Il lancio di Gemini 3 Pro non rappresenta solo un salto notevole nelle capacità dell'intelligenza artificiale, ma segna forse il primo vero giorno di crisi per la narrazione di onnipotenza di Nvidia. Sì perché Google ha fatto tutto usando i suoi TPU (Tensor Processing Unit), dimostrando che è possibile addestrare un modello come Gemini senza ricorrere all’hardware Nvidia.
Molti osservatori celebrano le prestazioni del modello, che sbaraglia i concorrenti nei benchmark, e intanto i mercati finanziari stanno reagendo con una brutalità inaspettata. Nvidia ha infatti subito una flessione immediata del 5,84%, bruciando miliardi di capitalizzazione in poche ore. E il motivo è probabilmente il lancio di Google Gemini 3, perché dimostra che l'hardware di Santa Clara non è indispensabile.
È la rottura di un paradigma che avevamo anticipato discutendo le strategie di indipendenza dai chipmaker: se il più grande sviluppatore di IA al mondo può fare a meno delle GPU H100, il "fossato difensivo" di Nvidia è molto meno profondo di quanto Wall Street avesse calcolato.
Per ora è solo una frenata
L'impatto visivo del crollo è evidente se confrontato con la performance storica. Nonostante una crescita robusta del 28% negli ultimi sei mesi, la correzione attuale è violenta e indica un cambiamento nel sentiment degli investitori istituzionali. Fino a ieri, l'equazione era semplice: più IA significava automaticamente più GPU Nvidia. Gemini 3 ha introdotto una variabile imprevista: l'efficienza dell'hardware proprietario.
Ma i mercati reagiscono sempre in modo esagerato e Nvidia è destinata a stare benissimo ancora a lungo. Dopotutto, non sono molte le aziende che - come Google - possono farsi in casa l’hardware necessario per il training di AI. Il segnale però è chiarissimo e saranno molti quelli che cercheranno fornitori alternativi a Nvidia: ora sanno che è possibile anche usare hardware diverso, e non ci potrebbe essere differenza più grande.
Secondo un report diffuso da Bloomberg, infatti, la preoccupazione principale è che l'esempio di Google possa essere seguito rapidamente da Amazon e Microsoft, che stanno già sviluppando i propri chip (Trainium e Maia). Se gli hyperscaler smettono di comprare, chi sosterrà la domanda infinita che ha gonfiato il titolo Nvidia? Google non solo ha risparmiato sui costi di training, ma ha ottenuto un controllo sull'intera filiera che le permette di ottimizzare i modelli in modi impossibili per chi deve adattarsi a hardware di terze parti. E di certo non basterà nemmeno OpenAI - che pure ha una spaventosa fame di hardware - ad assorbire tutte le GPU Nvidia.
L'indipendenza dal silicio come arma strategica
La questione tecnica diventa quindi puramente economica. Gemini 3 è stato addestrato su un'infrastruttura TPU (Tensor Processing Unit) proprietaria, scalata su decine di migliaia di chip interconnessi. Questo dimostra che l'architettura CUDA di Nvidia, per quanto potente, non è l'unica via per raggiungere la State of the Art (SOTA). Google ha di fatto "licenziato" il suo fornitore più costoso.
Il calo del valore azionario riflette il rischio che l'hardware diventi una commodity. Come avevamo notato analizzando i rischi della bolla hardware nell'IA, puntare tutto su un unico fornitore espone le aziende a colli di bottiglia e prezzi gonfiati che i giganti come Google hanno appena dimostrato di poter aggirare.
Un avvertimento per l'intera industria
Siamo di fronte a un riallineamento delle forze in campo. Se da un lato abbiamo un modello software "pazzesco" capace di reasoning avanzato e coding autonomo tramite l'agente Anti-gravity, dall'altro abbiamo la prova tangibile che la supremazia hardware è effimera. Il grafico a 5 giorni mostra un picco seguito da un crollo verticale, una rappresentazione grafica della paura che il mercato delle GPU AI abbia raggiunto il suo apice.
La lezione di oggi è duplice: la tecnologia corre più veloce delle valutazioni di borsa e l'integrazione verticale è il vero vantaggio competitivo del prossimo decennio. Resta da chiedersi se questa correzione di mercato sia solo un intoppo temporaneo o l'inizio di una lunga discesa verso la normalizzazione, ora che il re dei chip è stato mostrato nudo dal suo cliente più importante.