Andor è il manifesto ribelle di Star Wars

Andor è il vero manifesto ribelle, il fulcro emotivo su cui si bada l'Alleanza Ribelle

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a cura di Manuel Enrico

Le ribellioni si fondano sulla speranza. Con questa affermazione nasceva ufficiosamente l’Alleanza Ribelle in Rogue One, il war movie con cui Gareth Edwards raccontava la missione suicida compiuta da una squadra di persone comuni per impossessarsi dei piani della prima Morte Nera. Prima di questa avventura atipica per i canoni di Star Wars, la contrapposizione ideologica tra Impero Galattico e Ribelli era fondata sulla granitica dicotomia bene e male, luce e ombra, mancando di dare una vera e propria connotazione alla transizione verso lil cuore del franchise. Seppure brevemente accennato in questo passaggio di Rogue One, la vera essenza della Ribellione è contenuta nel manifesto ribelle di Andor, un tratto apparentemente passato in sordina.

Eppure, il Manifesto Ribelle era comparso anche in Rogue One, solo che all’epoca non eravamo consci della sua esistenza. Capita, quando un contesto narrativo come quello di Star Wars ha modo di svilupparsi su diversi media, muovendosi liberamente nella cronologia degli eventi nota come Canon. Andor, come sappiamo, è la serie prequel di Rogue One, status che le consente di poter quindi raccontare la nascita di elementi e caratteristiche di quello che per noi ora è il futuro di Cassian Andor.  Un ritorno al passato di uno dei personaggi più affascinanti della saga, che per sua natura si discosta dalla tradizione degli eroi del franchise, palesandosi come un personaggio più concreto e realistico. E questa sua particolare condizione umane rende Cassian Andor un perfetto portatore del Manifesto Ribelle.

Andor è il vero manifesto ribelle, il fulcro emotivo su cui si bada l'Alleanza Ribelle

Andor: la politica di Star Wars

Non poteva esserci momento migliore di Andor per introdurre questo elemento fondante della Ribellione. Se i film al cinema, compresi i due spin off Rogue One e Solo, hanno avuto come focus eventi centrali della cronologia di Star Wars, le serie tv hanno cercato di ampliare questo universo mostrando situazioni sinora oscure, guidando gli appassionati tra le maglie della story line principale. The Mandalorian e The Book of Boba Fett si sono premurate di concentrarsi sul periodo intercorso tra Il Ritorno delle Jedi e Il Risveglio della Forza, mentre Obi-Wan Kenobi si è focalizzata sull’Ascesa dell’Impero, mostrando gli anni di esilio di Kenobi dopo la caduta della Repubblica vista in La Vendetta dei Sith. Tutte queste serie hanno in comune l’avere posto al centro della scena figure eroiche, che si trattasse di uno dei Jedi più amati o della cultura mandaloriana, consentendo quindi ad Andor di presentarsi come il primo prodotto del franchise basato su un uomo comune.

E da questa prospettiva, vedere il mutamento avvenuto durante l’Ascesa dell’Impero era una risorsa che, nelle mani di Tony Gilroy, si è rivelata perfettamente valorizzata. Spostare l’attenzione sui cittadini comuni, vittime del nuovo ordine imperiale, consente di percepire Star Wars e le sue idee fondati a un livello sinora inedito, a maggior ragione se al centro del racconto abbiamo i momenti iniziali della Ribellione. Questo perché Andor è una storia politica, in cui l’azione lascia il posto a una connotazione sociale che ritrae al meglio le conseguenze di questa transizione sociale.

Ripensando agli eventi di Una Nuova Speranza, sembra incredibile che la società galattica avesse dimenticato l’esistenza dei Jedi dopo vent’anni dalla Purga imperiale, dopo che per millenni hanno difeso la Repubblica Galattica. Tramite l’impianto narrativo crossmediale di Star Wars, che comprende romanzi e fumetti, si è cercato di precisare come il diktat imperiale fosse di cancellare completamente ogni riferimento ai Jedi, ma il fulcro di questa devastante operazione viene citato perfettamente da Andor, nel momento in cui il giovane Nemik offre una vera perla di saggezza:

Le asce dimenticano, ma gli alberi ricordano.

Parafrasando, ogni regime dittatoriale sa bene come sia la memoria storia e un popolo consapevole il vero pericolo al suo potere. La cancellazione della memoria vista nell’universo crossmediale di Star Wars è un’eco della vera Storia, che da sempre ha ispirato Star Wars. La perdita della memoria, che sia storia o tecnologica, è un elemento chiave per un potere dispotico, tanto che in Andor queste consapevolezze perdute (come il dispositivo di navigazione citato da Karis Nemik) sono considerati oggetti di grande potere, in quanto la loro comprensione può rivelarsi un’arma.

