Impiegati tossici: meglio non assumerli

Una ricerca di Cornerstone OnDemand mostra i costi nascosti dovuti ai comportamenti scorretti da parte di dipendenti definiti nocivi. Come riconoscerli al colloquio.

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a cura di Gaetano Di Blasio

Toxic Employees in the Workplace, tradotto letteralmente "Impiegati tossici sul posto di lavoro", è il titolo di una recente ricerca condotta da Cornerstone OnDemand, specialista in soluzioni cloud per la gestione dei talenti, e potrebbe far pensare alle tossicodipendenze e alle problematiche di discriminazione a esse collegate, soprattutto, perché la conclusione è quella di isolare se non licenziare questo tipo di impiegati.

Il contesto è quello statunitense, dove i rapporti di lavoro sono molto più flessibili, ma i comportamenti indagati sono di natura più varia e, a patto di poterli dimostrare, possono costituire una giusta causa. La ricerca, però, non si sofferma sugli aspetti legali, ma valuta l'incidenza diretta sui costi nascosti per l'azienda, a cominciare dalla produttività di chi lavora a contatto con gli impiegati "nocivi", e identifica i segnali d'allarme da considerare durante il processo di selezione.

Si parla dell'impatto generato da scorrettezze quali cattiva condotta, violenza sul posto di lavoro, uso di alcol o sostanze stupefacenti, molestie sessuali, falsificazione di documenti, truffa e altre violazioni delle regole aziendali.

Nella mente di un impiegato nocivo

Nella mente di un impiegato nocivo

La probabilità che un dipendente "valido" in un team di venti persone si licenzi, quando si trova a lavorare con un collega scorretto, aumenta del 54%. È questo un primo risultato emerso nella ricerca di Cornerstone OnDemand, che evidenzia costi di onboarding per un dipendente scorretto tre volte più alti rispetto a quelli degli altri dipendenti.

Lo studio è stato realizzato utilizzando dati relativi a circa 63mila dipendenti, per un totale di circa 250mila osservazioni. Gli esperti di Cornerstone OnDemand hanno identificato le persone il cui rapporto di lavoro si era interrotto a causa di comportamenti negativi del tipo prima elencato: dal 3% al 5% del campione rispondeva ai criteri di licenziamento per comportamenti scorretti.

Secondo il rapporto, i costi indiretti causati da personale scorretto, misurati in termini di danno provocato ai colleghi, possono avere un impatto ancora maggiore e determinare un carico finanziario sull'azienda rispetto ai costi diretti relativi ai loro comportamenti. Basti pensare a quanto può costare, in ricerca e formazione, sostituire un dipendente che si licenzia.

Secondo i calcoli riportati dagli autori della ricerca, l'inserimento di un singolo dipendente nocivo in un team di venti persone costa circa 12.800 dollari, mentre l'assunzione di un dipendente corretto costa all'azienda in media 4.000 dollari.

Un aspetto evidenziato è che i dipendenti scorretti hanno poca influenza sulla produttività dei colleghi; ciò suggerisce che la loro presenza influisca più sui livelli di stress che sul completamento delle attività giornaliere.

Un altro dato emerso dalla ricerca è che i comportamenti scorretti sono contagiosi e possono diffondersi velocemente da collega a collega nei team più numerosi. Bisognerebbe tenerlo bene a mente in Italia, dove il clientelismo favorisce il dilagare dei comportamenti scorretti e penalizza tutte le imprese, per non parlare della Pubblica Amministrazione.