 sta inoltre intensificando le assunzioni di neolaureati: un portavoce ha confermato che sono stati assunti 95 giovani nell'intake di febbraio 2025, mentre altri 108 inizieranno a febbraio 2026.

La tecnologia migliore richiederà più ingegneri, non meno

Questa accelerazione nelle assunzioni di giovani talenti rappresenta un incremento significativo rispetto agli anni 2023 e 2024. Cannon-Brookes vede nei neolaureati un'opportunità particolare: questi professionisti entrano nel mondo del lavoro con una concezione completamente diversa di cosa significhi essere uno sviluppatore software, portando una ventata di rinnovamento positivo all'interno dell'organizzazione. I team di ricerca, sviluppo e ingegneria necessitano di personale fresco per sostenere la crescita prevista.

La posizione di Atlassian non è isolata nel panorama tecnologico. Altri leader del settore condividono una visione simile sul rapporto tra intelligenza artificiale e occupazione nell'ingegneria del software. Varun Mohan, ex CEO di Windsurf – una startup specializzata proprio nel vibe coding – aveva sottolineato in un'intervista di aprile che gli ingegneri fanno molto più che scrivere codice: lo revisionano, testano, debuggano, progettano e distribuiscono. Attività che richiedono competenze umane non sostituibili.

Anche Bob McGrew, ex chief research officer di OpenAI, aveva espresso scetticismo sulla possibilità che il vibe coding sostituisca completamente i professionisti del settore. In un podcast di giugno, McGrew aveva posto una questione fondamentale: un codice creato automaticamente e non completamente compreso rappresenta un vantaggio o un rischio? La risposta classica dell'ingegneria del software, aveva osservato, è che costituisce una responsabilità da gestire con attenzione.

La prospettiva di Cannon-Brookes riflette una convinzione più ampia: l'innovazione tecnologica genera domanda di ulteriore innovazione, creando un circolo virtuoso piuttosto che una sostituzione degli esseri umani con le macchine. Più strumenti avanzati significano maggiori possibilità di creare tecnologia migliore e più abbondante, non una riduzione del bisogno di competenze specializzate. Il fattore umano rimane centrale nell'ideazione, progettazione e implementazione di soluzioni tecnologiche complesse.

Per il pubblico italiano, questa dinamica può essere paragonata a quanto accaduto con altre rivoluzioni tecnologiche del passato: l'automazione industriale non ha eliminato il lavoro nelle fabbriche, ma lo ha trasformato, richiedendo competenze diverse e spesso più qualificate. Allo stesso modo, gli strumenti di intelligenza artificiale applicati alla programmazione stanno ridefinendo il ruolo dell'ingegnere del software, non cancellandolo.

Fonte dell'articolo: www.businessinsider.com

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