Dynatrace, come coltivare bene il giardino del cloud

Dave Anderson, Digital Evangelist at Dynatrace spiega come realizzare un ambiente cloud privo di fronzoli, per offrire esperienze software ottimizzate

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a cura di Antonino Caffo

Vuoi per la pandemia in corso che ci ha tenuti chiusi dentro casa, con opportunità ridotte di confronti face-to-face, vuoi che proprio per questo motivo si è speso tempo per tante attività time-consuming, ma è innegabile che molte imprese soffrano ancora difficoltà nel fornire una buona esperienza digitale a clienti e dipendenti, vivendo problemi evidenti di prestazioni. Prendiamo ad esempio la complessità del cloud. «La transazione media di applicazioni mobili o web ora attraversa 37 sistemi diversi o componenti tecnologici, e la natura dinamica delle architetture cloud native così come di microservizi e container indica che le cose cambiano molto rapidamente» spiega Dave Anderson, Digital Evangelist at Dynatrace.

Di conseguenza, l’ambiente cloud assomiglia a un grande parco con molte piante al suo interno, che se non viene attentamente curato dalle organizzazioni può essere rapidamente invaso da infrastrutture ridondanti, carichi di lavoro in eccesso e problemi di prestazioni. È quasi impossibile impedire completamente che si verifichino problemi di performance, quindi l’obiettivo dei team IT è evitarli prima che influenzino l’esperienza dell’utente.

Il moderno ambiente cloud offre vantaggi in termini di flessibilità e scalabilità che consentono alle organizzazioni di concentrarsi sullo sviluppo di nuovi servizi, sulla creazione di valore per il business e sulla soddisfazione dei clienti. Il 93% delle imprese ha infatti affermato che le iniziative cloud di successo hanno portato a una migliore esperienza del cliente. Tuttavia, mentre il cloud offre enormi vantaggi, i moderni modelli di sviluppo che abilita aumentano significativamente la velocità e la scalabilità all’interno degli ecosistemi digitali, il che comporta molta complessità.

«Con la containerizzazione, ad esempio, in molti casi la nuova infrastruttura si avvia ogni pochi secondi, rendendo difficile tenere il passo e impedire che il “giardino” venga invaso. Le query sul database, gli errori JavaScript e le richieste di servizio possono tutti contribuire a rallentamenti di millisecondi che, se amplificati, possono causare rallentamenti delle prestazioni del front-end. I team IT possono finire per scavare tra dashboard e dati dell’ecosistema cloud cercando di comprendere la causa principale dei problemi di prestazioni. Questo non solo porta via tempo e risorse, ma influisce anche sull’esperienza dell’utente, poiché i team IT sono impegnati a eliminare i problemi dal giardino digitale, con meno tempo per sviluppare nuove funzionalità» continua Anderson.

Quello di cui le divisioni IT hanno bisogno in tutta questa complessità sono risposte precise su alcune questioni. Ed è qui che le organizzazioni possono sfruttare l’assistenza dell’IA, individuando la causa principale in modo che i team possano ottimizzare continuamente i servizi e rispondere ai problemi prima che influiscano sull’esperienza dell’utente. «In questo modo, grazie a insights fruibili, è possibile implementare subito una correzione, affinché i team non debbano perdere tempo a cercare l’unica “erbaccia” che sta influenzando le esperienze degli utenti e degradando le prestazioni dell’intero ecosistema IT».

«Una volta che è stata individuata la causa del problema, la fase successiva è “potare” o risolverla. Tuttavia, la potatura manuale può diventare un’enorme perdita di tempo ed essere frustrante dato che il compito è spesso relativamente semplice e ripetitivo e non mancano le “erbacce”, rendendo più difficile dare la priorità a quelle più piccole. Pertanto, i reparti IT devono iniziare a individuare dove l’automazione può aiutare ad accelerare questo processo».

Le organizzazioni possono creare una cultura dell’ottimizzazione automatizzando la delivery continua e i processi operativi. Ad esempio, mettendo in atto runbook automatici per aumentare la capacità cloud se si verificano determinati modelli di utilizzo o per disattivare le istanze cloud ridondanti. Questo consentirà ai team di risparmiare tempo prezioso da dedicare ai progetti di trasformazione digitale e fornire nuove funzionalità per il business. «Offrire un’esperienza digitale unica è come curare un giardino: c'è sempre spazio per crescere e migliorare. Le società ora devono affrontare più pressioni che mai per fornire nuovi servizi digitali più rapidamente, il che significa che eliminare i problemi che li rallentano è fondamentale».

Come conclude Dave Anderson: «Sfruttando l’assistenza e l’automazione dell’AI, i team IT possono creare un nuovo approccio più efficiente alle operation basato su una cultura di ottimizzazione continua. Questo garantirà all’area IT di non dover dedicare tempo prezioso per garantire la continuità dei sistemi ma di concentrare le loro energie dove è più necessario, offrendo innovazione per fornire un giardino digitale in cui dipendenti e clienti amano trascorrere del tempo e che i concorrenti si sforzano di avere per loro».