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La tecnologia lascia spazio al design

I dispositivi ICT diventano sempre più belli ed eleganti e il "look" condiziona sempre più anche le scelte del mercato business

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Avatar di Riccardo Florio

a cura di Riccardo Florio

Pubblicato il 21/07/2013 alle 18:49 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:46

C'è chi, come il sottoscritto, ricorda con una certa nostalgia il tempo in cui l'IT era fatto di "cassoni" ingombranti e dalle imbarazzanti forme geometriche.

Tempi che sembrano non essere mai esistiti, in un periodo in cui persino i server sepolti all’interno di data center ad accesso controllato puntano ad avere look accattivanti dalle linee morbide e con illuminazioni a effetto. Segno di un nuovo modo di concepire la tecnologia in cui il design è diventato un elemento importante nei criteri di scelta.

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Se originariamente il legame tra design e tecnologia rifletteva essenzialmente criteri di ergonomia e di ottimizzazione funzionale, attualmente la componente puramente estetica sta conquistando una rilevanza fondamentale.

Le ragioni di questa evoluzione sono molteplici. Innanzitutto va osservato come la tecnologia, a partire dall’avvento della telefonia cellulare in avanti, sia entrata nel novero degli elementi che conferiscono status symbol. Il marketing ha contribuito ad alimentare questo trend in base alla regola aurea che, se vuoi vendere meglio o a un prezzo maggiore un prodotto, o ne migliori la qualità reale o aumenti quella percepita. Quando le esigenze commerciali di sostituzione dei dispositivi ICT hanno richiesto scale temporali più veloci rispetto a quelle dello sviluppo tecnologico, il design ha offerto un'interessante leva di marketing.

Daltronde nell’elettronica di consumo diventa difficile puntare sulla leva tecnologica quando buona parte dei vendor integra tecnologia - la stessa tecnologia - piuttosto che svilupparla. Ma questo succede in buona parte anche nell'ambito business dove, infatti, sempre più spesso, l'elemento che porta un'azienda a scegliere un vendor è legato ai servizi a valore offerti.

Nel mondo consumer, dove le idee di servizio, supporto e di valore aggiunto hanno meno penetrazione, è comprensibile che una leva imporante diventi il design. Ma pensare che l’importanza del design non scalfisca il mondo business è un errore. Stiamo, infatti, affrontando il fenomeno della consumerizzazione che sta facendo sparire la distinzione netta tra dispositivi per uso privato e lavorativo e che viene spesso alimentato proprio dall'alto della piramide aziendale.

Per esempio, l’esigenza dell'amministratore delegato di utilizzare gli strumenti di comunicazione e mobilità a lui più congeniali per svolgere il proprio lavoro, porta l’IT a dover predisporre modifiche tecnologiche e infrastrutturali che possono avere un impatto molto forte sul sistema informativo aziendale, per esempio in relazione ai temi della sicurezza o dell'integrabilità.

Ecco allora che, se la scelta dell’amministratore delegato - che solitamente ha comportamenti d’uso riconducibili più all'utente domestico che a quellli di un tecnologo - viene condizionata più dall’aspetto di un dispositivo che dalle sue caratteristiche, il design diventa condizionante per lo sviluppo tecnologico aziendale.

I notebook diventano sempre più sottili ed eleganti, non solo per essere più leggeri ma anche per rispondere ai gusti dei manager. Poi però magari ci si dimentica di fare una porta USB in più oppure si fanno scomparire le porte di comunicazione standard sostituite da altre improbabilmente piccole che obbligano a doversi portare dietro un adattatore.

Le risposte che arrivano dal marketing sono che ormai viviamo in un mondo dove tutto è connesso, i mouse sono bluetooth, le reti sono Wi-Fi e lo storage è nel cloud. Vero solo a metà, perchè le statistiche ci parlano di un’Italia ancora arretrata e disomogena dal punto di vista tecnologico e in cui lo scenario innovativo che ci viene proposto è lontano da essere già realizzato. 

«Ho visto cose che voi mortali...» diceva il replicante Rutger Hauer nel bellissimo film Blade Runner di Ridley Scott.

Rutger Hauer 

Ebbene io ho visto uomini con mani grandi come una racchetta da ping pong ostinarsi a digitare con difficoltà sulla tastiera impossibilmente piccola di un dispositivo mobile. E ho visto aziende che si dichiarano amiche dell’ambiente realizzare imballaggi esageratamente fastosi che diventano subito rifiuti, ma anch’essi dal design accattivante, che spiace persino buttarli.

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