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Cloud e ITaaS dalle promesse alla realtà

IN QUESTO NUMERO: Report Cloud Computing e IT as a Service con approfondimenti dedicati a Fujitsu, Selta, CBT, IBM, Hitachi, Dimension Data

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a cura di Riccardo Florio

Pubblicato il 16/01/2015 alle 07:00 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:53
  • DIRECTION n.72: Report Cloud Computing
  • Cloud e ITaaS dalle promesse alla realtà

Cloud e ITaaS dalle promesse alla realtà

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Finalmente le opportunità a lungo agognate si traducono in realtà e si affacciano anche sul nostro Paese offerte di servizi solide mentre il mercato italiano legato al cloud per il 2014 si dovrebbe avvicinare al traguardo del miliardo di euro

Per anni, e con largo anticipo, il marketing dell'ICT ha promosso l'idea dell'utility computing ovvero di un modello di ICT fruibile in modo flessibile, accessibile a tutti, semplice da sfruttare e pagato solo in base all'effettivo utilizzo.

Lo sviluppo tecnologico ha risposto progressivamente a questo obiettivo con l'avvento delle Service Oriented Architecture, della virtualizzazione (prima dei server e poi di tutte le altre componenti), con l'incremento prestazionale delle tecnologie di rete fissa e mobile, con lo sviluppo di soluzioni di sicurezza di nuova generazione fino a giungere ai modelli di software defined data center.

Sul versante business abbiamo assistito, nel tempo, a strategie sempre più orientate ai servizi, al prevalere di OPEX su CAPEX, al crescere dell'importanza delle informazioni per la sopravvivenza stessa dell'azienda con una conseguente ridefinizione del modo di considerare l'IT che ha, a sua volta, determinato un avvicinamento tra le figure manageriali e quelle tecniche.

Tutto ciò ha creato le condizioni che hanno portato al cloud computing, che ha "inglobato" in sé l'idea di utility computing estendendola oltre l'idea di un ICT flessibile e a basso costo, per proporre un nuovo modo di fare business, basato su nuovi modelli di azienda e di processi.Le potenzialità del cloud sono apparse immediatamente molto interessanti e rivoluzionarie. Per esempio, l'idea che una piccolissima azienda potesse tradurre in realtà un'offerta tecnologica che in passato avrebbe richiesto la predisposizione di un'infrastruttura costosa e complessa o che un'azienda enterprise potesse diventare fornitore di servizi al suo interno riuscendo ad allocare in modo puntuale e preciso risorse e costi alle differenti business unit erano traguardi in precedenza impensabili. 

Chi oggi costituisce una nuova azienda può evitare di installare una server farm o un data center, trovando probabilmente più conveniente acquistare le capacità infrastrutturali di cui necessità interamente in cloud.

La flessibilità del modello, tra l'altro, evita il rischio che il dipartimento IT acquisti costosi apparati e software che non rispondono alle esigenze del business. Quest'ultimo, infatti, può essere direttamente coinvolto nel processo di valutazione: la disponibilità di trial, inoltre, consente di farsi un'idea piuttosto precisa di quanto si andrà ad acquistare, senza alcun investimento iniziale.

Ovviamente si è trattato di una rivoluzione che ha richiesto un po' di tempo per avviarsi. Dopo la fase in cui cloud significava quasi esclusivamente private cloud, si sono orami concretizzate, anche in Italia, le condizioni per sfruttare in pieno l'idea del cloud, con offerte affidabili di servizi che permettono di utilizzare modelli ibridi o pubblici anche per le applicazioni business critical.

La disponibilità di servizi erogati da data center europei consente anche di fornire risposte più efficaci in merito ad alcune tematiche legate alla sicurezza e alla compliance normativa con un'evoluzione nelle modalità e opzioni contrattuali.

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