Intelligenza artificiale: le imprese italiane ancora in fase di adattamento

I risultati del Cisco AI Readiness tratteggiano la predisposizione delle aziende nostrane verso l'IA.

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a cura di Stefano Silvestri

Tra i vari ambiti nei quali Cisco opera, vi è anche quello dell'intelligenza artificiale. Un tema, questo, che è stato al centro della recente conferenza stampa milanese dal titolo Cisco AI Readiness. L'evento ha visto Enrico Mercadante, responsabile Cisco di Architectures Sales and Innovation per il Sud Europa, condividere i risultati di un'importante ricerca avente lo scopo di indagare la predisposizione delle aziende verso le strategie basate sull'intelligenza artificiale.

PACESETTERS, CHASERS, FOLLOWERS E LAGGARDS

Il Cisco AI Readiness Index si basa su un sondaggio in doppio cieco eseguito in modo anonimo da un ente terzo indipendente. L’indagine ha coinvolto 8.161 dirigenti aziendali e di IT provenienti da settori privati in 30 diversi mercati, focalizzandosi su aziende con almeno 500 dipendenti. L'indice ha misurato la prontezza nei confronti dell'IA degli intervistati, valutando sei aree chiave: strategia, infrastruttura, dati, talento, governance e cultura.

Per ciascuno di questi sei pilastri le aziende sono state analizzate secondo 49 metriche distinte per assegnare un punteggio di preparazione, oltre a un punteggio complessivo di preparazione per l'intera organizzazione. Utilizzando questi punteggi complessivi, Cisco ha definito quattro categorie di preparazione organizzativa: Pacesetters (completamente pronti), Chasers (moderatamente pronti), Followers (limitatamente pronti) e Laggards (non pronti).

LE AZIENDE ITALIANE SI STANNO PREPARANDO

Stando ai risultati, in Italia solamente l'8% delle aziende si considerano completamente pronte per adottare e implementare le IA, mentre il 3% è del tutto impreparato. Il 63% degli intervistati rientra nella categoria Follower, con un ulteriore 26% che si sta focalizzando sulle IA pur non essendo completamente pronto. 

Il Cisco AI Readiness Index rivela alcune lacune significative in termini di infrastrutture e aree chiave per il business, che potrebbero rappresentare rischi per il futuro imminente. Sebbene l'adozione dell'IA abbia registrato una crescita graduale nel corso degli anni, l'emergere dell'IA generativa e la sua crescente accessibilità al grande pubblico hanno portato a nuove sfide, cambiamenti e opportunità.

Sebbene un alto numero di manager (84%) preveda un impatto significativo dell'IA sull’operatività aziendale, è fondamentale non trascurare questioni critiche come la privacy dei dati e la sicurezza. Uno degli ostacoli maggiori è rappresentato dall'utilizzo efficace dell'IA in relazione ai dati aziendali: l'82% degli intervistati ritiene che le principali difficoltà derivino dal fatto che i dati sono in silo, cioè poco accessibili in forma aggregata e integrata.

Tuttavia, il rapporto evidenzia un aspetto positivo: le aziende italiane stanno adottando un approccio proattivo per prepararsi a un futuro dominato dall'IA. Circa un terzo delle aziende è stato classificato come "pacesetter", ovvero pienamente preparato, segno che executive e leader IT stanno concentrando la loro attenzione su questo tema.

Questo si riflette nel fatto che il 95% delle aziende ha rilevato un aumento dell'urgenza nell'implementare tecnologie basate sull'IA negli ultimi 6 mesi, in particolare nelle aree dell'infrastruttura IT e della cybersecurity.

L’ITALIA, NEL DETTAGLIO

Focalizzando l’attenzione sulla preparazione delle aziende italiane nei confronti delle IA, queste si dimostrano a buon punto. Il 73% si dichiara pronto o quasi, e il 92% afferma di avere o di essere in fase di sviluppo di una strategia IA ben definita. Si tratta di un segno positivo, nonostante ci sia ancora margine di miglioramento.

Riguardo alle infrastrutture, la situazione è meno promettente. Attualmente le reti non sono sufficientemente robuste per gestire i carichi di lavoro imposti dall'IA. E mentre globalmente il 95% delle aziende è consapevole che l'IA intensificherà i carichi sulle infrastrutture, in Italia soltanto il 24% si sente dotato di infrastrutture scalabili in grado di sostenere questo incremento di carico.

Il 68% delle aziende considera di possedere una capacità di scalabilità limitata o inesistente nelle proprie infrastrutture IT, un fattore cruciale per affrontare le sfide emergenti dell'IA. Inoltre, il 77% indica la difficoltà nell'acquisire ulteriori GPU grafiche come una delle principali sfide, senza trascurare i problemi legati alla latenza e alla capacità complessiva del sistema.

Come anticipavamo, l’area più critica è quella dei dati, indispensabile per sfruttare operativamente le IA. In Italia, purtroppo, il 27% delle aziende è completamente impreparato, contro il 17% a livello globale. L'82% indica che la sfida maggiore è legata alla non integrazione o alla frammentazione dei dati aziendali.

Tale situazione rappresenta un serio ostacolo, poiché l'integrazione di dati provenienti da fonti diverse e la loro disponibilità per l'elaborazione tramite IA, influenzano direttamente la possibilità di sfruttare appieno le potenzialità delle applicazioni basate sull'intelligenza artificiale.

Analizzando invece le competenze per l'IA, sono concreti i rischi di stare entrando in una nuova era di digital divide. Mentre i consigli di amministrazione e il top management sono più aperti al cambiamento portato dalle IA, sia a livello mondiale che in Italia (rispettivamente l’85% e il 78%), c'è molto da fare per coinvolgere il management intermedio e i dipendenti.

In questo caso il 25% e il 33% rispettivamente mostrano scarsa o nessuna ricettività. Inoltre mentre il 94% delle aziende italiane dichiara di stare investendo nella riqualificazione dei dipendenti, il 27% dubita della disponibilità di personale adeguatamente qualificato.

Un altro elemento critico è anche quello che riguarda la governance. L'adozione di policy relative alle IA è ancora allo stadio embrionale col 77% delle aziende italiane che ne ammette l’assenza. È però fondamentale affrontare problematiche quali la privacy, la sovranità dei dati, il rispetto delle normative e temi come bias, equità e trasparenza, al fine di gestire i rischi legati alla fiducia nel mercato e nella tecnologia. 

Sotto il profilo culturale, infine, nonostante una preparazione limitata, c'è una forte motivazione da parte delle aziende italiane a rendere le IA una priorità. Solo il 7% delle aziende si definisce "pacesetter" (completamente pronte), ma l'interesse ad agire in questa direzione è elevato: l'80% delle organizzazioni sta valutando l'integrazione dell'intelligenza artificiale con un senso di urgenza da moderato ad alto, mentre solo l'1% si oppone completamente a tale cambiamento.