La corsa all'oro dell'intelligenza artificiale sta per entrare in una nuova fase cruciale, con OpenAI che si prepara a rilanciare la sua storica raccolta fondi da 40 miliardi di dollari. La mossa, prevista per lunedì 28 luglio, rappresenta molto più di una semplice operazione finanziaria: è il termometro di un settore che continua a bruciare record e aspettative, mentre dietro le quinte si consumano tensioni e riorganizzazioni che potrebbero ridefinire il futuro dell'AI. Con una valutazione già schizzata a 300 miliardi di dollari, la società di Sam Altman si trova ora a un bivio che potrebbe determinare non solo il suo destino, ma quello dell'intera industria tecnologica.
I numeri da capogiro di una raccolta fondi senza precedenti
La cifra complessiva che OpenAI punta a raccogliere fa impallidire anche le operazioni più ambiziose del panorama startup mondiale. Dal momento della sua fondazione nel 2015, l'azienda ha già attirato investimenti per un totale di 63,92 miliardi di dollari, secondo i dati di PitchBook. La lista dei finanziatori include alcuni tra i nomi più noti e influenti della Silicon Valley e oltre: Microsoft, Andreessen Horowitz, Sequoia Capital, Founders Fund, Thrive Capital, ma anche colossi come Nvidia e figure leggendarie come Reid Hoffman.
Il round attuale, annunciato lo scorso marzo, ha già portato la prima tranche di 10 miliardi, con il conglomerato giapponese SoftBank in prima linea con un impegno del 75% del totale. Ora mancano ancora 30 miliardi all'appello, di cui 22,5 dovrebbero arrivare proprio da SoftBank e il resto da un sindacato di altri investitori.
Le spine nel fianco: ristrutturazioni e scadenze
Ma dietro i numeri scintillanti si nascondono alcune insidie. L'impegno massiccio di SoftBank, che dovrebbe raggiungere i 30 miliardi complessivi, potrebbe subire una drastica riduzione a soli 10 miliardi se OpenAI non riuscirà a completare la sua ristrutturazione entro la fine dell'anno. Una spada di Damocle che pende sulla società e che sottolinea quanto sia delicato l'equilibrio attuale.
La questione della struttura aziendale non è un dettaglio tecnico, ma il cuore pulsante di una battaglia ideologica che coinvolge nomi illustri come Elon Musk. Il fondatore di Tesla, che contribuì al lancio di OpenAI con la missione di proteggere l'umanità dall'intelligenza artificiale generale, ha intentato causa contro l'azienda accusandola di aver tradito i suoi principi originari. Secondo Musk, OpenAI non starebbe più sviluppando l'AI per il bene dell'umanità, ma per "massimizzare i profitti per Microsoft".
Il progetto Stargate e le tensioni con SoftBank
Parallelamente alla raccolta fondi, OpenAI e SoftBank sono coinvolte in un ambizioso progetto quadriennale per la costruzione di data center dedicati all'AI, con investimenti previsti superiori ai 500 miliardi di dollari. Il progetto Stargate, questo il nome in codice, dovrebbe creare una capacità di calcolo di 10 gigawatt distribuita negli Stati Uniti. Tuttavia, anche qui non mancano le frizioni: secondo il Wall Street Journal, le due parti sono in disaccordo su aspetti cruciali come la localizzazione delle strutture, con Sam Altman che si muoverebbe autonomamente per siglare accordi senza coinvolgere i partner giapponesi.
In una dichiarazione congiunta rilasciata alle testate, SoftBank e OpenAI hanno cercato di smorzare le polemiche: "L'impegno da 500 miliardi di dollari di Stargate per costruire 10GW di nuova capacità di calcolo negli Stati Uniti non è più una visione, sta accadendo. Ci stiamo muovendo con urgenza nelle valutazioni dei siti e stiamo ripensando il modo in cui i data center vengono progettati".
Microsoft: alleato strategico o partner scomodo?
Il rapporto con Microsoft merita un capitolo a parte. Il gigante di Redmond non è solo un investitore, ma un partner tecnologico fondamentale che fornisce a OpenAI enormi risorse di cloud computing in cambio dell'accesso esclusivo ai modelli più avanzati dell'azienda. Tuttavia, recenti report suggeriscono che questa relazione così stretta stia attraversando momenti di tensione, segno che anche le partnership più solide nel mondo tech possono rivelarsi più fragili del previsto.
La proposta di ristrutturazione aziendale avanzata da OpenAI lo scorso maggio cerca di trovare un equilibrio tra le esigenze commerciali e quelle etiche. Il nuovo modello prevede che l'organizzazione no-profit mantenga il controllo generale, mentre la divisione commerciale si trasformerebbe in una "public benefit corporation". Questa struttura dovrebbe teoricamente conciliare il ritorno per gli azionisti con progetti di chiaro beneficio pubblico, ma la sua approvazione dipende dal via libera dei procuratori generali della California e del Delaware entro l'inizio del prossimo anno.