Oggi come oggi trovare un'offerta di lavoro e candidarsi è una cosa piuttosto semplice, e ci sono anche servizi che permettono di farlo in automatico. Chi sta cercando lavoro può "applicare" per centinaia di offerte prima di pranzo.
Fantastico? Non tanto, perché da una parte le aziende devono gestire migliaia di proposte e probabilmente lo faranno con sistemi automatici poco precisi, rischiando di perdersi i candidati migliori in mezzo a quel marasma.
E infatti le candidature inviate tramite LinkedIn - un punto di riferimento per il mercato del lavoro - sono aumentate del 45% rispetto all'anno scorso, secondo i dati più recenti della piattaforma. Jenny Dearborn, veterana dell'industria tecnologica e responsabile strategica per BTS, non usa mezzi termini quando descrive la situazione attuale: "È fin troppo facile candidarsi, e questo non è affatto positivo".
Quello che dovrebbe essere un vantaggio - pochi click per candidarsi a una posizione - si trasforma invece in una trappola sia per chi cerca lavoro sia per chi deve assumere. La comodità digitale porta con sé un prezzo nascosto: la difficoltà crescente di emergere dalla massa.
L'automazione diventa una barriera
Lindsey Zuloaga, data scientist presso Hirevue, azienda che sviluppa strumenti software per la selezione dei candidati, spiega come l'automazione sia diventata una necessità inevitabile. Senza sistemi di filtraggio automatico, molti curriculum sarebbero semplicemente ignorati: i software invece cercando di organizzarli, aiutando i selezionatori a capire quali sono utili.
Il paradosso però è evidente: per gestire il volume eccessivo di candidature, i reclutatori si affidano sempre più a software che scansionano i CV alla ricerca di parole chiave, un metodo che tutti riconoscono come inadeguato per valutare realmente le competenze di un candidato. L'uso degli LLM rende l'analisi automatica un pochino più affidabile, ma nemmeno tanto.
L'esperienza di Zuloaga nella selezione di un data scientist senior illustra perfettamente l'assurdità del sistema attuale: tra le 4.000 candidature ricevute, una proveniva addirittura da un agente immobiliare. Circa la metà delle domande non soddisfaceva nemmeno i requisiti minimi del ruolo, eppure ogni singola candidatura doveva essere comunque elaborata.
L'AI peggiora il problema, diventa una lotteria
Erin McGoff, fondatrice della piattaforma educativa AdviceWithErin, ha identificato quello che definisce un classico "effetto cobra": una soluzione che peggiora il problema che dovrebbe risolvere. Gli strumenti di intelligenza artificiale che promettono di rendere la ricerca di lavoro simile a Tinder, con curriculum personalizzati inviati con un semplice swipe, non fanno altro che alimentare il caos. "Non funziona perché tutti gli altri stanno facendo la stessa cosa", osserva McGoff.
La conseguenza più drammatica di questo sistema è l'impatto psicologico sui candidati. Laura Labovich, che dirige un'azienda di outplacement nell'area di Washington DC, descrive così l'effetto: "Inizi a sentirti terribilmente inadeguato quando probabilmente nessun essere umano ha mai guardato il tuo curriculum". Un sondaggio LinkedIn condotto in oltre una dozzina di paesi alla fine del 2024 conferma questa tendenza: il 37% di chi cerca lavoro riferisce di candidarsi di più ma di ricevere meno risposte.
Kiki Leutner, cofondatrice della startup britannica SeeTalent.ai, paragona l'attuale sistema di reclutamento a uno "scenario da lotteria" in cui né i datori di lavoro né i candidati sono davvero consapevoli di cosa l'altro possa offrire. La mancanza di comunicazione diretta prima dell'invio del curriculum crea una situazione paradossale: "Spesso non hai l'opzione di parlare con qualcuno del lavoro prima di inviare il tuo CV, il che è assurdo".
Questo circolo vizioso spinge i candidati a inviare sempre più candidature nella speranza di superare i filtri digitali, mentre i datori di lavoro si trovano sommersi da quello che Dearborn definisce "uno tsunami di scartoffie digitali". Il risultato è che alcuni reclutatori iniziano automaticamente a scartare le candidature che sembrano essere state inviate con troppa facilità.
La strategia della sopravvivenza
Forse la strategia migliore è dunque arrendersi all'evidenza e costruirsi una strategia adatta a questa nuova realtà, quella in cui la ricerca di lavoro è diventata una lotteria.
Mandare tanti CV e sperare che uno di essi si trasformi in un biglietto vincente però è una prospettiva assurda per chi ha studiato, o persino per chi ha esperienza.
Restano validi, tuttavia, gli altri canali, quelli che ti danno accesso a un incarico perché conosci qualcuno che conosce qualcuno. Il mercato del lavoro funziona anche così e non è necessariamente un fenomeno di clientelismo: se il mio collaboratore di cui mi fido mi dice di aver sentito parlare di qualcuno, non è che lo devi assumere. Ma se non altro quella persona arriva a fare un primo colloquio, che oggi come oggi sembra già una sfida difficilissima.
La parola chiave è quindi networking: costruirsi una rete di contatti, fare in modo di essere visibile - in particolare su Linkedin - per essere riconoscibile. E nel frattempo, naturalmente, continuare a premere il pulsante "invia candidatura" su numerose posizioni. Perché dopottutto non costa nulla e ogni tanto potrebbe persino capitare di vincere la lotteria.