I rischi mobili

La Consumerization spinge l’ingresso della mobility in azienda. Occorre attrezzarsi, impostando una strategia, scegliendo gli strumenti e definendo processi e modelli di business

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a cura di Gaetano Di Blasio

I rischi mobili

A questo proposito, però, occorre fare una distinzione tra le aziende che hanno già introdotto la mobility nei loro processi e quelle che devono ancora farlo. Perché entrambe sono interessate dal BYOD, ma con effetti, in parte, differenti. Quelle aziende più "ingessate", che hanno bisogno di "svecchiarsi" trovano nel BYOD la leva una fondamentale opportunità d'innovazione che porterà immediati benefici molto consistenti, anche se dovranno affrontare cambiamenti che porteranno certamente costi e i rischi alla sicurezza delle informazioni che aumentano.

Le imprese che, invece, i benefici della mobility avevano già cominciato a coglierli da qualche tempo, con il BYOD rischianno di andare incontro principalmente a grossi problemi. Se ho già affrontato, infatti, tutti i problemi organizzativi che la mobility può determinare, revisionando i processi e aggiustando policy e rimedi di sicurezza per il lavoro in mobilità, avrò pochi margini di miglioramento in termini di agilità e produttività. Al più, se il dipendente è più contento utilizzando il proprio smartphone di ultima generazione, invece del "telefonino" che gli avevo dato in dotazione, posso contare su un aumento della sua soddisfazione e su un piccolo conseguente aumento della sua produttività personale. Ma i processi resteranno quelli che avevo già impostato e che mi avevano tempo addietro permesso uno scatto innovativo in avanti.

Per contro, l'introduzione di dispositivi "privati" in azienda, impone una revisione delle policy di sicurezza, un aumento del rischio e, soprattutto, un problema a livello di gestione e manutenzione. Non solo le chiamate all'help desk rischiano di aumentare, ma si allungano i tempi di risoluzione dei ticket, aumentando il numero di quelli che scalano al livello superiore, perché difficilmente si potranno introdurre in azienda le competenze necessarie nella gestione di più apparati diversi e più sistemi operativi.

Come accennato, però, il BYOD è praticamente inevitabile, perché non c'è solo l'ad, che vuole sfoggiare l'ultimo status symbol in voga, ma un crescente numero di dipendenti, "Millennials", come detto, in testa. I numeri, del resto, parlano chiaro, in Italia sono stati venduti 5 milioni di smartphone nel 2011 e, soprattutto, circa 800mila tablet, che sono raddoppiati rispetto agli oltre 400mila del 2010 (dati Assinform/NetConsulting).

Ecco perché, quando ci si appresta a condurre un'analisi per valutare l'impatto dei BYOD in azienda, bisogna sapere che non c'è molto più da fare di quello che si fa quando si aspetta un uragano: proteggere il proteggibile e aspettare che passi la bufera.