Il Manifesto Ribelle di Andor è un ideale immortale

Non è un caso che l’Impero imponga una falsa pace, basata non sull’equità ma sull’oppressione. Dove non può completare la sua opera di sottomissione, distrugge, spogliando interi pianeti delle risorse. E sorte migliore non attende nemmeno i cittadini, basti pensare alla spietata schiavitù dei reclusi di Nakina 5, costretti a costruire componenti per la futura Morte Nera. Una dinamica oppressiva che non si estende solamente a coloro che sono direttamente sotto il giogo imperiale, ma anche a realtà sociali interconnesse a Coruscant, come accaduto per la Zona Corporativa.

Non stupisce quindi che in Andor, dove viene esaltata la pressione esercitata sui cittadini dalla tirannia di Palpatine, compaia una maggior consapevolezza della macchina politica dell’Impero, soprattutto quando viene spiegato come la rapidità con cui l’Impero sta imponendo radicali cambiamenti è troppo rapida perché la popolazione galattica comprende il pericolo che questo rappresenta. Gli eventi di Andor sono la dimostrazione di come la tacita accettazione di questa dinamica conduca a un punto di non ritorno, che consente da un lato all’Impero di avere una mano salda sulla galassia, ma allo stesso anima uno spirito ribelle che, pur sapendo di non poter contare su una parità di risorse, si fonda su una volontà ferrea, nata da sacrificio e preservazione di una realtà sociale migliore.

Una sfida che viene rappresentata tanto dallo scontro nell’agone politico, come dimostra Mon Mothma, che nella più oscura dimensione dello spionaggio e della lotta clandestina che viene perseguita da Luthen, conscio di come ci siano diversi modi di rendere possibile la nascita di un’identità ribelle, accettando anche il costo personale:

E tu che cosa sacrifichi? Calma. Gentilezza. Affetti. Amore. Ho rinunciato alla pace interiore per rendere la mia mente un luogo pieno di ombre. Condivido i miei sogni con i fantasmi. Mi sveglio la mattina pensando alla scelta fatta 15 anni fa per cui c’è un’unica conclusione: sono dannato per quello che faccio. La mia rabbia, il mio ego, la mia riluttanza a sottomettermi e la mia brama di combattere mi hanno messo su una strada da cui non c’è via di scampo. Volevo essere un salvatore contro le ingiustizie senza considerare il costo e quando ho guardato giù non c’era più terreno sotto i miei piedi. Qual è il mio sacrificio? Sono condannato a usare i metodi del mio nemico per sconfiggerlo. Brucio la mia integrità per il futuro di qualcun altro, brucio la mia vita per far sorgere un’alba che so che non vedrò mai. E l’ego che ha iniziato questa battaglia non avrà mai uno specchio, un pubblico, o un barlume di gratitudine. Quindi mi chiedi che cosa sacrifico? Qualsiasi cosa. Resterai con me Lonni. Mi serve ogni eroe possibile.

Sono questi passaggi di sofferenza e di speranza a comporre idealmente il Manifesto Ribelle di Andor, una concezione ideologica che ha anche una forma fisica, rappresentata dai pensieri di Nerik, raccolti nel suo taccuino. Un simbolo che diviene anche un talismano per Cassian Andor.

Cassian Andor è il custode del Manifesto Ribelle

Pur nascendo come un agente mosso da motivazioni personali, Cassian Andor diventa un simbolo della Ribellione al pari di figure più blasonate. In Rogue One lo vediamo rappresentare il lato meno nobile dell’Alleanza Ribelle, incaricato di compiere azioni tutt’altro che eroiche e che solo nell’ultima parte del filme sembra cercare una propria redenzione. Andor ha il compito di mostrare come Cassian sia diventato un operativo spietato e totalmente fedele all’ideale ribelle, ma non possiamo ignorare come già gli eventi della prima stagione della serie lo abbiano avvicinato alla suo sé futuro.

In Rogue One, Cassian ha sempre con sé il taccuino di Nerik, anche se all’epoca dell’uscita del film non sapevamo cosa fosse. Ora che abbiamo assistito alla nascita di questo oggetto, possiamo comprendere come per Cassian sia importante consacrarsi alla Ribellione, anche facendo ciò che moralmente consideriamo disdicevole, ma che è assolutamente necessario per arrivare a sconfiggere l’Impero. La sua motivazione è nelle idee di Nerik, viene resa ancora più solida dalla morte del ragazzo, che per Cassian diviene un momento formativo. Le Ribellioni possono nascere dalla speranza, ma prendono corpo tramite sacrificio e rinunce.

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