Cisco, come costruire insieme l'internet del futuro

In che modo ha risposto l'infrastruttura italiana all'accesso di connessioni al web durante la pandemia? La parola agli operatori attivi nel nostro paese e alle loro strategie di crescita

Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Come si è comportata l'infrastruttura di rete italiana durante la pandemia? A fare il punto della situazione, anche come slancio verso un'implementazione futura è Cisco, che ha tenuto una tavola rotonda proprio per capire in che modo l'internet nostrano ha soddisfatto le richieste di connessione dei clienti, considerando l'alto numero di chi si è collegato da casa per motivi di studio e lavoro.

L’Italia ha visto un incremento di traffico, a partire dalla prima settimana di lockdown, tra i più elevati in Europa : il +33% in una sola settimana, rispetto alla media consolidata. Una crescita di questo tipo è pari a quella che, prima del Covid-19, Cisco ed altri analisti stimavano potesse avvenire solo tra 12-18 mesi, come aumento organico degli utenti. Il dato emerso è, peraltro, in fase di stallo, a dimostrazione di come alcune modalità quali il telelavoro e lo studio da remoto stiano proseguendo, mantenendo alta la richiesta tra i consumatori.

Secondo Paolo Campoli, Leader del segmento Service Provider, Cisco EMEAR, l'ascesa del numero delle connessioni va di pari passo con quella degli accessi alle piattaforme del gruppo, come Cisco Webex, da parte di clienti esistenti e nuovi, usata soprattutto per la video collaboration a livello business. A questa crescita nell’uso della rete ne è corrisposta anche una in termini di minacce informatiche.

I malintenzionati hanno cavalcato lo scenario moltiplicando i propri sforzi e gli attacchi, come conferma la stessa Cisco, con i dati che arrivano dalla protezione di 200 miliardi di accessi web al giorno. Analizzando un solo giorno preso a campione, il 3 Aprile 2020, a livello mondiale sono state indirizzate 9.189.726 richieste di connessione verso ben 114.645 domini internet che contenevano la parola “corona “ o “covid”; il 65% di quei domini conteneva codice malware e 1.390 erano specchietti per le allodole con trappole da phishing.

Ma, come detto, è utile sentire anche la voce degli operatori, di coloro che in Italia hanno vissuto in prima linea questo boom di connessioni: Andrea Lasagna, CTO di Fastweb, coadiuvato da Marco Arioli, Head of Engineering di Fastweb; Michele Gamberini, Chief Technology & Information Officer, TIM; Marco Zangani Head of Mobile Access Engineering di Vodafone; Benoit Hanssen, Chief Technology Officer, WindTre.

Per Gamberini: «Sulla rete mobile, il maggiore incremento di traffico e quindi di sforzo per la rete, si è avuto nei collegamenti di uplink (dal device verso la rete): qui TIM ha lavorato per ottimizzare le prestazioni così da mantenerle invariate anche in termini di velocità di download e upload, di latenza, di perdita pacchetti. L’intervento è stato condotto anche aumentando capacità sui gateway di rete internazionali (50% in più) e sulla rete fotonica (fibra ottica)».

Anche su reti Fastweb il profilo di utilizzo della rete è cambiato, con un aumento notevole del traffico diurno, il cui impatto è stato contenuto. «Un dato molto elevato (+300%) lo abbiamo avuto sul traffico generato dal gaming: non solo per partite giocate ma anche per download di giochi e nel trasferimento di file. Forte l’incremento nell'uso di VPN (per lo smart working), con l'aspetto più complesso da gestire che non è stato il singolo “picco” di traffico quanto la contemporaneità dell’uso della rete da parte di un numero molto maggiore di utenti.

Cosa è successo dietro le quinte? Cosa è stato fatto perché le reti resistessero, lavorando per lungo tempo al limite delle prestazioni massime? A questa domanda ha risposto il CTIO di WindTre, Benoit Hassen: «Sulla rete di WindTre ci sono stati cambiamenti analoghi a quelli rilevati da altri operatori nei pattern di uso e nel traffico; con il 60/70% del traffico ancora di tipo entertainment».

Wind ha affrontato la situazione contando su una rete fissa e mobile la cui modernizzazione e consolidamento si erano completati poco prima che entrasse in gioco la pandemia. L'operatore, in questi giorni, ha rilevato un 20% in meno nel traffico di picco rispetto al periodo della prima settimana di lockdown ma una discesa importante non è così attesa, visto che anche nella Fase 2 molte aziende hanno capito il valore (e l'ottimizzazione dei costi) del lavoro da remoto, invitando i dipendenti a continuare.

Per Marco Zangani, reponsabile della rete di Vodafone: «Il gruppo ha visto un forte interesse per le VPN, applicazioni di collaboration e così via. Vodafone ha avviato decine di migliaia di dipendenti in smart working, gestendo tutto da remoto, così da affrontare un cambiamento avvenuto praticamente in un weekend, mentre gli altri paesi hanno avuto più tempo per capire cosa li aspettava e prepararsi. Di fatto tutte le componenti dei servizi di rete sono state messe sotto stress».

Da parte sua, TIM ha investito sulla rete, con l’obiettivo di colmare anche le sacche rimanenti di digital divide. Negli ultimi due mesi ha portato la connessione FTTC in oltre 1.000 nuovi comuni, coprendo oltre 1 milione di unità con oltre 7.000 nuovi cabinet; la chiave è una copertura ultrabroadbad che usa il mix di FTTH, FTTC e soluzioni specifiche per portare accesso anche nelle cosiddette aree bianche.

Oltre all’accesso però conta la qualità del servizio, su cui TIM sta investendo con l’evoluzione verso una tecnologia ALL IP, ad elevata automazione, di tutta la sua infrastruttura di rete (dall’accesso alla backbone). Questa è la premessa per abilitare a livello della “periferia” della rete tutte le potenzialità del 5G e in generale dei servizi digitali che si sono rivelati così importanti in questi mesi.

In chiusura, Paolo Campoli ha ricordato come Cisco sia consapevole della nuova normalità in atto, che significa fornire agli operatori (in accordo con i loro CTO) reti sempre più sicure, automatizzate, che permettano una “business continuity" veloce, semplice e flessibile. Il futuro è fatto di maggiore strategia preventiva e di più convinzione nelle possibilità della rete, verso un mix concreto tra servizi 5G e FTTH. Le sfide non mancano, ma con la capillarità e la collaborazione di tutti, diventano alla portata, molto più che in passato.