Il modello a spirale

Le esigenze di mercato hanno determinato nel tempo il proliferare di differenti modelli per il processo di sviluppo software. Una rassegna in 4 parti cominciando dal modello a cascata, iterativo e a spirale.

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a cura di Riccardo Florio

Il modello a spirale

La combinazione tra un modello di processo di sviluppo sequenziale e iterativo porta verso quello che viene solitamente definito come modello a spirale, che mantiene l’approccio di quello a cascata aggiungendo un’attenzione molto elevata all’analisi del rischio. 

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Il modello a spirale ripete in modo iterativo e consequenziale quattro fasi (chiamate appunto spirali): identificazione dei requisiti di business, progettazione, produzione del software, valutazione e analisi dei rischi. Il vantaggio di un modello di sviluppo di questo tipo è che permette di aggiungere elementi al software, mano a mano che questi si rendono disponibili o diventano noti. D’altra parte, richiede però una gestione molto rigorosa per il completamento dei progetti e reca in sé il rischio di rinchiudere il processo all’interno di un ciclo che si ripete in modo indefinito.

 

Il modello a spirale è largamente adottato poiché è in sintonia con il processo di sviluppo naturale di qualsiasi prodotto che è quello di diventare sempre più maturo con l’apprendimento e anche perché comporta un basso rischio, sia per l’utilizzatore sia per le aziende che lo sviluppano.

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