Asterix e il Grifone, recensione: back in the USSR

In Asterix e il Grifone, Asterix e Obelix accompagnano Panoramix nella lontana Sarmatia per rispondere ad un richiesta d'aiuto dei Sarmati.

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a cura di Domenico Bottalico

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Panini Comics
porta in Italia, in contemporanea con la Francia e con oltre un'altra dozzina di paesi nel mondo, il trentanovesimo albo delle avventure di Asterix e Obelix intitolato Asterix e il Grifone. Come nella tradizione della serie creata da René Goscinny e dal disegnatore Albert Uderzo, in cui si alternano avventure "casalinghe" e altre in giro per i territori dell'Impero e non solo, lo sceneggiatore Jean-Yves Ferri
e il disegnatore Didier Conrad spingono Asterix e Obelix ai confini orientali estremi dell'Impero, il così detto Barbaricum, fino al cuore del territorio abitato dai Sarmati.

Come e perché Asterix e Obelix si sono spinti in quelle lande desolate ed inesplorate? Ma soprattutto perché anche gli irriducibili romani hanno inviato una spedizione in quei territori inospitali?

Asterix e il Grifone: back in the USSR

Asterix, Obelix e Panoramix sono in viaggio verso la remota Sarmatia. Il druido ha infatti ricevuto in sogno dal "collega" sciamano Kikucina una richiesta d'aiuto. Il motivo è presto spiegato perché Cesare è stato incuriosito dal geografo Terrincognitus sul misterioso Grifone, una bestia metà aquila e metà leone con le orecchie da cavallo e che si troverebbe proprio in Sarmatia. Cesare, intenzionato a portare la creatura a Roma e ingraziarsi il popolo, appronta una spedizione guidata dallo stesso Terrincognitus, dal centurione Nelsuobrodus con i suoi due esploratori sciti, dal celebre venator (un gladiatore esperto in combattimenti con le fiere) Ermejus e dall'amazzone sarmata Kalachnikovna, che i Romani hanno già preso prigioniera, e da cui vorrebbero estorcere la posizione esatta della bestia.

Giunti al villaggio di Kikucina, Asterix, Obelix e un raffreddatissimo Panoramix apprendono quindi che i Romani vogliono catturare il Grifone, animale sacro per i Sarmati. Nulla di nuovo per Asterix e Obelix che non vedono l'ora di menar le mani con qualche legionario romano se non fosse che clamorosamente non potranno contare sulla loro miracolosa pozione il che li costringe a organizzare l'offensiva con le amazzoni sarmate guidate da Uonderuovna, moglie di Kikucina, atta a liberare Kalachnikovna. Fra i Sarmati infatti vige il matriarcato: le donne combattono mentre gli uomini restano al villaggio.

La contrattazione con i Romani è complessa anche perché Obelix si lascia sfuggire un particolare importante ovvero che soltanto lo sciamano conosce l'esatta ubicazione del Grifone al che Nelsuobrodus propone l'ultimatum: la libertà dell'amazzone in cambio di Kikucina. Giunti ad uno stallo è proprio lo sciamano a consegnarsi ai Romani portando così le due parti ad un folle corsa per raggiungere il luogo dove si trova il Grifone.

Quello che però sia i Romani che le amazzoni Sarmate e Asterix e Obelix si trovano davanti è una creatura ben diversa dal mitico Grifone mentre Terrincognitus rivela che la spedizione è motivata, da parte sua almeno, da ben altri fini oltre alla gloria di Roma. A scampato pericolo è lo stesso Kikucina a rivelare le origini "mitiche" del Grifone e di come la sua leggenda sia stata alimentata soprattutto per proteggere il popolo Sarmato.

Asterix e il Grifone, paese che vai... usanze che trovi

Con il quinto albo realizzato in coppia, Jean-Yves FerriDidier Conrad continuano la loro maturazione alla guida di Asterix aggiungendo profondità e consapevolezza in un percorso narrativo che li sta portando a rendere più sfaccettate le avventure del duo di incontenibili Galli sia dal punto di vista delle ambientazioni che dei personaggi "secondari" sempre meno "comprimari" e sempre più attori attivi nella sviluppo della trama. Sia ben chiaro, Asterix e il Grifone non si allontana dagli stilemi che hanno reso apprezzatissime e popolari le avventure di Asterix e Obelix ma le rende più ironicamente sottili inserendo, senza strafare, temi e nevrosi attuali.

