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C'è fame di formazione AI, la chiede quasi un lavoratore su due

Formazione sull'IA: i lavoratori italiani richiedono competenze tecniche, analitiche e soft skills per affrontare le sfide dell'innovazione tecnologica.

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Avatar di Luca Zaninello

a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Pubblicato il 14/03/2025 alle 11:47

In un mercato del lavoro in rapida evoluzione, trainato dall'inarrestabile ascesa dell'intelligenza artificiale (AI), emerge un dato inequivocabile: i lavoratori italiani hanno "fame" di formazione specifica sull'AI. A rivelarlo è l'ultima edizione del Randstad Workmonitor, un'indagine condotta in 35 Paesi che fotografa le trasformazioni del mondo del lavoro e le esigenze dei talenti in termini di sviluppo professionale.

Secondo la ricerca, ben il 43% dei lavoratori italiani indica la formazione sull'intelligenza artificiale come il principale bisogno di apprendimento. Un dato che non solo supera di gran lunga altre richieste formative, come la gestione dei progetti software (21%), l'analisi dati (20%) e l'alfabetizzazione informatica (20%), ma che si posiziona anche al di sopra della media europea (38%) e globale (40%). Questo bisogno, inoltre, è in crescita dell'8% rispetto all'anno precedente, a testimonianza di una consapevolezza sempre maggiore dell'impatto dell'AI sul futuro del lavoro.

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La richiesta di formazione sull'AI è trasversale alle diverse fasce d'età, con un picco tra gli over 55 (50%) e la Generazione Z (43%), seguiti dalla Generazione X (42%) e dai Millennials (36%). Un segnale chiaro che l'interesse per l'AI non è appannaggio esclusivo dei nativi digitali, ma coinvolge l'intera forza lavoro, desiderosa di acquisire le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro.

Le competenze richieste: un mix di hard e soft skill

Ma quali sono, nello specifico, le competenze che i lavoratori italiani ambiscono ad acquisire per utilizzare efficacemente l'AI? Fabio Costantini, amministratore delegato di Randstad HR Solutions e Consigliere di Fondazione Randstad AI & Humanities, offre una risposta esaustiva:

"L'utilizzo di sistemi di Intelligenza Artificiale, in particolare quelli di generative AI basati su Large Language Model, richiede sia competenze tecnico-analitiche, che vanno dalla conoscenza dei fondamenti dei sistemi AI all'analisi dei dati, che competenze umanistiche, come quelle comunicative, creative ed etiche".

Costantini sottolinea l'importanza crescente delle competenze umanistiche, "sempre più necessarie per utilizzare al meglio strumenti basati principalmente sulla comprensione e l'analisi del testo e poterli integrare in modo responsabile e strategico ai flussi lavorativi quotidiani". A queste si aggiungono soft skill fondamentali come la "learning agility", ovvero la propensione all'apprendimento continuo, indispensabile per rimanere al passo con la velocità di trasformazione della rivoluzione digitale.

La formazione come leva per la retention dei talenti

Il Randstad Workmonitor evidenzia un altro aspetto cruciale: la formazione sull'AI non è solo un'esigenza dei lavoratori, ma anche un fattore determinante per le aziende che desiderano attrarre e trattenere i talenti. Il 38% dei lavoratori italiani (+12% rispetto al 2024) si dichiara pronto a lasciare l'azienda in assenza di nuove opportunità di apprendimento, con un focus particolare sull'AI. Inoltre, il 40% dei lavoratori rinuncerebbe a un nuovo impiego se questo non offrisse opportunità di formazione sull'intelligenza artificiale.

I dati del Randstad Workmonitor non lasciano spazio a dubbi: la formazione sull'intelligenza artificiale è diventata una priorità per i lavoratori italiani e, di conseguenza, per le aziende che vogliono rimanere competitive in un mercato del lavoro sempre più influenzato dall'AI.

Investire nella formazione AI non è più un'opzione, ma una necessità strategica. Le aziende che sapranno cogliere questa sfida e offrire ai propri dipendenti percorsi formativi mirati, non solo acquisiranno un vantaggio competitivo, ma contribuiranno anche a colmare il divario di competenze digitali che ancora affligge il nostro Paese.

L'Italia, pur mostrando una crescente consapevolezza dell'importanza dell'AI, sconta ancora un ritardo in termini di adozione e diffusione di queste tecnologie rispetto ad altri Paesi europei. La mancanza di competenze specifiche rappresenta uno dei principali ostacoli alla piena implementazione dell'AI nel tessuto produttivo italiano.

È fondamentale, quindi, che le aziende, le istituzioni e il mondo dell'istruzione collaborino attivamente per promuovere la formazione sull'AI a tutti i livelli, dalle scuole superiori alle università, fino ai programmi di aggiornamento professionale per i lavoratori. Solo così l'Italia potrà cogliere appieno le opportunità offerte dall'intelligenza artificiale e affrontare con successo le sfide del futuro.

Fonte dell'articolo: forbes.it

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