Addio a George Romero, il papà degli zombie

Si è spento all'età di 77 anni il regista George Andrew Romero, maestro del cinema horror e autore di tante pellicole di culto dedicate agli zombie. Fece dei morti viventi non un mero strumento di paura, ma la cartina tornasole con cui leggere i difetti mostruosi della nostra civiltà.

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a cura di Alessandro Crea

Nel 1968 un piccolo film indipendente in bianco e nero arrivò sugli schermi, rivoluzionando per sempre il genere horror. Si chiamava La Notte dei Morti Viventi e il suo regista era George A. Romero, spentosi nella notte di ieri a Toronto, Canada.

Romero è passato giustamente alla storia per la cosiddetta Tetralogia degli Zombie, ma nel giorno della sua scomparsa vale la pena ricordare che è stato autore anche di altri film di pregio, da La Città Verrà Distrutta All'Alba a Martin, da noi conosciuto come Wampyr, forse il suo film migliore, fino a Monkey Shines - Esperimento nel terrore e a La Metà Oscura.

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Che nel suo cinema abbia utilizzato scimmie o morti viventi, la sua cifra stilistica è sempre stata chiara. Come tutti i grandi artisti, è stato regista di un solo film, analizzando con freddezza chirurgica i difetti e le storture non soltanto della società statunitense ma più in generale occidentale, di cui ha smontato e anzi fatto letteralmente a pezzi i miti. I morti viventi sono diventati così di volta in volta metafora dei disagi sociali, delle disfunzioni economiche ed esistenziali del nostro mondo, soprattutto nei primi due titoli della tetralogia, in cui l'impatto orrorifico era ancora intatto.

I film sull'argomento, dal 1985 in avanti, sono forse più stanchi e triti, depotenziati dall'assuefazione alla violenza visiva diffusasi nel cinema, non solo di genere, e dalla diffusione dello zombie in tantissimi film e persino in TV. Tuttavia la lettura di fondo non ha mai perso vigore: una società che non è in grado di distinguere tra i vivi e i morti è già morta. Siamo tutti zombie senza nemmeno saperlo, eseguiamo giornalmente azioni meccaniche guidati unicamente da un vago istinto di sopravvivenza organizzato dalla società in forme produttive, ma non viviamo vite autentiche.

La Notte dei Morti Viventi, 1968

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Tutto inizia così, all'improvviso, quasi per caso, con la visita di due giovani su una tomba di famiglia, che vengono attaccati da un morto vivente. Tutto il resto del film sarà un lento, insensibile scivolare della vita verso la morte, mentre i morti tornano in vita ma, come i vivi, non sono che automi. Dopo una prima fase descrittiva dell'invasione, in cui la tensione cresce, Romero raccoglierà un piccolo campionario di varia umanità all'interno di una casa assediata.

Qui la minaccia farà definitivamente deflagrare le tante tensioni che pulsavano sottotraccia negli Stati Uniti di quegli anni, lo scontro tra classi, quello razziale e quello tra genitori e figli. Il finale, in cui i rinforzi venuti a liberare i prigionieri, non sanno più distinguere tra vivi e morti, è una pietra tombale sulle aspirazioni libertarie e anticonsumistiche di un'intera generazione. Non a caso il film esce proprio nel 1968, in pieno fermento contestatario.

Zombi, 1978

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Romero impiega 10 anni per ritornare al suo tema e ancora una volta la data non è casuale anche se ovviamente non si tratta di una scelta voluta, piuttosto di una convergenza di eventi, di cui Romero ha saputo essere interprete prima che fossero chiari a tutti. Il 1978 è l'anno in cui, morto il flower power, la contestazione si fa rabbia, violenza. In Italia si aprono gli anni di piombo e Romero, con Dawn Of The Dead riflette sul destino della società consumistica in uno dei suoi film più potenti.

Spietatamente illuminato dalla luce acida di giorni senza sole e dei neon, Zombi descrive un conflitto possentemente allegorico, adatto ancora oggi a descrivere la situazione attuale: uno sparuto gruppo di uomini asserragliati in un enorme supermercato, mentre fuori orde di non morti, vagamente guidati da un ricordo meccanico, si accalcano cercando di entrare, anche prima di intuire che dentro c'è gente viva.

La geniale sequenza in cui due dei protagonisti attraversano i corridoi deserti del supermercato a bordo di un carrello della spesa, sparando all'impazzata sui morti viventi, resta scolpita nella memoria. Ci racconta l'oggi, ma riflette anche sull'assuefazione alla violenza nel cinema, ormai ridotta appunto a merce, prodotto serializzato senza senso, e alla nostra definitiva perdita di empatia, che ci consente di trattare tutto e tutti come oggetti. L'alba e la fuga finale in elicottero non portano con sé più speranza rispetto al finale del 1968, perché non c'è alcun luogo in cui potersi sottrarre alla nostra civiltà.

Il Giorno degli Zombi, 1985

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Ancora 7 anni e Romero sente il bisogno di tornare a usare la sua metafora più potente per parlare della contemporaneità, che nel 1985 negli USA riguarda il cosiddetto reaganismo (dal nome di Ronald Reagan, presidente del Governo in quegli anni).

Il film non è forse altrettanto potente ed evocativo quanto i primi due, ma compensa la perdita di visionarietà con una più lucida lettura politica della società. Si apre con un elicottero in volo, riallacciandosi così visivamente alla conclusione del capitolo precedente, anche se ovviamente i protagonisti sono differenti. L'elicottero poi scenderà a terra, per consentirci di vedere cosa succede nella realtà. Qui Romero riflette amaramente sui temi della (mancata) integrazione, sulle folle anonime ma pronte a ribellarsi attraverso una violenza cieca e insensata, priva di obiettivi e su una società pervasa di tensioni e tentazioni dittatoriali.

La soluzione, pessimistica, è abbandonare il mondo al suo destino e sottrarsi a una società che sta collassando, rifugiandosi in un esilio che sa di sconfitta. Ma quanto potrà durare?

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Non parleremo dei film seguiti nel 2005, 2007 e 2009 (La Terra dei Morti Viventi, Le Cronache dei Morti Viventi e Survival Of The Dead - L'Isola dei Sopravvissuti) che, pur non privi qui e là di buone intuizioni, non sono e non possono essere all'altezza dei primi tre episodi, per i motivi già detti. Su Romero invece si potrebbero scrivere altri fiumi di inchiostro, ricordando quanto seminale sia stato il suo lavoro, anche in altri campi dello spettacolo (senza di lui The Walking Dead non sarebbe mai esistito, né il fumetto né la serie TV), ma crediamo di aver detto già abbastanza.

È ora di lasciar parlare i suoi film, che vi consiglio caldamente di recuperare. Guardateli non con l'occhio del consumatore attuale, cinematograficamente sempre più cinico e disincantato, abituato a livelli inimmaginabili di orrore e violenza e quindi anestetizzato e sempre meno portato a sospendere l'incredulità per farsi narrare una storia il cui senso sta o dovrebbe stare al di là del profilmico. Guardateli invece con l'occhio del sociologo, con l'occhio del documentarista, dell'entomologo. Parlano di tutti noi, persi nei meandri di un supermercato senza uscite, abitato da morti che non sanno di esserlo.


Tom's Consiglia

I film di Romero vi causano troppa ansia? L'Alba dei Morti Dementi saprà farvi ridere senza rinunciare a farvi riflettere.