È lapalissiano come tematicamente l'albo ruoti attorno al drastico cambio di scenario. Non che Asterix e Obelix non si siano mai allontanati dal loro villaggio ma in questo trentanovesimo albo sono molto lontani da casa non solo geograficamente ma anche praticamente confrontandosi con una società matriarcale forte e più pronta a menar le mani di quello che farebbero i Galli normalmente. Asterix e Obelix non sono intimoriti dalle amazzoni ma ne sono quasi affascinati e a tratti spazientiti se non altro perché non possono lanciarsi in battaglia causa mancanza della pozione.

Se narrativamente quindi il plot ruota da una parte intorno all'impossibilità di utilizzare la pozione, dall'altra Jean-Yves Ferri gioca molto bene, e mascherandoli sapientemente, con alcuni stilemi tipici della narrazione di frontiera e quindi della narrativa western. I romani quindi idealmente si trasformano idealmente in soldati bianchi e Asterix e compagni in indiani sullo sfondo di ampi spazi aperti inesplorati con al centro la corsa al Grifone che diventa animale totemico ma anche simbolo attraverso cui preservare una cultura contro l'aggressivo imperialismo romano.

In questo senso Ferri ha ampi margini per gestire tempi comici, gag e siparietti vari comprese le tematiche "attuali" citate poco sopra. I due esplorati Sciiti diventano per esempio valvola di sfogo di una serie di doppi sensi legati alla mania di recensire qualsiasi cosa stile Tripadvisor (e i due infatti si definiscono solo Sciiti istituzionali giocando sull'assonanza fra siti e sciiti) mentre i poveri legionari romani mettono in discussione non solo l'autorità precostituita, contestando alcuni principi naturali (il sorgere del sole), salvo poi abbandonarsi a stupidi rituali per proteggersi dalla sfortuna.

Dove forse lo sceneggiatore pecca è nella velocità con cui si arriva alla risoluzione finale, ad un certo punto prevedibile e forzata nel voler trovare in Terrincognitus un capro espiatorio pur non necessitando, vista la struttura narrative e tematica dell'albo, di un antagonista vero e proprio.

Ottimo anche il lavoro di Didier Conrad che ha ormai trovato un perfetto equilibrio fra il suo stile e la rappresentazione iconica dei personaggi. Con una tavola sempre saldamente impostata secondo la gabbia francese (con un minimo di 8 riquadri), Conrad sfrutta al massimo l'insolita ambientazione concedendo ampio spazio alle "scenografie": le inquadrature diventano più profonde, campi lunghi e lunghissimi, che esaltano le distese innevate e la natura nuova ed ostile del Barbaricum.

Mentre a livello di layout i riquadri si ingrandiscono (anche con qualche doppia orizzontale e qualche quadrupla orizzontale) o si restringono tornando ad una impostazione tradizionale, il tratto è sicuro e costituito da una linea flessuosa e continua dove non si perde occasione di accentuare l'espressività dei personaggi, soprattutto quella più grottesca ed esagerata, né la componente cinetica con un paio di soluzioni davvero semplici ma dal forte impatto con protagonista, pare scontato dirlo, Obelix.

Il volume

Panini Comics continua, a livello carto-tecnico, la sobria tradizione degli albi delle avventure di Asterix. Si tratta di una veste grafica adottata a livello globale così come il formato ovvero il cartonato dimensioni 21.8x28.7 cm da 48 pagine. La carta utilizzata è usomano dalla eccellente grammatura che esalta i colori ed il tratto di Conrad. Molto scorrevoli sia la traduzione che l'adattamento mai semplici e ricchi di giochi di parole, doppi sensi e neologismi in latino maccheronico da dover rendere al meglio.