L’adozione del lavoro agile si sta fermando

Il rapporto dell'Inapp fotografa una brusca frenata del fenomeno, che colloca l’Italia in controtendenza rispetto al resto d’Europa.

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a cura di Dario Orlandi

L’Inapp, Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, ha presentato durante una giornata di studi intitolata “Lavoro agile, definizioni ed esperienze di misurazione” l’ultimo rapporto dedicato all’analisi del fenomeno dello smart working e hybrid working.

Secondo i risultati della ricerca, l’adozione del lavoro da remoto non sta proseguendo con la crescita impetuosa che aveva caratterizzato il periodo di emergenza collegato alla pandemia.

Solo il 14,9% degli occupati in Italia svolge parte dell’attività da remoto, ma il dato potrebbe essere molto superiore (quasi il 40%) se si analizzano le mansioni svolte. La quota che effettivamente si traduce in lavoro a distanza è minoritaria, nonostante il boom che si è avuto nel 2020, in piena pandemia, quando si è passati dal 4,8% al 13,7%.

Sebastiano Fadda, Presidente dell’Inapp, ha commentato: “Svolgere una professione teoricamente telelavorabile è una condizione necessaria, ma non sufficiente, perché si abbia la possibilità di sperimentare lavoro da remoto. I dati ci dicono che la quota del lavoro da remoto varia dal 25% per le professioni intellettuali o esecutive al 2% di quelle non qualificate”.

“Dietro questa distribuzione vi è sicuramente il differente grado di fattibilità del lavoro da remoto nelle diverse professioni, ma anche la differente capacità manageriale di adottare nuovi modelli di organizzazione del lavoro facendo uso delle nuove tecnologie digitali”, ha aggiunto Fadda.

Un’occasione da non perdere

Secondo il rapporto, il lavoro a distanza è più diffuso tra i dipendenti laureati, delle grandi imprese, nei settori dei servizi e del pubblico. La capacità di lavorare da remoto diminuisce man mano che le aziende sono più piccole.

Nel 2021 solo il 13,3% delle imprese ha adottato questa modalità. Le donne, i residenti nel Nord Ovest e Centro, e i diplomati sono più inclini a lavorare da remoto.

Il lavoro a distanza non è quindi diventato il cambiamento paradigmatico che la pandemia sembrava aver innescato, per lo meno nel nostro Paese. Il ritorno alla normalità sta annullando le potenzialità di questa innovazione, a causa della mancanza di rinnovamenti nell'organizzazione del lavoro che combini lavoro da remoto e in presenza.

Nel 2019 solo il 14,6% dei lavoratori in Europa lavorava da casa, con punte come quella dei Paesi Bassi che raggiungevano il 37,2%. Con l'emergenza Covid, alcuni Paesi hanno visto un aumento del lavoro agile, mentre l'Italia ha raddoppiato i propri valori, ma con un tasso di crescita rallentato.

La percezione del telelavoro mostra anche differenze di genere: gli uomini apprezzano la maggior autonomia, mentre le donne sono più preoccupate per le prospettive di carriera, diritti e tutele sindacali, e il maggiore controllo del datore di lavoro.